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Sparando si impara

11 Novembre 2014

Sparando si impara

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Il luogo comune del trasferimento della violenza dai videogiochi al mondo reale è stato sgambettato da uno studio scientifico.

Le cose stanno come due anni fa: milioni di adulti fissati con il fitness recuperano lo sport del quale i loro genitori non avevano colto l’importanza. Lo sport è essenziale per il benessere. E così il gioco. Anzi, il videogioco.
Innumerevoli famiglie trattano oggi i videogiochi come ieri lo sport, perdite di tempo prive di utilità, senza coglierne i fattori positivi. Di fronte a qualunque obiezione, calano il carico da undici della violenza sparsa a piene mani sullo schermo e del rischio che venga imitata dai pargoli.
Non è detto. Per niente. Uno studio comparso sul Journal of Communication, per la prima volta condotto su un arco di tempo rilevante, trova una leggera correlazione tra violenza nei film e tasso di omicidi nel periodo 1920-2005. Il collegamento tra violenza nei videogiochi e violenza adolescenziale sembra invece inverso; i videogame sono diventati più violenti, ma gli adolescenti lo sono meno. Così si esprime Christopher Ferguson, l’autore:

La società dispone di risorse e attenzione limitate da dedicare alla riduzione del crimine. C’è il rischio che identificare un falso problema, la violenza nei media, possa distrarre la società da preoccupazioni più pressanti come povertà, istruzione e salute mentale.

Correlation is not causation, una correlazione non indica un legame di causa ed effetto; non si può affermare, studio alla mano, che i videogiochi contribuiscano a ridurre la violenza giovanile. Ugualmente bisogna astenersi da collegamenti troppo facili che si sono sentiti troppe volte. Come minimo c’è da applicare il beneficio del dubbio.
Nel frattempo, VentureBeat recupera uno studio sui benefici dei videogiochi apparso lo scorso gennaio e si chiede quanto possano giovare all’apprendimento (facile citare il caso di CodeCombat):

I giochi possono soddisfare le esigenze e gli stili più diversi di apprendimento concentrandosi su capacità da XXI secolo come problem solving, pensiero critico, mantenimento della memoria e imparare collaborativo. […] Rendere rilevante, significativa, utile e divertente una attività è uno dei vantaggi chiave di un approccio ludico all’apprendimento.

Certo la chiusura di tanti genitori dei decenni passati ha creato un mercato: ogni giorno qualcuno bussa alla porta delle aziende con una proposta di gamification per favorire lo sviluppo dello spirito di squadra in dipendenti che, appunto, mai hanno praticato sport di squadra da giovani. Anni dopo, sul lavoro, si vede.
Vedremo se si è imparato qualcosa oppure se, un prossimo domani, le agenzie creative si presenteranno proponendo MMORPG orientati alla produttività o missioni di Call of Duty dentro edifici stranamente simili a quelli della concorrenza. A beneficio di persone che, nell’infanzia, sarebbero cresciute più armoniosamente inserendo nella dieta anche una porzione misurata di videogaming.

L'autore

  • Lucio Bragagnolo
    Lucio Bragagnolo è giornalista, divulgatore, produttore di contenuti, consulente in comunicazione e media. Si occupa di mondo Apple, informatica e nuove tecnologie con entusiasmo crescente. Nel tempo libero gioca di ruolo, legge, balbetta Lisp e pratica sport di squadra. È sposato felicemente con Stefania e padre apprendista di Lidia e Nive.

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