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Cosa saresti disposto a fare per 5 dollari?

25 Marzo 2011

Cosa saresti disposto a fare per 5 dollari?

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Grazie a internet ci avvieremo mai verso un economia del baratto? O allo scambio di prodotti e servizi direttamente tra individui? Lo si fa in pubblicità, lo si prova a fare con piattaforme online per le persone

Periodicamente ritornano alla luce concetti per così dire storici del web. Quei concetti che poi si appannano, ma che rimangono filosoficamente interessanti, per la loro capacità distruttiva o reinterpretativa della maniera in cui viviamo. Molti di noi pionieri del web provano ancora la pelle d’oca quando sentono il termine disintermediare, o si parla di spaccare paradigmi, perché troppe nefandezze sono state compiute in nome di questi concetti, troppe vittime immolate sull’altare di queste buzzword.

Da persona a persona

Uno dei grandi temi che veniva dato come potente nel cambiare la nostra società era quello del ritorno a forme di business C2C, da persona a persona, saltando intermediari perniciosi come i datori di lavoro. Un po’ ritorno al baratto secondo la logica tipica delle banche del tempo, un po’ economia sommersa/grigia, dove sconosciuti si mettono in relazione per soddisfare bisogni. Un baratto che, per inciso, è anche una specialità tutta italiana nel campo dei mezzi pubblicitari, il cosiddetto “cambio merce” o bartering, dove si scambiano volentieri spazi sui media con prodotti che si rivenderanno, in un trend che insider del settore danno come crescente. Ma torniamo agli scambi da individuo a individuo.

Dopo aver fatto parlare di sé per un po’, il modello si era molto appannato, almeno nel ciclo del buzz e dell’hype, salvo ritornare periodicamente con nuove idee e nuove proposte. E non su atti di generosità ricambiata (come ad esempio nel caso del couchsurfing), ma proprio su scambi di beni e servizi, di prodotti e servigi. Come ad esempio, l’idea di Etsy.com, un sito di ecommerce da persona a persona. Un sito che ha la missione di permettere alle persone di guadagnarsi da vivere producendo cose e vendendole ad altre persone. Costruendo una “new economy” (brivido retrospettivo!), all’urlo di Buy, Sell e Live Handmade.

Il tempo è denaro

Oppure, in modo più innovativo e in fondo divertente, come nel caso di Fiverr. L’idea di Fiverr è semplice ma non semplicistica. Scoprire cosa la gente è disposta a fare per cinque dollari. E scoprire se ci sono degli acquirenti per queste offerte. Da un lato, a persone che come me sono portate a dare un certo valore al proprio tempo (anche perché sostanzialmente viviamo vendendolo, il nostro tempo), verrebbe da pensare che nessuno sarebbe disposto a valutare così poco il proprio tempo e le proprie prestazioni. Nessuno sarebbe disposto a concedere poco più di una stretta di mano, una pacca sulla spalla, magari una lucidatina veloce alle scarpe.

Si scopre invece un’offerta variegata, fantasiosa. C’è chi si propone come guida turistica, chi per cinque verdoni ti porta a spasso il cane. Chi ovviamente attinge all’occulto e propone interventi di numerologia, chi scriverà il vostro nome sulla sabbia di un’isola tropicale e chi è pronto a vestirsi da scimmia per realizzare una foto personalizzata. Non mancano certo i piccoli lavori di artigianato, di bigiotteria. Ma c’è anche chi è disposto a scrivere un’analisi Seo del nostro sito o cose ancora più complicate e lunghe come addestrare il gatto a usare il wc (e io per questo di dollari gliene darei 50 a gatto, altro che 5). Chi vende connessioni e fan sui social network o chi fa la correzione delle bozze di un nostro articolo. C’è di tutto, lavoretti ad alto margine e lavori professionali il cui valore di mercato e di decine o centinaia di volte più alto, anche nello scenario dell’efficiente freelance senza costi di struttura da ribaltare sul cliente.

Divertimento

C’è da domandarsi se non siamo all’alba di un’ulteriore giro di vite sul crowdsourcing o meglio sul gangbang marketing, che mette in concorrenza orde di potenzialmente disperati e affamati freelancer per un tozzo di pane, se non addirittura di dilettanti allo sbaraglio. O se non sia un’interessante opportunità autopromozionale per farsi conoscere da potenziali clienti, sostanzialmente regalando un lavoretto nella speranza di piacersi ed ottenere incarichi remunerati più sostanziosamente e correttamente in relazione al valore erogato. C’è molto divertimento, questo sì, nelle offerte. E a parte alcuni casi professionali, poco valore concreto, in una forma di economia del facciamo casino, che strappa sorrisi ma non può certo destabilizzare il nostro modello capitalistico.

Eppure resta sempre il sospetto che la natura stessa della Rete possa naturalmente a portare a relazioni di business, a scambi commerciali tra persone – che se non proprio free possano presumere un aggiramento dello scambio di moneta – e conseguentemente un salto carpiato al di sopra dei meccanismi fiscali, pratica di cui noi italiani sembra siamo già abbastanza esperti. Un mondo che farebbe la fortuna di siti come barterquest (ma questi accetterebbero un baratto in cambio dei loro servizi?

E voi, cosa sareste disposti a fare, in cambio di 5 dollari?

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