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Contro i sorveglianti vince la visibilità

01 Ottobre 2013

Contro i sorveglianti vince la visibilità

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I piccoli si ribellano all'ordine costituito (e segretamente spione). Il problema è che i grandi fanno finta di niente.

Ladar Levison ha speso tutta la sua vita professionale a realizzare un servizio di posta elettronica cifrata di discreto successo. Quando si è saputo che Edward Snowden ne era utente, il numero di iscritti si è impennato.

Dopo meno di due mesi Levison ha staccato la spina lasciando un messaggio sulla home page di Lavabit per spiegare che allo stato delle cose non può raccontare quanto successo nelle ultime sei settimane e non vuole diventare complice di un crimine ai danni del popolo Americano. Infine suggerisce di non affidare i propri dati privati ad aziende legate fisicamente agli Stati Uniti. La risposta del Governo federale non è si è fatta attendere, vagamente intimidatoria:

Lavabit ha dichiarato che la legge federale le impedisce di fornire dettagli sull’ordine o sulel comunicazioni ricevute. Fonti a conoscenza della situazione riferiscono peraltro che James Trump, consigliere legale del Pubblico ministero di Alexandria, nello Stato della Virginia, ha scritto all’avvocato di Levisonil giorno della chiusura di Lavabit affermando che Levison stesso potrebbe avere “violato i termini dell’ingiunzione”, frase interpretabile come una possibile minaccia di istruire un procedimento a suo carico.

Silent Circle, che già stava ragionando sulla debolezza del proprio servizio di posta cifrata Silent Mail, decide poco dopo di non aspettare la visita degli agenti del Governo e interrompe il servizio cancellando tutti i dati.

Penso che lo scopo di questo tipo di azioni, solo in apparenza mirate a salvare l’onore e l’integrità di personaggi che paiono cercare il loro attimo di notorietà, sia offrire visibilità ad un problema che altrimenti non verrebbe notato. Solo il fatto di spegnere il servizio crea le condizioni per ragionare sulla preoccupazione per lo spionaggio ed il controllo delle comunicazioni, questioni basate su fatti reali mantenuti segreti utilizzando la normativa. Il silenzio sarebbe molto peggio.

Se il numero di persone coinvolte in queste azioni è grande abbastanza, si può anche sperare che non incappino in sfortunati e misteriosi incidenti stradali. Probabilmente riprenderanno la loro attività con ancora maggior credibilità e affidabilità.

Un gruppo di persone si protegge così collettivamente nei confronti di un avversario molto più potente mediante una tecnica che fa leva sul potere stesso dell’avversario. Una sorta di incrocio tra il judo e la teoria dei giochi. Certo non è un’azione immediatamente comprensibile in sé, ma alla fine funziona: staccare la spina non è vincente in quanto tale, mentre lo è diventato quando molte persone hanno compreso e apprezzato il gesto.

Edward Snowden ha scritto una lettera al Guardian invitando gli impiegati ed i leader di Google, Facebook, Microsoft e tutti gli altri giganti a fare propria la battaglia dei più piccoli: basterebbe un solo giorno di disservizio per costringere il popolo di Internet a riflettere sulla questione.

Non è successo. Non credo succederà. Lo spiega bene Bruce Schneier nel
suo The Public/Private Surveillance Partnership ma basta pensare agli interessi in ballo ed alla proprietà di questi giganti.

Lavabit e Silent Circle hanno fatto una scelta chiara: di fronte ad un ordine (segreto) di partecipare alla sorveglianza dei propri clienti consentendo l’accesso ai sistemi da parte delle spie governative, hanno risposto semplicemente no.

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