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E questa settimana tutti davanti a Opensanremo

14 Febbraio 2011

E questa settimana tutti davanti a Opensanremo

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Per i prossimi sette giorni l'attenzione degli italiani sarà, nonostante tutto, assorbita in buona parte dal festival della canzone. In epoca di pubblici connessi, è da seguire il tentativo di un'applicazione per Facebook di ripensare il televoto in chiave di partecipazione e trasparenza

Il Festival di Sanremo è un’istituzione italiana. E non tanto del mondo musicale quanto nel suo celebrare la televisione generalista e i suoi meccanismi partecipativi. Sanremo è il tempio della videocrazia e il televoto il suo strumento per veicolare una cultura della partecipazione diffusa: il pubblico a casa, noi, contiamo e possiamo incidere sulla realtà (televisiva). Visto l’audience che questa manifestazione fa ogni anno, possiamo considerarlo un caposaldo nell’aver strutturato un “patto di interattività” tra pubblico generalista e media generalisti. Nel tempo le formule di voto ai cantanti sono cambiate sensibilmente, ma il loro senso è sempre stato che il pubblico generalista può esprimersi e contare televotando o facendosi rappresentare percentualmente.

Televoto

Prendiamo il regolamento di quest’anno: il pubblico ha una funzione fondamentale nel sistema di votazione, sia attraverso una rappresentanza campionata (giuria demoscopica) che come pubblico interattivo attraverso telefoni e cellulari. Al costo di 0.75 € per ogni messaggio valido. Per un massimo di 5 per ogni sessione di voto e di 50 per l’intero Festival. Con una quarantina di euro la propria interattività sanremese è pagata.

Inciso: ovviamente il servizio di televoto è riservato ai maggiorenni. Una bella ipocrisia che incrocia vincoli televisivi e telefonici e che, naturalmente, è incontrollabile, se non sui possessori delle utenze: tutti, ovviamente, maggiorenni, visto che ai minori i contratti non vengono fatti. E questi non-votanti/votanti sono rappresentativi di una bella fetta dei consumatori di musica di questo paese.

Ma quel che ci interessa qui è che la democraticità del voto televisivo si gioca attorno a un sistema che consente il voto plurimo non reversibile (se ti piace molto un cantante lo puoi votare più volte e non puoi cambiare idea: hai votato!) e si fonda sulla non trasparenza circa il voto altrui. Una sorta di garanzia telecratica nei confronti della mutevolezza della pubblica opinione musicale. Ma se consideriamo la natura “virale” del mercato musicale, la diffusione del gusto, la dinamica collettiva e di condivisione della cultura in musica, allora è comprensibile come il modello di telecrazia della giuria popolare di Sanremo sia sempre più fuori sincrono rispetto alla realtà. A quella realtà fatta di pubblici sempre più connessi fra loro e pubblicamente, rappresentata da fan, amatori, appassionati e anche semplici fruitori attivi, che sono legati tra loro nei siti di social network.

Fruizione connessa

Le pratiche di fruizione degli spettacoli televisivi, lo sappiamo, ci portano sempre più a seguire un programma – anche come Sanremo – in modi connessi: guardiamo la televisione (o la guardiamo dal web) e intanto seguiamo commenti su una stanza di FriendFeed di appassionati di competizioni musicali o guardiamo status e like sulle fan page Facebook dedicate ai vari cantanti o a quella dello stesso Festival. Per questo un progetto come Opensanremo rappresenta un modo nuovo di fruire in maniera connessa dello spettacolo e di far diventare il voto ai propri cantanti preferiti un modo di intrattenimento visibile connesso. Giulio De Luise, uno degli ideatori e fondatori della piattaforma assieme a Pancrazio Andrea Auteri e Giovanna Rucci, mi racconta:

Ti iscrivi via Facebook alla applicazione OpenSanremo e potrai votare ogni serata uno o più cantanti, con un voto positivo o negativo fino a fine serata, da pc o da smartphone. Quando voti appare anche un post sulla tua bacheca dicendo per quale cantante hai votato, quindi non è una votazione segreta. Facebook alla fine è come un’anagrafe del mondo e le statistiche e le classifiche che posso tirare fuori sono incredibili… altro che il novecentesco televoto (spesso manipolabile).

L’idea è quindi che il voto possa diventare qualcosa di diverso da un semplice “invio”, anche multiplo,  de-responsabilizzato: ogni voto è legato all’identità del votante su Facebook  e diventa trasparente e commentabile nel proprio profilo, soggetto alla visibilità del proprio network e per questo rilanciabile e suscettibile di diventare un attivatore di conversazioni attorno al cantante scelto. È inoltre possibile dare un giudizio complessivo sui cantanti, sia positivo che negativo, cambiando idea nel corso della serata, anche a partire dalle conversazioni che si attiveranno. Insomma: riassume bene la relazione fra pratica di fruizione connessa e modalità di giudizio di un pubblico “vero”, dove per “vero” intendo che crea e diffonde il proprio gusto in una dimensione sociale conversazionale dove mette in gioco la propria “faccia” e le proprie idee, anche modificandole. Certo c’è sempre il rischio di profili fake che potrebbero lavorare orientando il voto via Facebook anche se, come precisa Giulio De Luise «impediamo la registrazione ad account con meno di 50 amici che potrebbero essere stati creati ad hoc come fake, mentre avere 50 amici per un account reale creato almeno da un mese è normale, quasi una prova di identità social». Insomma, almeno per quest’anno stiamo più tranquilli. Anche se la prospettiva (anche futura) di eventuali brogli in un sistema come questo ha a che fare con un intreccio tra attività strategica di voto e manipolazione delle conversazioni: qualcosa da cui potremmo trarre un insegnamento.

Fiducia e visibilità

Sarà, poi, interessante capire come Opensanremo si misurerà con la prospettiva del fan che qui può entrare in conversazione, discutere, motivare e fare cambiare idea (se ci riesce) a chi non ha votato il suo cantante preferito o gli ha dato un giudizio negativo. Qualche elemento per riflettere lo avremo nel futuro, perché la trasparenza di voto può essere aggregata e raccontata, come promettano gli ideatori:

Alla fine pubblicheremo delle statistiche/classifiche anche in base alle fasce di età, sesso, luogo geografico [che sono informazioni che vengono tratte dal profilo degli utenti]… quindi scopriremo che magari in Sicilia Battiato è arrivato primo o che Emma Marrone vince tra i 15-23 anni, ecc.

Ecco, questo sarebbe un bel modo di restituire in termini di fiducia e visibilità quanto il pubblico connesso produce. E sarebbe un bel modo per riattribuire senso alla forma partecipativa, contro quell’anonimato a pagamento che il televoto ha istituzionalizzato come se fosse una forma di reale democrazia. Poi, lo so, che alla fine si tratta solo di intrattenimento, di giocare con un programma televisivo, ma le forme partecipative che cominceremo a vedere come “normali” e necessarie nei media rappresenteranno un punto di non ritorno utile anche quando non si tratterà solo di intrattenimento.

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