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Scatti una foto e trovi il prezzo migliore

09 Settembre 2009

Scatti una foto e trovi il prezzo migliore

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Dalla Svizzera con furore: arriva l'applicazione per cellulare che con una foto permette di comparare i prezzi online. Un altro passo verso la ridefinizione del ruolo dei negozi e del loro marketing?

Tanto tuonò che piovve il Comparison Shopping Mobile: da molto tempo era nell’aria e finalmente si iniziano a vedere le prime applicazioni concrete. In particolare un’applicazione che curiosamente arriva dalla Svizzera, paese che normalmente non è percepito come un innovatore in campo Internet. E invece… (bravi). L’applicazione nasce da un mashuppamento del know how di Kooaba e di quello di comparis.ch.

Kooaba è un’azienda che ha sviluppato un sistema di Image Recognition per il cellulare (in primis l’iPhone): in sostanza un’applicazione che vi permette di scattare una foto di un prodotto, di un poster cinematografico, un disco e con quella foto accedere a un sito o a un apposito minisito. In altre parole, l’immagine fa da Url. Evidenti i potenziali: per il cinema le recensioni e gli orari, per i prodotti i minisiti informativi e così via. Comparis.ch è invece un motore di comparazione dei prezzi; dietro a un’interfaccia non esattamente eccitante si nasconde un database che permette di confrontare vari prodotti di vari produttori o negozi.

Dall’unione delle menti delle due aziende è nata un’applicazione per iPhone e per Android. Scattando una foto del prodotto che ci interessa si ha dal cellulare accesso al database di Comparis e si può avere un supporto ben monetizzabile alla nostra decisione d’acquisto. Al momento il servizio è attivo per Cd, Dvd, giochi, libri (oltre 5 milioni), confrontando i prezzi di negozi e di alcuni dei principali siti di e-shopping (svizzero). I lettori più attenti faranno notare che Amazon aveva già fatto una cosa analoga un po’ di tempo fa, ma qui si esce dal “walled garden” del singolo dettagliante per metterci nell’arena del confronto di più catene/outlet.

Il gioco si fa serio

Al di là dell’aspetto “geek” della novità, le potenziali implicazioni di questi sistemi sono profonde, per il mondo del marketing e della distribuzione. Già da prima della crisi era evidente l’emergere di una sensibilità verso il fattore prezzo da parte dei consumatori – in un mercato dove (drammatizzando un po’, dai) se non sei una marca forte e innovativa sei una commodity. E quindi vieni valutata per il tuo prezzo. Non solo: il meccanismo fondante della distribuzione moderna è stato quello della scelta del negozio o per ragioni di comodità/vicinanza o per ragioni di fiducia – una fiducia che poteva spingerci a fare qualche miglio in più pur di essere ragionevolmente sicuri di avere dei buoni prodotti, un buon assortimento, un buon servizio… oppure un buon prezzo, basandosi sul principio della grande superficie uguale grandi volumi uguale prezzo competitivo.

Certo, l’arrivo della rete ha aiutato il meccanismo della comparazione dei prezzi; ma non è comunque un fenomeno così rapido ed è comunque un po’ complesso, se la si fa “a mano”, cioè vedendo sito per sito l’offerta dei vari punti vendita online. Senza contare che non sempre si riescono a vedere online i prezzi praticati da negozi “fisici”. Di conseguenza la triste realtà è la scelta tra visitare 100 negozi di persona per comparare i prezzi (e poi magari scoprire che il primo era quello col prezzo più basso) o darsi una soglia e comprare nel primo negozio che troviamo che arriva a quel prezzo… anche se magari ne esiste qualcun altro più economico (ed esiste, esiste sempre…).

Scelte più facili

L’arrivo dei motori di comparazione sicuramente ha aiutato la nostra scelta in tutti gli acquisti programmati; quelli per cui investiamo tempo e impegno, visto che magari un 5% di sconto sono poi dei bei soldi, come nel caso di un televisore formato tavolo da ping pong, di quelli che vanno di moda adesso. Per l’acquisto di impulso niente da fare, essendo l’impulso e la pianificazione degli opposti. Fino all’arrivo di internet mobile.

Ricordo che qualche anno fa avevo scoperto un nuovo prodotto in un negozio di una grande catena, di essermene innamorato e dopo una (poco rapida) consultazione su internet via cellulare, di essere uscito da quel negozio ed essermi recato in un altro punto vendita, molto meno appariscente, a qualche isolato da lìm dove il prezzo era di qualche euro inferiore. Ora possiamo scoprire un prodotto e, in tempo reale, capire chi lo vende a meno oppure, con la geolocalizzazione, decidere a quale punto vendita dare i nostri soldi – in un equilibrio tra esborso economico e comodità/distanza.

Qui si rimettono in discussione molti ragionamenti sulle politiche di marketing dei negozi, non strettamente legati al pricing, alla localizzazione sul territorio e al valore di marca e all’esclusività dei prodotti. Perché se il prodotto che vendo è fortemente “diverso” allora tutti i ragionamenti di comparazione saltano; d’altra parte lo sappiamo tutti che l’iPod è uno dei lettori Mp3 più cari… eppure se ne vendono a vagonate.

La sfida per la distribuzione

Per il consumatore avere strumenti comodi, “point and click”, per comparare prodotti e prezzi, magari risiedendo fisicamente dentro un punto vendita ha influenze non banali sul ruolo e sulle politiche del negozio, in un mondo dove sempre più persone vedono il punto vendita solo come un outlet dove “ritirare” un acquisto che è stato deciso in rete e per cui il ruolo del commesso/venditore diventa ininfluente (per non parlare di quello che succederà se davvero il social shopping diventerà mainstream).

L’arrivo quindi dei Mobile Codes prima e dell’image recognition ora ci fa presumere un mondo dove il digital divide si tradurrà anche in una capacità più intelligente di comprare e di risparmiare. Anche se, ammettiamolo, il risparmio sul singolo acquisto sarà più che compensato dal nostro smodato appetito per novità tecnologiche e gadget.

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