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Non c’è posto per l’uomo nella città high-tech

16 Settembre 2011

Non c’è posto per l’uomo nella città high-tech

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Una città tutta nuova. Dotata delle più avanzate tecnologie. Dove agli umani è proibito entrare e abitare: disturberebbero i test

Una smallville high tech. 20 miglia quadrate. Spazio per 350.000 persone. Autostrade, servizi, tutto quel che serve, e in cui vengono applicate le più recenti invenzioni e trovate tecnologiche. Sole e aria buona. Bella vero? Il posto dove tutti noi geek vorremmo andare a vivere (mancanza di mare e cucina mediterranea a parte, ovviamente, visto che siamo dalle parti del New Mexico, non lontani da Los Alamos).

Distrazione

Peccato. Scordatevela. Sì, perché in questa città è vietato vivere agli esseri umani – al massimo qualche addetto alla manutenzione potrà abitare in prossimità, ma fuori dal recinto urbano. E non è nemmeno che si tratti di un esperimento di città androide, dove robot antropomorfi occuperanno – nel miglior scenario da fantascienza – luoghi e spazi pensati per gli esseri basati sul carbonio e non sul silicio. No, no: vuota sarà la città, proprio vuota. Perché gli esseri umani sono solo una fonte di disturbo in questo progetto destinato a migliorare le tecnologie che faranno più contenti gli esseri umani. La soluzione a questo paradosso è semplice. La città si propone come un laboratorio dove testare e collaudare nuove tecnologie sul campo.

Finora si è testato in sterili laboratori o in simulazioni inevitabilmente lontane dalle condizioni e sorprese della realtà. L’ideale sarebbe di testare tutto in uno scenario il più realistico possibile, mettendo in mano alla gente queste invenzioni. Il problema però degli esseri umani è che tendiamo ad avere un’insopprimibile tendenza a lamentarci. Già mugugniamo quando le cose vanno bene, figuriamoci se ci troviamo di colpo, in pieno inverno senza riscaldamento. E vai a spiegargli (spiegarci) che si tratta chessò, di testare un sistema di teleriscaldamento, di cui si vuole vedere quante ore o giorni, sul campo, siano necessari per riportare il villaggio a una temperatura accettabile dopo un guasto simulato. Noi vogliamo vivere bene, non esser dentro un esperimento. Ragion per cui dagli esperimenti è meglio che ci facciano restar fuori.

The Center

Battezzata con il (sinistro?) nome di The Center, la città fantasma high tech dovrebbe sorgere da qualche parte nel New Mexico. Il progetto prevede la costruzione di una cittadina di un 30 chilometri quadrati o più – con tutto quel che serve: case di vari stili e dimensioni, nuove o artificialmente invecchiate, strade, autostrade, luce, acqua, gas, connettività. A un costo di 200 milioni di dollari, questo laboratorio (inquietante) sarà messo a disposizione dalla proprietà (Pegasus Global Holdings, che praticamente gioca il ruolo di Dio) di aziende e istituzioni che intendano sperimentare sul campo  nuove tecnologie; dove però il comportamento degli esseri umani non sarà generato da persone in carne ed ossa che cercano di passarsela al meglio possibile in questo Centro, ma da computer che simuleranno il comportamento di questi assenti umani. In modo che altri computer possano misurare e valutare il comportamento dei sistemi in test – a fronte di una simulazione di come si comporterebbero gli esseri umani che li usano.

Complicato e tautologico, direi. Ma probabilmente una bella idea di business, dato che si prevede di affittare il centro urbano a queste entità interessate a caro prezzo. Ma senza umani, riusciremo a simulare la reale imprevedibilità del sistema, secondo quanto previsto dalla teoria del caos? Chi progetta sistemi sa, che si dovrebbero progettare idiotproof, eppure… «you cannot make anything foolproof because fools are so ingenious». In realtà è lecito un sospetto. Che la vera killer app di questo luogo deserto di entità biologica sia il turismo. È infatti prevista la costruzione di un’area urbana, questa sì aperta a noi umani, ai confini della città robotica. Un luogo dotato di centro di accoglienza, di ristoranti e bar, probabilmente di alberghi destinati ad accogliere tutti i turisti desiderosi di sperimentare la surreale situazione di camminare per una città perfettamente funzionale e funzionante, ma spogliata dei suoi inutili abitanti.

Esperienza immersiva

Un’esperienza immersiva che non può non ricordare (per chi ha una certa età) il primo, angosciante episodio di Ai Confini Della Realtà, quello in cui il protagonista si svegliava in una città funzionante ma abbandonata, popolata solo di giornali vecchi che svolazzavano per le strade, probabilmente una città post olocausto radioattivo (toh, combinazione, è proprio nel New Mexico che gli Stati Uniti hanno testato i primi ordigni nucleari…). Così The Center potrebbe diventare non solo un luogo di ricerca per le avanzate tecnologie, ma anche una sorta di Disneyland postapocalittica. Indubbiamente, un’esperienza che vale il biglietto.

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