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Open gov e trasparenza per uscire dalla crisi

27 Ottobre 2010

Open gov e trasparenza per uscire dalla crisi

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C'è chi tiene le informazioni ben strette e le cala dall'alto all'ultimo momento, come l'Italia. E chi, a cominciare dai paesi più scossi dalla gravità della situazione economica, hanno cominciato a ragionare in termini di rete e di collaborazione con i cittadini

Nel corso degli ultimi due anni, i governi di tutto il mondo si sono dovuti confrontare con una crisi economica globale che, secondo alcuni, è addirittura più grave e critica rispetto alla Grande Depressione del 1929. Naturalmente non tutti gli Stati hanno affrontato la crisi allo stesso modo, sia con riferimento alle misure adottate che nel metodo seguito per elaborare e comunicare tali piani. Alcuni Paesi, come l’Italia, hanno scelto di continuare a seguire un modello top-down con manovre economiche elaborate dal governo e pubblicate solo successivamente alla loro formale approvazione, peraltro in modo obsoleto. Al contrario, sempre più Stati hanno deciso di utilizzare le nuove tecnologie, intraprendendo strategie di open government come risposta alla crisi finanziaria globale. Il web ha offerto ai governi (che hanno saputo coglierla) l’opportunità di affrontare le sfide economiche e finanziarie in modo nuovo, sconvolgendo i tradizionali processi di policy making e i dibattiti che li circondano.

Ricostruire fiducia

In un contesto di debolezza finanziaria uno dei maggiori problemi che i governi devono fronteggiare è come ricostruire la fiducia di cittadini e investitori nelle risposte fornite alla crisi (tagli alla spesa pubblica, nuova regolamentazione e stimolo al sistema economico). Sotto questo profilo già in passato numerosi studi (condotti negli Stati Uniti e in Canada) avevano dimostrato come l’uso delle tecnologie da parte dei Governi (e-government) accrescesse la fiducia dell’opinione pubblica nei confronti delle politiche governative. È anche per questo, quindi, che sempre più Paesi hanno deciso di utilizzare Internet (e, in particolare, gli strumenti del Web 2.0) per illustrare e spiegare le soluzioni approntate e coinvolgere i cittadini nel processo decisionale.

Molti governi hanno creato siti Web che permettono a tutti di consultare le misure adottate per affrontare la crisi e fornire uno stimolo all’economia, accrescendo così notevolmente la trasparenza di norma dedicata alle manovre economiche. È il caso del sito allestito dalla Svizzera, che include una sezione contenente informazioni generali sulle misure di stabilizzazione adottate dal governo e che descrive le tre fasi del piano di stabilizzazione del Paese e i settori di intervento. Esperienze analoghe sono state intraprese da moltissimi Paesi (oltre 100) tra cui Canada, Lituania, Corea del Sud e Filippine con siti che forniscono informazioni utili sul piani adottati per il rilancio delle economie, le misure fiscali e molte notizie relative alla crisi utili per le diverse categorie di imprese.

I fondi sulla mappa

Altri governi si sono avvalsi di strumenti ancora più interattivi per fornire le informazioni: i cittadini tedeschi sono stati invitati a porre domande riguardanti le misure adottate, alle quali il personale del ministero delle Finanze ha fornito risposte online. I siti di altri Paesi, utilizzando gli strumenti del Web 2.0, consentono di fornire informazioni relative ai fondi stanziati dalle rispettive amministrazioni per lo sviluppo di singole regioni e aree geografiche, in modo che cittadini e imprese possano agevolmente comprendere quali siano le somme stanziate per la propria zona e per quali scopi.

Il sito del governo del Kazakistan, ad esempio, offre una mappa interattiva e con pochi clic l’utente è in grado di localizzare le aree in cui sono realizzati gli investimenti, con la descrizione dettagliata dei progetti (ad esempio l’ammontare delle risorse assegnate, il nome del contraente, come contattare il responsabile del progetto, il tempo per la realizzazione del progetto, numero di posti di lavoro creati dal progetto). Tutte queste informazioni sono veicolate attraverso una mappa interattiva che permette all’utente di identificare le regioni in cui i fondi sono stati stanziati come pure gli Enti responsabili dei progetti. Allo stesso modo, sul sito realizzato in Francia l’utente può cliccare su una mappa e trovare informazioni circa la destinazione dei fondi per la zona selezionata e il totale dei costi dei singoli progetti che si svolgono nella Regione; analoghi meccanismi sono stati predisposti da Brasile, Stati Uniti, Singapore e Australia.

Decisioni efficaci

Ma la trasparenza è solo uno dei risultati che l’uso delle tecnologie può apportare ai Governi, anche regionali, nelle strategie con cui affrontano la crisi: un numero sempre crescente di siti governativi consente ai cittadini di assumere un ruolo più attivo grazie alle grandi opportunità di partecipazione offerte dagli strumenti del Web 2.0. Il sito Web della provincia canadese British Columbia, ad esempio, invita i cittadini a presentare i video con le loro opinioni sui diversi modi di affrontare la crisi economica e a fornire le loro indicazioni sulle priorità di bilancio. Un altro impiego interessante degli strumenti “2.0” si è verificato nel mese di giugno 2009, quando il Governatore della California ha invitato su Twitter i cittadini a fornire un feedback sulle politiche per affrontare il deficit di bilancio dello Stato. Nel mese di agosto dello stesso anno è stato progettato un sito web con lo scopo di aggregare tutte le risposte ricevute dai cittadini (sempre tramite Twitter), con un sistema che consente anche agli utenti di votare le idee altrui, nel tentativo di individuare le migliori proposte.

La pratica di far partecipare i cittadini alle decisioni in merito agli stanziamenti di bilancio e al controllo della spesa pubblica è sperimentata in un numero sempre crescente di amministrazioni con risultati ampiamente positivi; a Belo Horizonte in Brasile e La Plata in Argentina il 10% della popolazione ha votato sulle proposte di bilancio online o via cellulare. Più in particolare, l’uso degli strumenti collaborativi in relazione alla gestione dei fondi di risposta alla crisi è stato sperimentato nel distretto di Heathcote, in Australia, dove sono i cittadini stati invitati a decidere la ripartizione dei fondi di stimolo da parte del governo dello Stato. Attraverso un sito web gli utenti hanno indicato priorità e progetti cui destinare i fondi disponibili. In un breve lasso di tempo sono stati raccolti oltre 20.000 voti, con gruppi attivamente impegnati sul territorio in campagne di propaganda sia online che offline. Il significativo coinvolgimento dei cittadini nei processi di bilancio è uno dei modi più efficaci per generare una consapevolezza della limitatezza delle risorse e consentire ai politici di individuare, in modo agevole, i reali bisogni (e le preferenze) dei cittadini.

Trasparenza+collaborazione

L’attuazione di strategie di liberazione dei dati pubblici (che chiunque può verificare e utilizzare) e di open government non è importante, quindi, solo sotto il profilo etico di un’amministrazione più trasparente, ma è in condizione di assicurare ai governi (e alle loro collettività) benefici tangibili e concreti. Non è casuale che tre dei Paesi più colpiti dal crac finanziario (Stati Uniti, Islanda e Grecia) abbiano intrapreso strategie di questo tipo proprio in concomitanza col momento di maggiore gravità della crisi. Secondo alcuni studi, il sito approntato dallo Stato della California (costato appena 21.000 dollari) avrebbe fatto risparmiare circa 20 milioni di dollari; in Canada, invece, grazie alle iniziative in materia di open data di Toronto, è stata scoperta una frode fiscale per circa 3,2 miliardi di dollari.

Qualche tempo fa Linus Torwalds ha affermato che «dato un numero sufficiente di occhi, tutti gli errori vengono a galla e qualcuno troverà le soluzioni adeguate». Quest’affermazione, nota come Legge di Linus, era riferita al software e serviva a spiegare uno dei motivi per cui i programmi open source dovevano essere preferiti a quelli proprietari. Alla luce delle esperienze che si stanno moltiplicando in tutto il mondo, è possibile affermare che la legge di Linus funzioni anche per le amministrazioni: se le istituzioni liberano i propri dati ci sono più probabilità che gli errori (incapacità degli amministratori, frodi, corruzione) vengano scoperti e che qualcuno proponga ai politici soluzioni adatte per uscire dalla crisi e dare uno stimolo allo sviluppo.

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