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Il raffreddamento è contro natura

28 Settembre 2012

Il raffreddamento è contro natura

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Nella liste di proscrizione del politicamente corretto ambientalista si avviano a finire i centri dati.

Il New York Times è uno dei migliori esempi di giornalismo classico capace di trovare uno spazio di espressione valido anche nel digitale. Questo non significa naturalmente che una formula azzeccata coltivata da articolisti intraprendenti e capaci porti di per sé a informazione corretta.

È il caso di Power, Pollution and the Internet, trattazione lunghissima e a prima vista assai articolata di come, parole dell’autore, i centri dati sprecano grandi quantità di energia e comunicano una immagine falsa dell’industria.

Il pezzo, che si afferma essere la prima parte di un lavoro di inchiesta durato un anno, si apre con un episodio certamente particolare: la storia delle macchine di Jeff Rothschild a Facebook che stavano per fondere a causa del calore. La soluzione rapida?

Thinking fast, Mr. Rothschild, the company’s engineering chief, took some employees on an expedition to buy every fan they could find — “We cleaned out all of the Walgreens in the area,” he said — to blast cool air at the equipment and prevent the Web site from going down.

Denunciare sprechi o inefficienze fa solo bene. Fa meno bene invece cadere in un vizio che è caratteristico anche di molta comunicazione nostrana: cominciare una vasta opera di moralizzazione su un tema molto politicamente corretto puntando il dito su qualcun altro, possibilmente bersaglio facile.

E così i racconti di server sfruttati per una percentuale minima del loro potenziale finiscono per somigliare alla critica verso le persone che non appoggiano perfettamente il tegame al centro del fornello, sprecando così preziose calorie che potrebbero essere risparmiate e così salvare il mondo; la lamentata disinvoltura con la quale centinaia di milioni di persone manda dati avanti e indietro per la rete o addirittura conserva all’infinito i propri allegati pende pericolosamente nella direzione di anatemi che abbiamo letto contro le persone troppo alte o troppo grasse, che in quanto tali consumano più risorse, o contro i mangiatori di carne visto che una bistecca – sentito l’altra sera su una rete nazionale di grande tendenza – costa quindicimila litri di acqua prima di arrivare nel piatto.

Senza essere esperti di centri dati ma avendone visitati numerosi e sapendo qualcosa del loro funzionamento, certamente ci sono spazi di miglioramento enormi a livello di ottimizzazione dei carichi di lavoro e dei consumi. Contemporaneamente l’informatica ha compiuto progressi che qualsiasi altra industria si sogna: una odierna batteria di portatile, trapiantata in una macchina del 1991, durerebbe due secondi e mezzo invece che i diciottomila di oggi.

Qui si auspica calorosamente che ci sia discussione e appaia ogni evidenza sui centri dati male costruiti e sui consumi inutili, o migliorabili, di energia. Il fare di ogni server un fascio, l’alludere a segreti inconfessabili tutti da dimostrare, l’additare lo sprecone – sempre qualcun altro, sempre in un altro settore, mai uno di famiglia o della propria azienda o del proprio partito – in termini che stanno al confine dell’accusa di crimine ecologico contro l’umanità va fuori bersaglio e trasforma la spinta al progresso nella caccia alle streghe colpevoli di raffreddare i server con i ventilatori (storia del 2006, che in anni di Facebook somiglia al Diciassettesimo secolo).

L'autore

  • Lucio Bragagnolo
    Lucio Bragagnolo è giornalista, divulgatore, produttore di contenuti, consulente in comunicazione e media. Si occupa di mondo Apple, informatica e nuove tecnologie con entusiasmo crescente. Nel tempo libero gioca di ruolo, legge, balbetta Lisp e pratica sport di squadra. È sposato felicemente con Stefania e padre apprendista di Lidia e Nive.

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