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Una vita senza Google

09 Febbraio 2015

Una vita senza Google

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Comodo ma invasivo. È possibile abbandonare Google e restare in questo secolo senza cadere dalla padella nella brace?

La risposta sembra banale, basta non essere connessi ad Internet. Mia suocera certo non si pone alcun problema, già fare il passo di acquistare un cellulare (rigorosamente non smart) è stato un salto verso il XXI secolo.
Il problema è farlo senza non dover tornare indietro di dieci anni nella nostra esperienza quotidiana. Ma perché farlo? In realtà con Google si vive molto bene, la qualità dei servizi che offre è oltremodo alta e quindi?
Quindi Google è diventato davvero invasivo. Inoltre, al contrario di altri suoi concorrenti, il suo scopo è vendere pubblicità. Non è un motore di ricerca, non è una software house, non campa vendendo licenze né tantomeno servizi (tranne alle aziende e qualcosina ai privati). Il suo core business è la pubblicità e da qui deriva la profilazione totale dei suoi utenti. Il suo controllo è talmente pervasivo che oramai Google può essere considerata un monopolista quasi totale dell’advertising su Internet.
Non per questo bisogna demonizzare Google. È il suo lavoro, offre servizi eccellenti in cambio della massiccia raccolta dei dati personali e alla fine lascia la scelta a noi. Però alcune cose lasciano perplessi, come ho avuto modo di spiegare. Il fatto, per esempio, che qualunque dato carichiamo sui suoi server semplicemente passi di mano, oppure che con i nostri profili lo autorizziamo a farci quello che vuole, compreso cederli a terzi.
Sta di fatto che ognuno può valutare la propria privacy come vuole e decidere se la cessione di molte informazioni personali valga il contraltare dei servizi che si ricevono da Google. Ad ogni modo, decidendo di voler tornare un po’ in possesso della propria vita, è possibile ritirarsi dal caldo e confortante abbraccio di Big G?
La risposta è piuttosto complicata e certamente non si può esaurire in un solo articolo. Ho quindi deciso di fare questo esperimento e provare a condividere l’esperienza con voi. Tra l’altro tutti i commenti e i suggerimenti per arrivare a vedere se è possibile diventare Google-less sono più che ben accetti.

Premesse

Partiamo da alcuni punti fondamentali. In primis, se si fa il conto del numero di servizi di Google che si usano, ci si rende conto che migrare da essi vuol dire buttare una notevole quantità di tempo, denaro e comodità. Da questo purtroppo non è possibile esimersi. O si spenderà, o si dovrà rinunciare all’integrazione tra tutti i servizi, o si dovrà lavorare parecchio (o tutte e tre le cose).
Google non è solo un motore di ricerca. Sarebbe facile cambiare search engine e home page nel browser per riuscire nell’intento (ne riparleremo, perché anche solo questo passo può non essere così scontato). Facciamo una breve panoramica dei servizi più usati:

Funzione Servizio
Motore di ricerca Google
Email / Contatti Gmail / Inbox
Mappe e Navigazione Google Maps / Earth / Panoramio
Mobile e app Android + Play Store
Musica Play Music
Libri Play Books
News Google News / Current
Pagamenti Google Wallet
Cloud disk Google Drive
Blog Blogger
Social Network Google+
Fotografia Foto / Picasa
Traduzione Google Translate
Pubblicità Google AdWords
Video YouTube
Office Automation Documenti / Presentazioni / Fogli / Moduli / Sites
Note Google Notes
Messagistica, VOIP e Videoconferenza Hangouts
Browser Chrome

 
La lista non è volutamente esaustiva ma fa ben capire quanti servizi Google utilizzi per riuscire a profilare i suoi utenti. Android poi è il metodo virale con cui Google ha esteso a dismisura il suo parco clienti. Se prendete uno smartphone Android sarà inevitabile che inizierete a scoprire e usare sempre più servizi, dando a Google sempre più informazioni precise riguardo a voi stessi. E parlo per pura esperienza personale dato che ho compiuto il medesimo percorso.
È anche uno dei motivi per cui lasciare Google è così complicato. Semplicemente vuol dire dover cambiare piattaforma mobile, con tutte le conseguenze che questo comporta.
Oppure si può anche prendere un telefono noto e testato e montarvi sopra Cyanogen o lo splendido Paranoid Android. Si dovrà rinunciare alle Google app e, peggio che peggio, al Play Store, dovendo quindi servirsi di market alternativi come SlideMe o Aptoide, con tutte le limitazioni del caso. E comunque richiede conoscenze superiori alla media, anche solo per imparare a installare una ROM compatibile sul proprio smartphone.
Nel caso si manchi di tali abilità tecnologiche si dovrà necessariamente effettuare uno switch di piattaforma passando per esempio a Apple o Microsoft. Ma non stiamo cadendo così dalla padella nella brace?
In un prossimo articolo vedremo di fare un confronto tra i servizi delle tre piattaforme e dei relativi term of service.
Nel frattempo spero che mi arrivi il nuovo Lumia 730 Dual SIM

L'autore

  • Andrea Ghirardini
    Andrea Ghirardini è uno dei precursori della Digital Forensics in Italia. Sistemista multipiattaforma (con una netta preferenza per Unix), vanta una robusta esperienza in materia di sicurezza informatica ed è specializzato nella progettazione di sistemi informativi di classe enterprise. È CTO in BE.iT SA, una società svizzera del gruppo BIG focalizzata sulla gestione discreta e sicura di sistemi informativi aziendali.

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