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Spinoza, il sito serissimo che fa ridere l’Italia

03 Febbraio 2010

Spinoza, il sito serissimo che fa ridere l’Italia

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Nato nel 2005 per sorridere sulla contemporaneità, oggi il progetto collettivo di satira politica e di costume gestito da Alessandro Bonino e Stefano Andreoli è una rivelazione dentro e fuori dalla rete

Spinoza è uno di quei rari siti che non ha grande bisogno di presentazioni. Letteralmente esploso nell’ultimo anno (ha anche vinto il premio come miglior blog in assoluto alla Blogfest del 2009), è un sito di battute satiriche sull’attualità. Il pool di autori originali oggi coordina l’intenso lavoro di una comunità che propone le battute sul forum e che vengono poi filtrate, assemblate e confezionate nei post del blog. I due “papà” di Spinoza sono Alessandro Bonino, suo primo iniziatore, e Stefano Andreoli, curatore effettivo del sito da un paio d’anni.

«Io e Stefano ci siamo conosciuti in rete. Io sono di Cuneo, lui è di Cesena, ci siamo incontrati dal vivo solo dopo aver già fatto mezzo libro insieme», spiega Alessandro Bonino, confermando la spiccata tendenza della rete a mettere assieme interessi al di là di un vincolo geografico che un tempo sarebbe risultato insormontabile. Il libro fatto assieme è Sempre cara mi fu quest’ernia al colon (Mondadori, 2007), il primo libro di fincipit, cioè romanzi raccontati con una frase d’inizio (l’incipit) che però chiude seccamente l’intero romanzo con una virata umoristica. Quasi una variante comica di un gioco enigmistico. E Andreoli difatti è un enigmista, mentre Bonino, oltre ad aver vinto il premio per il miglior blog letterario nel 2008, scrive su più fronti (Agenda Comix, L’Accalappiacani e altri). Con Alessandro chiacchieriamo del progetto Spinoza.

Quando è nato Spinoza e perché?

Spinoza è nato nel 2005, l’ho creato senza avere nessuna direzione particolare, se non quella di occuparsi di contemporaneità. Nel mio blog ho sempre avuto remore a occuparmi di contemporaneità, perché finisce sempre che mi chiedo: ma se uno arriva qui tra cinque anni, lo capisce questo post? Quindi ho creato Spinoza, che aveva quel fine lì preciso. Poi ho invitato diversi amici, e a un certo punto era chiaro che il fine di Spinoza era la satira, politica e di costume. Stefano ha cominciato a occuparsene sempre di più ed è diventato lui il vero, diciamo, direttore artistico di Spinoza. Quando i commentatori hanno cominciato a inondare il sito di battute papabili di pubblicazione abbiamo lanciato il forum, con dentro il Laboratorio permanente di satira: è da lì che nasce Spinoza.

Spinoza ha avuto subito una buona accoglienza o per un periodo è stato in “incubazione”?

L’ascesa di Spinoza è stata un lungo percorso, ma la scintilla vera è propria è stata la vittoria del centrodestra nelle elezioni del 2008. Poi ci sono stati alcuni post che sono esplosi, come quelli sull’elezione di Obama o sulle morti eccellenti di Michael Jackson e di Mike Bongiorno, per esempio.

È possibile tradurre Spinoza in qualcosa di più di un pet project? Ovvero, si può provare a ricavarne un qualche guadagno, e come?

Chi lo sa. Certo, la popolarità di Spinoza c’è, ed è in aumento, ma l’idea di farne zainetti e agendine è ancora lontana. Per il momento speriamo in alcune collaborazioni crossmediali, come diceva uno, poi si vedrà.

Spinoza si è progressivamente aperto agli aspetti sociali, inserendo un forum, e poi Twitter, Facebook e ora l’aggregatore dei blog degli autori. Quali sono i pro e i contro (in termini per esempio di selezione dei materiali, di moderazione, di “rumore” della conversazione) di questo sviluppo?

L’allargamento alla socialità è venuto spontaneamente: quando i commenti che proponevano battute sono diventati ingestibili per via della quantità, abbiamo creato il forum, che ha avuto un successo strepitoso, ora abbiamo diverse migliaia di utenti, e quasi tutti attivi. Twitter ci è venuto in mente per la sua velocità e stringatezza, ottimo per le breaking news; Facebook per il suo essere radicato e onnipresente; e il Café, un vero caffè filosofico, è per dare visibilità a chi veramente fa Spinoza, e far vedere cosa fa quando non fa Spinoza. Spinoza, adesso come adesso, richiede molto molto più tempo di quanto ne richiedesse un paio d’anni fa, sicuramente. Ma abbiamo scoperto, Stefano in particolare ha scoperto, degli autori che hanno veramente una marcia in più, e che fanno sì che Spinoza sia quel che è. Senza gli autori che sono arrivati dai commenti prima e dal forum dopo non saremmo qui a parlare di Spinoza com’è adesso. La vera anima di Spinoza è nel suo essere sociale: sarò di parte, ma per me è una meraviglia tutte le volte. Questa è la rete, e le menti della rete, ovunque esse abitino, quando si incontrano, possono fare delle cose che da sole non avrebbero potuto. Io amo la rete, e Spinoza simboleggia benissimo il perché la amo. Se ci penso, è inspiegabile. Però se ci penso m’illumino.

La formula della serie di battute, legate a temi di attualità, sembra molto adatta ai tempi, sia di scrittura che di fruizione, della rete. Avete in programma cambi di format?

Per ora no.

Sul forum è nata una piccola polemica quando Luttazzi ha deciso di aprire ai lettori la sua Palestra, che di fatto è anch’essa una collezione di battute su temi di attualità…

Ma sì, quando è nata La palestra di Luttazzi, a molti nel forum è sembrato che la nostra formula fosse stata palesemente copiata. Noi abbiamo una visione un po’ diversa, d’altronde è possibile che ce l’avesse in mente da tempo. D’altro canto, se avesse preso spunto da noi non potremmo che esserne orgogliosi, visto che molte cose di Luttazzi sono dei capolavori.

È vero che avete trovato alcune vostre battute riprese da comici televisivi? Come vi ponete nei confronti della protezione dei diritti sul materiale?

Ce ne sono stati alcuni, sì. A noi sembra una cosa di una bassezza intollerabile. È come se io prendessi un racconto, chessò, di Cortazar, e lo pubblicassi come se l’avessi scritto io. Sarebbe un marchio d’infamia. Sai, noi veniamo dalla cultura della rete, e la rete funziona a citazioni, a link, a attribuzioni, lo stesso Google funziona pesando i link secondo la loro importanza, e quindi crediamo che il link sia importantissimo. E il link, nella vita reale, è l’attribuzione, e l’attribuzione non è possibile dimenticarla. Se ci citi, è obbligatorio che tu attribuisca il materiale alla fonte a cui hai attinto. Se non lo fai, sei fuori dai giochi. A parte la licenza Creative Commons, c’è sul sito, in ogni pagina, la scritta Riproduzione riservata. È perché c’è la diffusa opinione, nel mondo dei media tradizionali, che ciò che c’è in rete sia gratis. È una percezione sbagliata. È frutto di anni di identificazione della rete con alcune parti di essa. No ragazzi, sulla rete funzionano le leggi normali, le leggi dello stato, non ve ne siete accorti ma è così.

Il caso di Barbareschi (che in una sua trasmissione ha usato alcune vostre battute e si è difeso dicendo prima che alcuni suoi autori collaborano con Spinoza e poi che voleva provocare) sarebbe stato risolto semplicemente accreditando il sito in trasmissione, o le battute sono dei relativi autori e la cosa dunque fuori dal controllo di Spinoza?

Barbareschi, a quanto ho visto in un video che mi hanno mandato, ha fatto cinque battute, di cui quattro prese da Spinoza. Avrebbe dovuto citare il sito da cui le ha prese, qualunque esso fosse, anche se le avesse prese da un blog sconosciuto. E invece ha detto “Certe volte i miei autori scrivono delle cose che io non capisco”, attribuendo cose altrui allo staff del suo programma. Per poi rimangiarsi tutto dicendo che quattro dei suoi autori sono dentro Spinoza (se lo sono veramente, non l’abbiamo ancora scoperto, ma senz’altro non sono gli autori di quelle battute), e fare ancora voltafaccia dicendo che la sua era una provocazione. Lasciamo perdere, quelli sono personaggi che valgono davvero poco. Per quanto riguarda gli autori, essi concedono esplicitamente l’assenso all’uso delle battute da parte di Spinoza, quindi se si cita Spinoza quando si citano le battute va bene, è prassi consolidata, anche se ovviamente sarebbe meglio citare anche l’autore: purtroppo non è così immediato arrivarci.

Voi usate una licenza Creative Commons per il web. Che cosa accade invece per i riutilizzi fuori dal web? Quale tutela offrono nel caso di mancata attribuzione o di riutilizzo contrario alla licenza utilizzata, le Creative Commons?

La licenza Creative Commons non dà tutela. Semmai la toglie. Se non usassimo la Creative Commons l’alternativa sarebbe il copyright, che è il default. Noi usiamo la CC per i nostri blog da diversi anni: senza di essa teoricamente sarebbe impossibile citare alcunché. Ben venga. Se non usi i nostri testi a scopo commerciale, puoi farne quello che vuoi, previa attribuzione. Per qualsiasi altro uso, per esempio l’uso offline, basta chiedere. Basta una mail. Non ci vuole poi molto.

Come direbbe un marchettaro: avete in programma attività offline che sfruttino il brand di Spinoza?

Abbiamo diversi contatti, in verità, per ora non c’è niente di definito, ma domani non si sa. Pare che Spinoza piaccia, molto, anche offline. Vedremo.

La rete offre maggiori libertà d’espressione o le stesse dei media tradizionali?

La libertà di espressione sulla rete è data dalla facilità di accesso ai mezzi di pubblicazione. In realtà, come dicevo, valgono le leggi dello Stato, per cui stiamo molto attenti a ciò che pubblichiamo, perché se ci fossero gli estremi di una denuncia, per esempio per diffamazione, non ci piacerebbe affatto. Ogni tanto facciamo i censori, ma ci sono dei limiti che vanno rispettati.

E in rete, quali sono i vincoli espressivi che gli autori stessi dovrebbero porsi, se ce ne sono?

Il vincolo è il solito, non andare contro la legge. Per il resto si può fare quel che si vuole. Anche scherzare dei morti, se è il caso.

Il vostro è un tipico esempio di sito dal design minimale di grande successo. Secondo voi la confezione ha un qualche ruolo nel successo di Spinoza o sarebbe stato lo stesso con altri “vestiti”, menu complicati, navigazione?

Ecco, molto bella questa domanda, visto che ho lavorato tutto ieri al nuovo template, molto meno minimale, ma che si spera che permetterà a Spinoza di sopportare autonomamente i costi (crescenti con il crescere del pubblico) che finora ci siamo sobbarcati noi. Quel template era inalterato dal 2006. Speriamo che il nuovo non infastidisca troppo i lettori.

Qual è il futuro di Spinoza?

Soldi, donne e droghe. E il dominio del mondo.

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