Google ha finalmente presentato la nuova versione di Android che, come sapevamo, prende il nome di Jelly Bean in onore delle popolari caramelle. Che l’annuncio fosse nell’aria si era capito subito dopo aver visto nel cortile della sede della famosa azienda, una nuova installazione. Ma conta probabilmente di più il fatto che ieri il software sia stato reso disponibile da Google come software libero.
Come successo sul lato hardware per iPhone, passato dalla versione 4 alla 4S, anche in questo caso il cambiamento nella numerazione della versione è avvenuto con discrezione, non 5.0 bensì 4.1. Forse il cambio di major release necessita di un numero maggiore di funzionalità o modifiche sostanziose nell’hardware.
In questo caso si è invece data maggiore importanza ai veri campi di battaglia nel mondo mobile, ovvero maggiori prestazioni per un consumo della batteria limitato. Una sostanziosa novità in questo senso si chiama Project Butter (letteralmente Progetto Burro), il quale vuole dare una impressione di “morbidezza” e fluidità all’interfaccia del dispositivo. Come è stato descritto al momento della sua presentazione, l’effetto di Project Butter deve essere
fast, fluid, and smooth.
In virtù di questo lavoro, si riescono a spingere i dispositivi con Jelly Bean a un frame rate di sessanta fotogrammi per secondo. Questo grazie a due tecniche molto importanti come VSync e triple buffering.
Il primo è sostanzialmente un meccanismo che permette di sincronizzare il frame rate delle applicazioni con quello del display, allo scopo di eliminare l’effetto di tearing dovuto alla visualizzazione di immagini appartenenti a fotogrammi diversi dell’applicazione in corrispondenza di uno stesso fotogramma di aggiornamento del display.
Il triple buffering invece rende efficace VSync per un numero di frequenze maggiori rispetto a quello raggiungibile con la tecnica del double buffering. Dettagli tecnici a parte, il gap rispetto alla fluidità dell’iPhone sta sempre più diminuendo e ne vedremo delle belle.