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Tempi moderni

28 Ottobre 2014

Tempi moderni

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Sull'altare di HTML5 si sono sacrificati alcuni principî e oggi il lavoro del webdesigner è parecchio più difficile.

Chi si occupava di web design all’inizio di questo secolo ricorderà un periodo di parecchi anni in cui le novità sul web apparivano perché si lavorava per inventare nuove pietanze da realizzare con gli stessi quattro ingredienti.
O, fuori di metafora: Internet Explorer era installato quasi su tutti i calcolatori — persino sui Mac — Microsoft non lo rinnovava, lo HTML 4 doveva bastare per tutti gli scopi, al massimo aggiungendo un po’ di Adobe Flash. La stagnazione portava con sé un vantaggio, uno solo, per gli sviluppatori di siti: non c’era bisogno di testare ogni pagina più e più volte su molti diversi browser.

L’esplosione dei browser alternativi (Safari nel 2003, Firefox nel 2004, Chrome nel 2008 portò una fine a quell’era. Le versioni 1.0 erano però attente a non rompere: fisicamente l’impaginazione dell’HTML esistente e figurativamente gli zebedei dei web designer. La compatibilità con il web dell’epoca era un obiettivo di (rispettivamente) Apple, Mozilla e Google perché solo presentando un browser che sapeva mostrare bene tutti i siti esistenti si potevano convincere gli utenti a cambiare. Internet Explorer, del resto, aveva fatto lo stesso dieci anni prima simulando il precedente re della collina, Netscape Navigator.

Il passo successivo avvenne quando, preso piede, i nuovi browser spinsero per cambiare lo stesso HTML e permettere la creazione di pagine più flessibili, più strutturate, più programmabili, più veloci. Nacque l’associazione WhatWG e da essa il progetto HTML5. E passo dopo passo ci giocammo la compatibilità col passato tanto che un giornalista che oggi ha provato a resuscitare Mac OS 9.2 del 1999 l’ha trovato perfettamente funzionale, tranne che per quanto riguarda il browser web:

Mac OS 9 non fa funzionare niente che almeno tenti di approssimare un browser web moderno. Quelli di allora (Internet Explorer 5, Netscape) hanno smesso tanto tempo fa di rendere correttamente le pagine e browser minori come iCab, che supportavano Mac OS 9, non lo fanno più. L’unica opzione era Classilla, un lontano parente della suite Mozilla che più avanti divenne Firefox.

Il problema è che HTML5 è un progetto faraonico. Quindi, ogni browser ne ha iniziato la realizzazione anni fa e impiegherà altri anni per completarla. Nel frattempo noi ci troviamo compatibilità a macchia di leopardo. Qualche esempio? Ecco qui una pallina rimbalzante per chi usa Firefox o il più moderno Safari ma immobile per gli altri.

Quel che fa più cascare le palline, poi, è la mancanza di interoperabilità. Una tecnologia, potenzialmente rivoluzionaria, si chiama WebRTC e permette la trasmissione di dati in tempo reale sul browser. Per capirci: videoconferenza senza neppure un plugin? Si può fare. Peccato che per il momento funzioni solo su Chrome e su Firefox, ancor più peccato che, almeno nelle mie prove, non si riesca a incrociare lo sguardo se uno degli interlocutori usa il primo browser e l’altro il secondo.

La vita dell’avanguardia è sempre difficile. Verrebbe quasi da rimpiangere Adobe Flash. Brivido.

L'autore

  • Luca Accomazzi
    Luca Accomazzi (@misterakko) lavora con i personal Apple dal 1980. Autore di oltre venti libri, innumerevoli articoli di divulgazione, decine di siti web e due pacchetti software, Accomazzi vanta (in ordine sparso) una laurea in informatica, una moglie, una figlia, una società che sviluppa tecnologie per siti Internet

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