La contrapposizione tra applicazioni per il browser e applicazioni native è più viva che mai nonostante la mia opinione che sia pragmaticamente più producente parlare piuttosto di coesistenza pacifica per usi differenziati.
E questo perché l’informatica mobile sta mangiando il mondo, come da titolo di una eloquente presentazione data da Benedict Evans, consulente di Enders Analysis, nel corso di BookExpo America.
È il prevalere dell’informatica da viaggio su quella da scrivania a motivare e incoraggiare sforzi come quello compiuto dalla fondazione Mozilla con asm.js, una sigla anonima che tuttavia nasconde il tentativo di portare le prestazioni del web al livello di pari confronto con le app. Ars Technica lo sintetizza così:
Un sottoinsieme limitato di JavaScript che secondo Mozilla arriverà a offrire prestazioni vicine a quelle native; buone abbastanza per usare il browser per quasi ogni applicazione.
Nella resa della citazione mi sono preso delle libertà. Il testo originale recita come indicatore della velocità a factor of two e l’ogni è corsivo. L’articolo mostra che le mire attuali di asm.js consentono oggi al più di sperare in una velocità pari a metà di quella nativa, tesi corroborata da un numero ingente di test rappresentati in forma di istogrammi, comprensibili anche senza grandi conoscenze dell’inglese.
Chi investe in app stia tranquillo: non corre rischi di svalutazione. La strada dell’ottimizzazione del codice per il browser è intanto ancora lunga e vedremo numerose sorprese. Se non altro perché, conclude Ars, ove anche asm.js non arrivasse a uguagliare le prestazioni native, può benissimo surclassare quelle di JavaScript attuale e magari portare le applicazioni web del futuro a un nuovo livello di capacità.