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San Francisco è piccola

15 Agosto 2014

San Francisco è piccola

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Storie di italiani, italiani residenti in California, talenti italiani sul palcoscenico più impegnativo del mondo e pranzi di relazione.

Qual è la mossa meno furba per un italiano in California? Andare in giro con altri italiani! Eppure la tentazione è sempre grande e anch’io, nonostante la buona volontà e la voglia di praticare l’inglese il più possibile, ci casco spesso.

Ho però un’attenuante: alcuni dei contatti italiani con cui ogni tanto mi incontro qui sono persone che ormai ci vivono da molto tempo e che si sono pienamente integrate a livello lavorativo e nel tessuto sociale, dunque stare con loro può essere solo d’aiuto nel sentirmi parte integrante di questo mondo.

Succede quindi che già il primo giorno mi ritrovi con due amici italiani residenti qui da anni a pochi isolati di distanza l’uno dall’altro; e che si conoscano grazie al mio tramite. Succede anche che uno di questi, Stefano Maffulli (già citato tempo fa parlando dell’OpenStack Day), mi inviti ad un pranzo con un altro italiano di passaggio; e che io scopra di conoscerlo bene a causa di convegni, di forum frequentati, varie connessioni tra le nostre attività: Marco De Rossi, fondatore di OilProject.

Paradossalmente Marco vive a Milano a pochi chilometri da casa mia, ma sono anni che ci sentiamo solo attraverso Internet. È bizzarro rivedersi di persona a San Francisco in un ristorante cinese scelto da Stefano, che si rivela essere a 100 metri dall’edificio dove ho trascorso tre mesi della mia vita come intern di Creative Commons e a 50 metri dalla sede di Wikimedia Foundation. Il mondo è piccolo in fondo, anche in una grande città a 10 mila chilometri da casa.

Stefano, invece, l’ho conosciuto circa dieci anni fa, quando agli albori del Progetto Copyleft-Italia.it iniziavo a frequentare gli eventi italiani dedicati al mondo del software libero. Lui infatti all’epoca era il referente di Free Software Foundation Europe per l’area italiana. Dopo una breve parentesi come project manager di Mediatria, nel gennaio 2008 diventa community manager per Funambol, realtà open source fatta di menti italiane ma radicata da tempo nella Silicon Valley.

È durante quell’esperienza che per lui arriva la decisione di fare il grande passo e attraversare l’oceano per radicarsi proprio a San Francisco; ed è qui che le nostre strade si incrociano nuovamente. Quando infatti nel gennaio 2011 sono arrivato in città per il mio stage a Creative Commons, Stefano è stata una delle prime persone che ho incontrato. All’epoca era the Italian guy (come lui stesso si definiva) presso Twitter ed è grazie a lui che ho avuto modo di entrare qualche volta nella sede centrale dell’uccellino azzurro e assistere ad alcuni interessanti eventi.

Quando sono tornato sulla baia qualche mese dopo ricordo come, a pranzo insieme, Stefano abbia ricevuto la telefonata di un responsabile di Rackspace Hosting che gli comunicava l’esito positivo di un recente colloquio. Da quel momento è tornato a fare ciò per cui probabilmente nutre la più forte vocazione, cioè il coordinamento di progetti open source. Come già accennato, per la precisione ora si occupa di OpenStack coordinando a livello centrale la fitta e attivissima community di sviluppatori e tester sparsi per il globo.

Pochi giorni fa a pranzo mi ha raccontato che la OpenStack Foundation (ente no profit che nel 2012 ha ereditato da Rackspace la gestione e promozione del progetto) sta ampliando le sue prospettive e nei prossimi mesi ci saranno sviluppi interessanti:

OpenStack Foundation è attualmente impegnata nella preparazione del Summit che si terrà a Parigi dal 3 al 7 novembre. Organizziamo due Summit l’anno, di cui uno in Nordamerica e l’altro nel resto del mondo. A novembre saremo per la prima volta in Europa (l’anno scorso eravamo in Asia a Hong Kong). Nei due giorni precedenti al Summit, sabato e domenica, ci sarà un corso orientato a nuovi sviluppatori di OpenStack, Upstream Training. Con l’incredibile ritmo di crescita del progetto è diventato frequente che sviluppatori anche esperti non riescano ad avere il tempo di studiare i diversi meccanismi che rendono il processo di contribuzione efficace. Per non parlare di sviluppatori non esperti, non coinvolti appieno nella collaborazione aperta tra oltre 80 aziende, tutte con interessi diversi.

Sì, perché OpenStack è probabilmente il progetto open source con il tasso di crescita più rapido mai visto (basta vedere i grafici). In soli quattro anni ha superato i livelli di attività sul kernel Linux e l’ecosistema OpenStack sta raggiungendo dimensioni paragonabili a quelle di Eclipse. E ciò lo rende uno dei più interessanti osservati speciali del settore.

Faccio il mio in bocca al lupo a Stefano. Da ciò che racconta ci sarà davvero da rimboccarsi le maniche e lavorare assiduamente.

Il testo di questo articolo è sotto licenza Creative Commons Attribution – Share Alike 4.0.

Apogeonline è in vacanza fino al 22 agosto e tuttavia alterna agli articoli migliori della stagione uno straordinario diario di viaggio dalla California del nostro Simone Aliprandi: interviste, eventi live e altro purché interessante, nel pieno della Silicon Valley.

L'autore

  • Simone Aliprandi
    Simone Aliprandi è un avvocato che si occupa di consulenza, ricerca e formazione nel campo del diritto d’autore e più in generale del diritto dell’ICT. Responsabile del progetto copyleft-italia.it, è membro del network Array e collabora come docente con alcuni istituti universitari. Ha pubblicato articoli e libri sul mondo delle tecnologie open e della cultura libera, rilasciando tutte le sue opere con licenze di tipo copyleft.

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