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Il senso delle biblioteche

15 Ottobre 2012

Il senso delle biblioteche

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Il problema dell'identità personale e collettiva analizzato dal punto di vista dell'organizzazione dei contenuti immateriali.

In uno splendido articolo su Rhizome, da leggere assolutamente, apparso nei giorni del canonico ritorno dalle vacanze e che probabilmente sarà sfuggito a più d’uno, Rahel Aima (@cnqmdi) pone tra numerose altre cose una osservazione particolarmente degna di nota in tema di esperienze di lettura di libri e di confronto con contenuti concreti oppure intangibili:

Per dirla in altra maniera, il problema con Internet è la difficoltà di creare una biblioteca.

Creare strutture organiche di senso – una forma più o meno cristallizzata di quello che una cultura ritiene essere significativo e importante, in un dato lasso temporale – diventa sempre più difficile – dal punto di vista operativo, non cognitivo, ci tengo a precisarlo – man mano che la digitalizzazione delle informazioni, delle conoscenze e delle storie va avanti.

Le nostre collezioni personali di ebook, o di pagine interessanti lette in rete sono di fatto gestite da compagnie private. Che cosa resterebbe del mio lavoro di selezione di contenuti sul web se domani Delicious chiudesse senza permettermi di esportare i dati? Che cosa ne sarà di migliaia di biblioteche personali il giorno in cui Amazon dovesse smettere di esistere o decidesse di cambiare le condizioni di servizio? Considerando anche che – grazie ai DRM – non si acquistano prodotti ma licenze di utilizzo temporanee e revocabili.

Da questo punto di vista, il lavoro delle biblioteche – di enti terzi, senza scopo di lucro, il più possibile neutri – si fa sempre più prezioso, e difficile. E allo stesso tempo, necessario: abbiamo bisogno di organizzare e conservare contenuti a cui attribuiamo un valore, di essere certi che restino a disposizione di tutti. Inoltre, abbiamo bisogno di poter dire: noi siamo questo – questo insieme di testi, immagini, risorse – e crediamo che questo sia importante, e che debba restare.

Dobbiamo essere in grado di farlo a prescindere dalle sorti delle compagnie private, dotandoci di infrastrutture tecnologiche in grado di garantire accesso aperto, gratuito e il più possibile permanente alla conoscenza, in grado di prescindere dallo stato dei servizi cloud di Amazon o dai DRM a tempo di Adobe.

La virtualità e l’inconsistenza possono lasciarci smarriti; in fondo è la prima volta, da sempre. Ma certe cose semplicemente sono giuste, e devono restare, continuare a esistere.

L'autore

  • Ivan Rachieli
    Ivan Rachieli, 30 anni, laurea in letteratura russa, master in editoria. Ha lavorato in GeMS con gli ebook, e in ZephirWorks con le applicazioni web. Un giorno mollerà tutto e se ne andrà sul lago Bajkal, per dedicarsi finalmente alle cose serie, come ad esempio la caccia col falcone. Se avete voglia di conoscerlo meglio, potete fare due chiacchiere con lui su Twitter @iscarlets o leggere il suo blog.

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