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Il social networking si fa hardware

23 Dicembre 2008

Il social networking si fa hardware

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Arriva Poken, una chiavetta Usb che dovrebbe aiutarci a gestire la transizione dal reale al network virtuale scambiando i profili dei vari social network con le persone che incontriamo. Un'ottima idea, ma con una serie di problemi non da poco

Per molti, molti di noi, il social networking è diventata una parte importante della vita sociale. E quando dico tanti mi riferisco ai quatto milioni e rotti che sarebbero iscritti (solo in Italia) a Facebook, ma anche ai tre milioni di Netlog (di cui in confronto si parla pochissimo), alla milionata di Linkedin, il paio di milioni su Badoo, per non parlare dei quasi tre su MySpace. Fermi, fermi, aspettate a scandalizzarvi; certo che i numeri sono da prendere con le pinze e che molti italiani sono iscritti a più network. Fatto sta che se si guardano le statistiche di Alexa emerge chiaramente che sui venti siti più trafficati d’Italia, quattro sono dei “pure player” del social networking, con Facebook al quarto posto assoluto.

Morale: è attività frequente (e forse prossimamente anche segno di buona educazione 2.0?), invece di scambiare biglietti da visita o figurine Panini, passarsi le proprie coordinate del social network preferito, con il solito “scusa hai una penna” o meglio “aspetta, che scrivere sulla tastiera dell’iPhone…”. Da questo insight sulla vita del essere umano contemporaneo (di nicchia, comunque) è probabilmente nata l’intuizione degli inventori di (dei? del?) Poken, il primo – credo – device hardware finalizzato alla acquisizione di amici virtuali conosciuti nel mondo reale in real time.

Stringiamoci la manina

Sembra complicato, ma dovrebbe essere semplice: i Poken sono una speciale razza di chiavette Usb, dotate di un dispositivo di networking wireless o qualcosa del genere. Sulla chiavetta possiamo immagazzinare i dettagli dei nostri social network (al momento i Poken supportano solo Linkedin, Facebook e un oscuro, per noi, network sociale elvetico). Quando incontriamo qualcuno con cui vogliamo costruire una connessione, estraiamo le nostre reciproche chiavette, mettiamo in contatto le loro manine (si, la chiavetta è dotata di una manina con tanto di magnete, che la incolla alla manina della chiavetta del nostro corrispondente) e i Poken si scambiano dati e informazioni; anzi, se “l’altro” è un conoscente, si scarica in una timeline i dettagli delle sue interazioni sociali (o almeno così promette il sito dell’azienda costruttrice, doyoupoken.com). Una volta tornati nei pressi del nostro Pc infiliamo la chiavetta nella presa Usb e il resto è più o meno facile immaginarlo.

L’idea in sé è interessante, anche se soffre del classico effetto network. Finché non sono in tanti a possederla, la chiavetta non serve a niente, quindi non c’è nessun interesse a comprarla. In più, la scelta di veste grafica delle chiavette parrebbe riflettere dei disturbi esistenziali da parte del team che l’ha sviluppata e sopratutto approvata, dato il look parecchio aggressivo e probabilmente non in linea con il lifestyle di molti degli utenti medi dei social network. I quali, non dimentichiamolo, vantano fra i loro iscritti robuste percentuali di utenti over 40. La capacità di immagazzinamento della chiavetta è attualmente di 64 contatti, quindi rischia un prematuro esaurimento in situazioni come barcamp o altri eventi social/reali che sono u  ecosistema ideale per potenziali heavy user di questa tecnologia, almeno a giudicare dal ritmo con cui brucio i miei biglietti da visita (cartacei, deliziosi, fatti con le mie personali foto preferite grazie all’accoppiata Flickr e Moo).

Il costo è poi un altro fattore non trascurabile: online si possono solo comprare dei pack formato tribù/community da 12 pezzi, a un costo di 120 euro inclusa spedizione. Si tratta di un perfetto caso in cui sperimentare il social shopping e la costruzione online di gruppi d’acquisto. I Poken si possono acquistare anche singolarmente, immagino a un costo superiore ai 10 Euro, ma al momento sembrerebbero disponibili solo in sei negozi svizzeri (compresi bar/caffè/ristoranti) che non lo vendono per e-commerce. Da segnalare comunque la possibilità di avere sconti a seconda dell’uso che se ne fa e dell’impegno di diffusione virale personale messo a favore del prodotto. Ovviamente per poter godere di questi vantaggi già bisogna averne comprato uno.

Il nome della cosa

Ultimo ma non più lieve aspetto negativo, il fatto che ci dovremmo caricare di un ulteriore gadget/dongle, fattore non trascurabile considerando che io già mi porto dietro l’equivalente digitale di un mazzo di chiavi da carceriere, contenente una chiavetta Usb, una micro torcia elettrica, il freschetto Verisign che mi fa accedere alla mia banca online, il telecomando del cancello e, elemento più importante di tutti, la chiavetta della macchina del caffé.

Detto questo, essendo io notoriamente un sucker per quanto riguarda i gadget inutili ma ad alta tecnologia, non escludo di comprarmene uno o di farmelo comprare in Svizzera da miei colleghi che ci vanno regolarmente. Poi starò lì a guardarlo, mentre sonnecchia sulla scrivania o sul comodino, in attesa che qualcuno, forse un giorno lo renda virale, di moda, diffuso. E allora anch’io potrò avere l’ebbrezza, in pubblico, di estrarre il device e proporre … oddio, cosa? Pokeniamo? Pokeniamoci? Che ne dici se ci scambiamo i dati dei nostri profili attraverso quella simpatica chiavetta detta Poken di cui entrambi disponiamo?

Ahimè, temo che il limite più grosso per questo oggetto, nei paesi non anglosassoni, possa proprio essere trovare una maniera intellegibile e socialmente accettabile di proporre la connessione in meno di 130 battute o 144 secondi di spiegazione.

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