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Il terzo traguardo

06 Novembre 2014

Il terzo traguardo

di

Dopo la legge sulla privacy e la nuova dichiarazione dei diritti in Internet ci si può dichiarare appagati (speriamo).

La politica è un gioco di maggioranze che produce governanti e governati, mentre Internet è un gioco di individui che genera livellamento – sovente in basso – ed equalizzazione. Va fatta attenzione a quando si incrociano.
Per esempio nella chiacchierata e controversa bozza di dichiarazione dei diritti in Internet, elaborata dalla commissione quasi omonima (si dice per i diritti e i doveri, mentre la dichiarazione copre solo la prima metà).
È possibile che un organismo nazionale discetti dei diritti in Internet, sovranazionale per eccellenza? Sì, ne stiamo parlando. È producente, sensato, concreto? Tra i (moderatamente) favorevoli c’è per esempio Luca De Biase, che sottolinea il carattere di bozza del documento e nutre fiducia nella consultazione pubblica aperta per i prossimi mesi. Purtroppo o per fortuna, la rete non segue i tempi dell’agorà. Consideriamo per esempio la bozza sul tema del diritto all’oblio:

Ogni persona ha diritto di ottenere la cancellazione dagli indici dei motori di ricerca dei dati che, per il loro contenuto o per il tempo trascorso dal momento della loro raccolta, non abbiano più rilevanza. […] Se la richiesta di cancellazione dagli indici dei motori di ricerca dei dati è stata accolta, chiunque ha diritto di conoscere tali casi e di impugnare la decisione davanti all’autorità giudiziaria per garantire l’interesse pubblico all’informazione.

Il testo spiega alla lettera che esiste il diritto alla cancellazione, il quale può non essere accolto (che diritto è?). Ove venisse riconosciuto, sussiste il diritto di opporsi in tribunale all’accoglimento del diritto suddetto. Probabilmente si sta parlando non di diritti ma di interessi, con i risultati grotteschi che già abbiamo menzionato.
Mettiamo comunque lo spirito del testo alla prova con l’attualità: il pianista europeo Dejan Lazic, insoddisfatto di una recensione pubblicata nel 2010 sullo statunitense Washington Post, ne chiede la rimozione.
Rimozione dall’indicizzazione del motore di ricerca? È solo la punta dell’iceberg. Se alla fine decide il tribunale, di una dichiarazione dei diritti ce ne facciamo poco. Qual è il principio guida nel definire l’equilibrio tra informazione, riservatezza, cancellazione, persistenza, rilevanza, interessi individuali e di terzi? La bozza glissa e nelle sue contraddizioni lascia il panorama uguale a quello che avevamo trovato.
Ammetto di avere un pregiudizio nei confronti di Stefano Rodotà, a capo della commissione e già autore di una legge che ha riempito l’Italia di miliardi di caselle inutili. Peraltro questa bozza sembra di pochissima sostanza. La consultazione pubblica porterà magari buoni risultati (se i politici non li affosseranno come è successo alla Costituzione islandese frutto di crowdsourcing) e lo si può solo sperare.
Chi ha mal legiferato sulla privacy degli italiani ha compiuto un lavoro discutibile sui diritti in Internet, autonominandosi non richiesto al servizio di un paio di miliardi di individui. Auspico che la presente dichiarazione incontri un immenso successo, con conseguente gratificazione. Sufficiente a sopire l’ambizione di un terzo traguardo.

L'autore

  • Lucio Bragagnolo
    Lucio Bragagnolo è giornalista, divulgatore, produttore di contenuti, consulente in comunicazione e media. Si occupa di mondo Apple, informatica e nuove tecnologie con entusiasmo crescente. Nel tempo libero gioca di ruolo, legge, balbetta Lisp e pratica sport di squadra. È sposato felicemente con Stefania e padre apprendista di Lidia e Nive.

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