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Flickr fuori fuoco su Creative Commons

23 Dicembre 2014

Flickr fuori fuoco su Creative Commons

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Chiedere scusa quando si ha ragione è un atteggiamento diseducativo che contenta gli umori, ma non porta lontano.

Sotto le feste non dovrei farmi il sangue amaro; purtroppo l’episodio mi fa innervosire non poco e dunque non ho resistito alla tentazione di annoiarvi con un ulteriore post prima di potervi lasciare al panettone e allo spumante.

Il caso in questione è sempre quello di Flickr che abbiamo segnalato pochi giorni fa e, invece di spegnersi nell’oblio (come sarebbe stato meglio), è diventato uno dei classici esempi in cui la toppa è peggio del buco.

Abbiamo già spiegato come Flickr abbia agito correttamente nell’applicare e interpretare le licenze Creative Commons e che tutto l’equivoco si deve solo alla leggerezza con cui i fotografi avevano applicato le licenze alle loro opere. Da piccolo mi hanno insegnato che bisogna saper chiedere scusa… quando si ha torto; mi suona quindi molto bizzarro vedere qualcuno che chiede scusa pur avendo agito correttamente.

Ma così è stato. Pochi giorni fa il Vice President di Flickr Bernardo Hernandez ha pensato che, al di là del rilievo strettamente giuridico, la faccenda potesse risultare un autogol per l’immagine della piattaforma più amata dai fotografi; e dunque fosse il caso di pubblicare un puntuale comunicato di scuse. Come dire, se i nostri utenti sono ignoranti, invece di spiegar loro che cosa non hanno capito, cerchiamo di assecondarli pur di non perdere utenza e non alimentare sentimenti di insoddisfazione.

Atteggiamento discutibile agli occhi di un giurista; ma capisco che marketing e comunicazione viaggino su binari separati rispetto al diritto. Al comunicato ha presto risposto l’amministratore delegato di Creative Commons (Ryan Merkley) precisando giustamente che:

Un principio centrale delle licenze open è che i diritti concessi si applicano a tutti, dagli hobbisti alle grandi aziende. Spero che questa decisione non crei confusione per chi vorrebbe utilizzare le opere rilasciate con queste licenze. Nel mondo delle licenze CC tutti giocano con le stesse regole. Gli imprenditori devono essere in grado di fare esperimenti su come monetizzare i contenuti rilasciati liberamente, senza il timore che, se l’operazione ha successo, le licenze non saranno più applicabili. I licenziatari dovrebbero potersi sentire sicuri tanto quanto i licenzianti che le licenze siano giuridicamente solide.

Ben detto. È importante che questo episodio serva davvero di lezione, perché è forse stato uno dei banchi di prova più importanti che le licenze CC hanno dovuto affrontare nel loro primo decennio di vita. Abbassare la testa come ha fatto Flickr certo non aiuta a creare un precedente positivo in merito alla solidità di questi strumenti; e anzi atteggiamenti del genere rischiano di svilire la portata di questi strumenti innovativi per la gestione del copyright. Non può bastare che l’autore dica ah, scusate, non avevo capito per far sì che possa tornare serenamente e impunemente sui suoi passi (tra l’altro con tono indispettito).

Il dubbio atroce che nasce ora (anche leggendo il dibattito da me avviato sulla lista internazionale di Creative Commons) è che, se si è verificato un simile fraintendimento su una piattaforma abbastanza chiara nella fase di licensing come Flickr, potrà sicuramente verificarsi anche da parte degli autori che frequentano altre piattaforme o che pubblicano le loro opere autonomamente sui loro siti e blog. Davvero avranno capito il senso dell’applicare una licenza o presto ci troveremo ad un altro caso simile?

Il testo di questo articolo è sotto licenza Creative Commons Attribution – Share Alike 4.0.

L'autore

  • Simone Aliprandi
    Simone Aliprandi è un avvocato che si occupa di consulenza, ricerca e formazione nel campo del diritto d’autore e più in generale del diritto dell’ICT. Responsabile del progetto copyleft-italia.it, è membro del network Array e collabora come docente con alcuni istituti universitari. Ha pubblicato articoli e libri sul mondo delle tecnologie open e della cultura libera, rilasciando tutte le sue opere con licenze di tipo copyleft.

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