Roberto Vecchioni ha cantato di non appartenere al tempo / del delirio digitale / del pensiero orizzontale / di democrazia totale; la vita è mangiare un panino con la mortadella, andare al cinema, sentire Beethoven.
Mario Tedeschini Lalli ha commentato in modo direi definitivo su KataWeb che il digitale è relazione e siccome la vita è relazione, il digitale è vita. Né più bella, né più brutta della vita stessa.
È ancora diffusa l’idea di sconfiggere una tendenza sgradita facendo muro, invece che presentare argomenti migliori. Difficile anche identificare il nemico. Il tempo, la paura dell’ignoto, i computer? o la rete? A leggere commenti su Facebook – niente di personale, semplicemente un’istanza di un pensiero – sembra si parli di materia e antimateria:
A me i libri fisici piacciono, voglio sottolinearli, farci le orecchie e annusare il loro odore di stampa […] Resistere con la cultura materiale.
A febbraio compirà due anni l’uscita per i tipi di Marsilio di Stampa meretrix, scritti quattrocenteschi contro la stampa, cambiamento che avrebbe corrotto le menti e i cuori, specialmente dei più giovani; la stampa oggi iscritta d’ufficio al partito ipotetico della cultura materiale.
Ne scrisse, ahinoi sul web, Il Post che riportò una lunga composizione di Filippo da Strada, indirizzata al Doge di Venezia per esortarlo a vietare la stampa, da paragonare alla falsificazione della moneta, che permetteva a chiunque di procurarsi testi di bassa cultura a poco prezzo.
Se vuoi, poni un rimedio a questa peste che è in contrasto con tutte le leggi dell’onestà, schiaccia gli stampatori. Costoro persistono nei loro vizi malati, stampando Tibullo, mentre la fanciulla legge Ovidio, venendo educata alla nefandezza. Grazie ai libri a stampa i delicati giovani e le innocenti ragazze imparano qualunque cosa corrompa la purezza della mente e della carne, immacolata senza il fetido peccato. Gli stampatori insegnano la lussuria con cui divorano grandi fortune.
Oggi si può leggere Dove vivo le scuole sono ormai dotate di questi maledetti schermi accesi tutto il giorno e anche in prima elementare usano i palmari…
Se usano i palmari invece di tutto il resto, sono il primo a insorgere. Se oltre a tutto il resto usano i palmari, stanno crescendo nel loro mondo, che non è il nostro, come il nostro non è quello di Filippo da Strada. Se lo scarto temporale è molto più breve oggi riguardo al digitale, quello culturale è assai più ampio.