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Una foto per sapere tutto del prodotto

10 Dicembre 2008

Una foto per sapere tutto del prodotto

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La convergenza tra Amazon e l'iPhone porta in campo un esempio di quella che potrebbe essere la prossima generazione di assistenti per il mobile shopping

Da tempo sostengo che l’Internet mobile e i terminali smart porteranno significative novità nel modo in cui facciamo shopping. Già da tempo seguo con interesse le applicazioni per i cellulari che sono in grado di leggere i codici a barre di nuova generazione, permettendo di scattare una foto a questo codice e automaticamente di leggere sullo smartphone una breve descrizione del prodotto o di collegarsi automaticamente al sito/minisito dell’azienda per ulteriori informazioni.

È chiaro quanto questo possa rappresentare un nuovo modo di vedere l’informazione commerciale sul punto vendita o (meglio? peggio?) un modo di poter confrontare, comparare, attingere alla saggezza della smart crowd quando esposti a un prodotto interessante in un negozio. Se volete, qualche esperimento lo potete fare testando software per l’iPhone come Barcode o Neoreader, anche se poi questi codici a barre non sono molto diffusi in Italia. Poco male, ve li potete generare da voi usando servizi come Kaywa.

Chiaro è che questi sistemi hanno dei limiti, richiedendo di modificare le confezioni o i materiali nel punto vendita. Sto riflettendo proprio in questi giorni su un progetto di questo genere e non posso nascondere le complessità dell’organizzazione di un meccanismo di questo tipo. Molto interessante, quindi, l’arrivo di sistemi ancora più intelligenti, che non hanno bisogno di una codifica della realtà attraverso un codice grafico, ma che possono usare direttamente ciò che esiste come input.

Un apprezzabilissimo esempio (anche se molto walled garden) è quello fornito da Amazon: sviluppata in esclusiva per l’iPhone o iPod Touch (e non disponibile sullo store italiano), l’applicazione si dà l’obiettivo di farci comprare di più dall’omonimo retailer o da catene ad esso affiliate. Ovviamente lo fa in modo molto carino, dando un servizio che si spera si tradurrà in maggiori fatturati. O meglio: in maggiori preferenze per Amazon rispetto ad altri canali di vendita.

L’applicazione, che in qualche modo rappresenta un significativo piccolo passo avanti nella grande saga del retailing online, si basa sulla capacità del melafonino di scattare delle foto. Se però la foto la scattiamo dall’applicazione di Amazon, dopo lo scatto si scatena la potenza dei giganteschi server dell’e-commerciante. L’immagine viene infatti analizzata microscopicamente da potenti server (almeno ufficialmente, anche se si potrebbe malignare che in realtà venga data in pasto a una ciurma di qualche migliaio di analisti sottopagati e ubicati nei sotterranei di una qualche server farm, essendo gli umani meno veloci ma più accurati e più capaci di identificazione laterale). Sia come sia, il sistema si impegna allo spasimo per riconoscere nella foto che abbiamo scattato un qualche prodotto in vendita su Amazon o i suoi partner.

L’idea, quindi, è di andare per vetrine, vedere qualcosa che ci piace e scoprire, in modo comodo e veloce cos’è, come va, e se vale la pena di comprarlo in un negozio diverso da quello in cui l’abbiamo avvistato. Quando identifica nella nostra istantanea un prodotto in catalogo, il software ci dà la possibilità di leggere gli usuali commenti degli utenti di Amazon, di comprarlo con un clic, di salvarlo in una wishlist per poi acquistarlo in un secondo momento e di mantenere memorizzate sia sull’applicazione che sul sito di Amazon i nostri scatti con relative schede. E qui ci sarebbe da aprire un interessante capitolo sul fronte del social shopping mobile o immobile.

A tendere, applicazioni di questo tipo, basate sul riconoscimento delle immagini (tema su cui sta lavorando duramente un certo Google, mi risulta), potranno avere nuove ed imprevedibili conseguenze nel nostro mondo e nel nostro modo di fare le cose. Prevedo infatti l’aprirsi di significativi spazi di mercato per applicazioni che, partendo da una foto scattata di nascosto col telefonino a una personcina attraente, siano in grado scandagliare i social network per riconoscerla, visualizzarcene la scheda con dati, preferenze e passioni, nonché vedere se la egli/ella ha un qualche amico in comune con noi; in modo da permetterci una elegante apertura di conversazione e attaccare bottone in modo telematicamente elegante. Grazie all’intelligenza artificiale (nostra) e al riconoscimento digitale delle immagini (sue).

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