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Watchdog, identikit della rete che denuncia

06 Luglio 2011

Watchdog, identikit della rete che denuncia

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L'osservatorio di Altratv.tv traccia il profilo del cittadino attivo, sempre più spesso armato di telecamera o cellulare, per tenere il fiato sul collo di politici e amministratori

A Cinisi nel palermitano una piccola web tv a conduzione familiare denuncia quotidianamente la mafia locale e una distilleria accusata di inquinamento selvaggio. Pino Maniaci con la sua Telejato ha collezionato oltre trecento querele e svariate minacce, ma continua imperterrito, presidio di un territorio troppo spesso trascurato da istituzioni e forze dell’ordine. Già qualche anno fa il videoblog milanese Urban Bastards invitava i suoi utenti a postare foto che ritraevano veicoli suv fermi sulle strisce pedonali, piste ciclabili usate come posteggi. Piccole rivoluzioni dal basso che lasciano il segno, soprattutto in una piccola comunità, storie di un’altra Italia che imbraccia la telecamera (e sempre più spesso un cellulare) e denuncia ciò che non va. Di più. Va dal sindaco e chiede spiegazioni, pretende risposte.

Cani da guardia

Cittadinanza attiva in salsa digitale. Dall’incrocio pericoloso al tetto della scuola in amianto. Dagli affidamenti delle case popolari all’insicurezza sui cantieri. C’è anche chi ha installato nel proprio portale un contatore, spento soltanto quando l’azienda di servizi elettrici chiamata in causa ha risposto. Generazione Watchdog, ovvero cane da guardia: il videomaker alle calcagna dei potenti. Un termine di importazione per un’informazione investigativa di stampo anglosassone e con una precisa funzione di controllo sul potere politico. Oggi in Italia la nuova generazione dei watchdog è fatta da centinaia di cittadini sparsi in ogni angolo del Paese: informano i vicini di casa, denunciano ciò che non va nel proprio comune, avviano un costante filodiretto con l’amministrazione locale.

Così il rapporto con la politica del territorio diventa diretto, immediato, senza intermediari. Informazione di prossimità, sfruttando gli strumenti digitali che hanno permesso una moltiplicazione dei mezzi informativi orizzontali. Così un’associazione di diversamente abili è scesa in strada a Senigallia – anche con carrozzelle al seguito – per videodenunciare le barriere architettoniche della città. Obiettivo del Disco Volante, visibile su Internet e sulla frequenza Uhf 52 a Senigallia, è pomuovere la cultura dell’handicap, trasformandola da deficit a risorsa.

L’osservatorio

Si moltiplicano in rete questi canali di denuncia. Il monitoraggio annuale promosso dall’osservatorio Altratv.tv in collaborazione con AgoraVox descrive un forte coinvolgimento con la comunità cittadina (per il 71% dei canali c’è maggior gradimento degli utenti), ma lamenta l’indifferenza delle istituzioni (34%), se non addirittura il boicottaggio (8%). La ricerca offre dati in chiaroscuro: scarso il livello di apertura alle inchieste proposte dai navigatori (avviene solo nel 20% dei canali), ma alta possibilità di interazione (per il 79% è attiva la funzione commento). Solo un canale su quattro ha sezioni specifiche destinate a questo genere di programmazione: si denunciano temi legati al sociale (42%) oppure alla cronaca (25%), meno quelli legati alla politica (19%).

La metà dei micro media intervistati non ha dato seguito alle inchieste. La denuncia, però, lascia il segno: il 34% dei videomaker ha subito minacce. Intanto le strumentazioni diventano più sofisticate, grazie all’abbattimento dei costi del digitale: il 16% ricorre all’uso di telecamere nascoste.

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