So pochissimo di astrofisica, appena di più sulla comunicazione. Abbastanza per rilevare la pessima condotta social dell’Ente spaziale europeo (ESA), capace di portare l’umanità su una cometa e in difficoltà nel farglielo sapere.
La diretta web dell’accometaggio ha ricordato i più noiosi stereotipi televisivi. I burocrati agghindati nel teatrino che ridono e applaudono gli ospiti sul palco, ora il tecnico, ora il funzionario, ora il dirigente, due battute e avanti un altro. Atmosfera di certe serate da Pallone d’oro, premi letterari balneari, autoreferenzialità assoluta.
Nella sala controllo, le telecamere inquadravano i tecnici che (giustamente) lavoravano indifferenti. Un Grande Fratello senza ospiti. Nessun coinvolgimento né informazione per spettatori forse considerati incidente di percorso o male necessario, mentre oggi formano un’opinione pubblica che domani finisce per condizionare scelte come, per dire, il finanziamento delle esplorazioni spaziali.
Che dire della decisione di Philae Lander di inviare su Twitter l’annuncio dell’atterraggio con lo stesso tweet ripetuto diciotto volte in altrettante lingue diverse, in mezzo a 719 messaggi in inglese?
Il dopo-evento, problematico per Philae in equilibrio instabile e batterie solari al buio, lo è stato anche per la comunicazione. Le foto eccezionali e l’impresa epocale si sono lasciate rubare la scena da un surreale processo per sessismo a uno scienziato, obbligato a scuse pubbliche per la camicia che vestiva (regalo di un’amica) mentre scriveva la storia della scienza.
Infine, la dichiarazione della portavoce ESA Jocelyne Landeau-Constantin ad Associated Press: dopo quattro giorni senza sosta, il gruppo di lavoro si è preso una domenica di riposo.
Meritatissimo: chi doveva lavorare era un addetto alla comunicazione che sapesse raccontare al mondo quelle quattro giornate (e soprattutto nottate) di eroi del nostro tempo. Passate inosservate più o meno come i dieci anni di avvicinamento di Rosetta a 67P/Churyumov-Gerasimenko.
Se qualcuno ha dubbi sull’importanza della comunicazione in questo settore, vuol dire che ignora per esempio il flusso Twitter di Samantha Cristoforetti, a breve prima italiana nello spazio, o Avamposto 42.
Nel quale c’è anche lavoro dell’ESA. Vuol dire che almeno qualcuno, in dieci anni di avventura di Rosetta, è riuscito a lasciarsi alle spalle le logiche di quando per parlare al pubblico si usava solo cattiva televisione.