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Non pensate Facebook come un luogo colto

11 Novembre 2011

Non pensate Facebook come un luogo colto

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Con un italiano su tre iscritto a Facebook, è inevitabile che anche Facebook diventi sempre più simile alla società vera: non esiste un “utente Facebook” medio.

Giorno dopo giorno, per lavoro o per diletto, frequento i social media, in primis ovviamente Facebook. E ne parlo. E ne sento parlare. Quello che mi fa riflettere è che un po’ troppo spesso ne sento parlare come di un luogo un po’ magico dove si incontrano e conversano le èlite socioculturali italiane. Dove tutti noi ci incontriamo e dibattiamo temi se non profondi, almeno intelligenti, smart. Con un sano background culturale. Fin qui, possiamo anche sopravvolare. Un po’ meno quando si vedono progetti di comunicazione che si basano su questi assunti. Ovvero che chiunque sia su Facebook ha una certa cultura e una certa smartness. Secondo me, è il momento di fare un minimo di reality check.

Non uscire dal nostro giardino

Continua, se volete, un discorso un po’ più ampio, che ho iniziato qualche tempo fa e in cui entra benissimo il recente pezzo di Federico Guerrini. Il tema è quello della deformazione della nostra visione della realtà, dato che sui social network tendiamo a circondarci di persone che ci somigliano e che quindi più o meno parlano e ragionano come noi. Nulla di più falso. Se prendiamo giusto un paio di numeri, i sospetti dovrebbero venire. 27 milioni di utenti Internet. 20,6 milioni di utenti Facebook. Quasi tutti gli utenti internet usano Facebook. Anzi, si dice (ma non ho i numeri, non ancora) che ci sia gente che è entrata su internet per usare Facebook e non usa null’altro, della rete.

Su una cifra così ampia è lecito sospettare che ci sia dentro l’élite socioculturale: laureati, professori, scienziati. Ma l’élite, per definizione, è piccola. E un terzo degli italiani, che è su Facebook, non può essere tutto fatto da persone che sanno come si scrive Nietzche niece nietzke Nietzsche. Sapendo anche la maggioranza assoluta  (il 54%) della popolazione Italiana non legge mai libri. Mai (brivido). Solo il 15% degli Italiani legge in media almeno un libro al mese. E questi non bastano a fare il totale degli utenti italiani sui Social Media.

Due Italie

In fondo è innegabile che ci siano due Italie. Anzi, molte Italie. Un’Italia che una volta si trovava su Facebook e Twitter e Friendfeed, come in una riserva di caccia privata. Poi, con la crescita esponenziale dei social media, tutte le Italie sono finite su Facebook. Ognuna e ognuno a parlare (giustamente) dei temi che più gli sono cari, attorniandosi di persone che gli sono in fondo simili. Che usano i linguaggi con cui si sentono confortevoli, le grammatiche, le sintassi. O la mancanza di esse. Si fa in fretta a vedere: basta farsi un giro su Facebook e uscire dalla nostra oasi ecologica per andare a inseguire ambiti più mass.

Istruttivo (lo dico senza nessun giudizio di merito) guardarsi le pagine di Nino d’Angelo, oppure cosa si dice e come lo si dice sul Grande Fratello. Che fa quasi 700.000 fan e tantissima interazione. Superato però dal milione e centomila fan di Laura Pausini e dal milione di Eros Ramazzotti e soprattutto  dai 2,7 milioni di Vasco Rossi, che ad ogni post raccoglie centinaia di commenti. Chiaro che i toni e i temi sono un bel po’ diversi da quelli che troviamo negli ambiti di Wired. Che fa però 28.000 persone al seguito. E molta meno interazione ( in termini di “persone che ne parlano”, per capirci).

Il Nobel e lo spritz

Da leggere e studiare. Se volete con un approccio etnografico. Se non volete, semplicemente per rendersi conto che l’Italia non va solo a bit e byte, ma in larga parte a spritz e Gazzetta dello Sport. E non è un male che sia così! In sostanza, non ha più forse senso parlare di un utente Facebook o di un target Facebook. Così come non ha senso da tempo parlare di un utente televisivo medio. Sono mezzi, anzi piattaforme, su cui si trova dall’analfabeta al premio Nobel. Dal Bagaglino al Ted. E se ci occupiamo di società – o, come nel mio specifico, di marketing e comunicazione – avere un’idea fantasiosa di com’è la società, come sono le persone, cosa succede e come si usano i tool digitali lo si può definire un peccato mortale.

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