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Legge Stanca, a che punto siamo?

30 Giugno 2008

Legge Stanca, a che punto siamo?

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Lo stato dell'accessibilità in Italia, quattro anni dopo l'entrata in vigore della legge 4 del 2004. Tra difficoltà di applicazione e principi d'uso in fase di parziale revisione, la situazione è in lieve miglioramento. Ma Web 2.0 e Rich Internet Application pongono nuove sfide

Era il 17 gennaio 2004 quando uscì in Gazzetta Ufficiale la Legge n. 4 del 9 gennaio 2004 dal titolo imponente Disposizioni per favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici, ma comunemente conosciuta come Legge Stanca (dal nome del ministro proponente). La Legge fu frutto di un lavoro di affinamento e di fusione di diversi progetti di legge, tra cui il progetto di legge Campa-Palmieri sviluppato a suo tempo con il supporto dell’associazione dei Webmaster. Tra gli obiettivi della normativa vi è la richiesta di garantire a tutti i cittadini, indipendentemente dalle disabilità, di poter accedere ai siti Internet delle Pubbliche Amministrazioni nonché di poter utilizzare gli strumenti informatici idonei a consentire l’inserimento nell’attività lavorativa.

Dopo alcuni mesi dall’approvazione presso il Centro Nazionale Informatica Pubblica Amministrazione, la segreteria tecnico-scientifica della Commissione Interministeriale Permanente per l’Impiego delle Ict a favore delle categorie deboli o svantaggiate, presieduta da Antonio de Vanna, ha avviato una serie di gruppi di lavoro per dare applicazione alla Legge. La Legge 4/2004, difatti, prevedeva la definizione dei requisiti tecnici per i siti Internet per hardware e software tramite appositi decreti, e questi gruppi di lavoro – ai quali partecipavano rappresentanti di associazioni di disabili, di produttori di hardware e software, il W3C e Iwa come associazione degli sviluppatori esperti in materia di accessibilità – hanno sviluppato una serie di allegati tecnici – ispirandosi ai dettami normativi che richiedevano di recepire le direttive europee e le norme/raccomandazioni considerate “stabili”. Queste regole tecniche, rese disponibili come bozze con richiesta di commenti pubblici nel sito PubbliAccesso, sono diventate norme tecniche grazie al Decreto Ministeriale 8 luglio 2005: sono quindi quasi tre anni che la legge 4/2004 è effettivamente operativa.

L’applicabilità della legge 4/2004

Su questo tema vi sono state parecchie discussioni nelle liste tecniche e nei forum dedicati all’accessibilità. La legge 4/2004 prevede esplicitamente (art. 4 comma 2) che, ove una pubblica amministrazione stipuli un contratto con un fornitore per lo sviluppo del proprio sito senza richiederne chiaramente la conformità ai requisiti tecnici, tale contratto è nullo e quindi la fornitura non può essere pagata. A rafforzare ciò, onde evitare l’aggiramento della normativa con l’auto-produzione dei siti Web, è stata emanata una nuova legge: la numero 67 del 1 marzo 2006 contenente Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni. Grazie a questa norma qualsiasi discriminazione diretta o indiretta fatta da qualsiasi soggetto (privati e/o pubbliche amministrazioni) può essere rimossa e sanzionata tramite l’intervento delle associazioni di categoria. Che cosa significa? Se a causa di una disabilità un utente non può utilizzare gli strumenti informatici per compiere alcune azioni (esempio: ricaricare il credito telefonico, accedere al pagamento di servizi ecc.) è suo diritto richiedere la rimozione di tale barriera digitale.

Tra i documenti prodotti vi sono i 22 requisiti per i siti Internet (e l’uso generico di Internet piuttosto che web è voluto). Questi requisiti sono di chiara ispirazione rispetto alle vigenti linee guida per l’accessibilità dei contenuti (W3C Wcag). I requisiti per il Web sono stati considerati spesso di difficile applicazione, senza però contare che si tratta di specifiche tecniche risalenti al secolo scorso: le Wcag 1.0 sono linee guida del W3C pubblicate il 5 maggio 1999 e un professionista o un’azienda che si rivolge alle pubbliche amministrazioni per fornire i propri servizi web deve assolutamente avere un bagaglio di competenza in materia. Per tali requisiti è disponibile oramai da tempo una guida resa disponibile gratuitamente sul sito del Cnipa. Si tratta essenzialmente di una serie di principi di sviluppo accessibile, criteri basilari per chiunque crea contenuti per il Web: utilizzo di codice conforme alle specifiche, fornitura di testi alternativi per i contenuti non testuali (immagini, oggetti, script ecc.), impaginazione tramite fogli di stile, disponibilità di titolazioni, chiarezza dei collegamenti (link), possibilità di ridimensionamento dei caratteri, adeguati contrasti di colore tra testo e sfondo. Per tutti questi principi di sviluppo si trovano informazioni in Rete da anni: risorse come webaccessibile.org sono punti di riferimento per chi vuole sviluppare seguendo le raccomandazioni del W3C in materia di accessibilità del Web.

La situazione odierna

Dopo un inizio in cui tecnici e meno tecnici criticavano l’applicabilità dei requisiti per i siti Internet delle pubbliche amministrazioni, grazie anche alle operazioni di formazione e divulgazione effettuate dal cnipa, da Iwa, da progetti come Porte aperte sul Web e grazie anche all’autoapprendimento effettuato da molti tecnici, si può dire che si è superatala fase di terrore e si è giunti alla fase di applicazione. Nascono quotidianamente nuovi siti Web pensati con l’accessibilità in mente, considerando quindi l’accessibilità come uno dei principi basilari di sviluppo per un sito Web e non un modulo aggiuntivo (plug-in) da vendere al cliente. Con il passare del tempo ci si è resi conto anche della necessità di sviluppare Content Management Systems accessibili, ovvero di poter garantire sia la pubblicazione di contenuti conformi alla legge 4/2004, sia di poter garantire la pubblicazione anche alle persone con disabilità. Fioccano quindi su Google i Cms a norma della legge 4/2004, la maggior parte dei quali però non applica i requisiti nella parte amministrativa (backend).

Oggi siamo in un momento in cui il Web sta evolvendo velocemente e in cui termini come Rich Internet Applications, Web 2.0 la fanno da padrone. È ben chiaro che l’evoluzione tecnica sta consentendo la rapida migrazione delle applicazioni verso il Web: oggi non ci sbalordisce più vedere soluzioni complete di Office Automation disponibili direttamente nel Web, come non ci sbalordisce vedere quanto semplice sia creare un blog o pubblicare un video sul Web. Se pensiamo che la legge 4/2004 si basa sulle Wcag 1.0 (1999) e che lo stesso W3C sta aggiornando le linee guida con la prossima uscita delle Wcag 2.0, possiamo capire quali sono le problematiche attuali di inserimento delle Web Apps all’interno delle pubbliche amministrazioni.

Prospettive per il futuro

Siamo in una fase in cui si rende necessario un aggiornamento dei requisiti tecnici che (art. 12 della Legge 4/2004) possono essere aggiornati con l’uscita di nuove raccomandazioni e specifiche. In questo caso il W3C ci viene in aiuto con la prossima pubblicazione di tre interessanti specifiche:

  1. Wcag 2.0, Linee guida per l’accessibilità dei contenuti per il Web. Tra le novità di questa nuova versione, particolarmente importante per le Web Apps, è la possibilità di definire la scelta delle tecnologie accessibili che si desidera utilizzare. Potremmo quindi definire come requisiti del nostro sito Web il supporto del browser per Xhtml, Css e Javascript e sarà poi nostro compito garantire l’accessibilità dei contenuti prodotti con tali tecnologie. Di primaria novità è l’indipendenza della specifica dal tipo di contenuto Web: sarà quindi direttamente applicabile sia su Html sia su Javascript sia su altri contenuti Web quali filmati multimediali o documenti Pdf.
  2. Atag 2.0, Linee guida per l’accessibilità degli strumenti di sviluppo per il Web. Questa nuova versione è particolarmente indicata per i produttori di applicazioni Web che generano contenuti: non si parla solamente di Cms ma anche di soluzioni come sistemi di video-sharing, applicazioni Web di Office Automation eccetera.
  3. Wai-Aria, Linee guida per l’accessibilità delle Rich Internet Applications (Ria). Le indicazioni presenti in Wai-Aria sono la soluzione per l’accessibilità delle Ria. Una delle maggiori difficoltà riscontrate dagli utenti che navigano con tecnologie assistive è la possibilità di essere informati di ciò che accade sullo schermo (notifiche, eventi). È necessario inoltre informare (come avviene nel software client-side dal secolo scorso) qual è la funzionalità (ruolo) e lo status di un determinato oggetto: se, per ipotesi, utilizziamo una serie di elementi
    o per creare un menu a tendina o una visualizzazione ad albero, dovremmo utilizzare un attributo (“role”) per definire il ruolo di quegli elementi. Il supporto di Wai-Aria è in espansione: Firefox 3 e la beta di IE 8 supportano già una serie di funzionalità che consentono alle tecnologie assistive di interagire con tali oggetti. In un futuro non remoto, lo sviluppo delle applicazioni Web accessibili non potrà scordarsi di Wai-Aria.

È ben chiaro che sono sufficienti queste tre specifiche per garantire l’accessibilità di siti ed applicazioni Web.

Adeguamento normativo

La richiesta proviene da più parti: quando saranno aggiornati i requisiti per i siti Internet della legge 4/2004? È necessario che il nuovo governo ricostituisca la Commissione (passata, per firma dell’ex ministro Nicolais, da interministeriale a ministeriale e da permanente a durata della legislatura) e la segreteria tecnico-scientifica con la costituzione di un tavolo tecnico su cui portare in discussione le nascenti specifiche W3C adeguando quindi gli attuali requisiti con la possibilità di utilizzo corretto di tecnologie accessibili.

A mio avviso sarebbe auspicabile una prima revisione con delle piccole modifiche ai requisiti attuali. Basterebbe provvedere alla rimozione (dal requisito 3) della necessità di alternative equivalenti per gli script con rimozione del requisito 15 (che prevede l’operatività della pagina senza script), ma con rafforzamento del 17. In sintesi: se si utilizzano degli script che prevedono l’interazione con l’utente, è necessario che gli stessi siano direttamente accessibili.

In un secondo tempo sarà poi necessario diversificare i requisiti per le interfacce Web e per le applicazioni Web, inserendo in entrambe le raccomandazioni Wai-Aria.

In questo modo potremmo garantire l’evoluzione dei contenuti e delle applicazioni per il Web senza dover rimettere mano ai requisiti nei prossimi anni. Almeno sino all’uscita delle Wcag 3.0.

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