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Arrivederci e grazie, Netscape

08 Gennaio 2008

Arrivederci e grazie, Netscape

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Con l'annuncio del suo produttore, va in pensione il primo dei gloriosi browser che hanno caratterizzato l’epoca pionieristica delle Rete

A voler essere melodrammatici, potremmo dire che è un po’ la fine di un’epoca. In realtà si tratta di un’epoca già finita da un pezzo, vista la rapidità incredibile con cui si evolve la Rete (ma ci pensate che Internet, in Italia, non ha nemmeno 15 anni?). Con ogni probabilità un gran numero dei lettori collegati non ha mai usato, forse nemmeno mai visto Netscape, il browser che ha segnato una svolta sia tecnologica che ideologica. Un browser che oggi è stato archiviato dalla storia (e dai suoi sviluppatori).

Netscape è stato il primo browser “a pagamento”, prima che si cristallizzasse il modello di business per cui l’utente della rete pretende i software abilitanti gratis. E che quindi se si sviluppa un’applicazione, meglio pensare ad altri modi di farci dei soldi. Da un certo punto di vista, sarebbe potuta andare diversamente ma per mille ragioni storiche o astrologiche è andata così, definendo quindi il successo di alcune aziende e il tracollo di altre. E, per assurdo che possa sembrare, un po’ della colpa del successo del software free è proprio di Microsoft.

Si era nell’avventuroso 1993, quando la maggior parte della popolazione mondiale non sapeva che esistesse una cosa chiamata Internet, meno che meno il World Wide Web. Anche perché il contenuto presente in Rete era poco e la tecnologia di visualizzazione delle pagine era ai suoi traballanti inizi. Insomma, mancava un’applicazione in grado di rendere fruibili le pagine web (e di conseguenza, rendere sensato produrle, queste pagine e questi siti). Il buco fu riempito da un team del National Center for Supercomputing Applications, che inventò un software chiamato Mosaic (quello non l’ho visto nemmeno io), in grado di permettere la visualizzazione di pagine che combinavano testo e grafica, gli antenati di quelle pagine che ancora oggi riempiono tanta parte del nostro tempo libero e lavorativo.

Mosaic, visto a posteriori, non era un gran che – e se ne rendevano conto anche i suoi inventori. I quali, rendendosi conto di aver per le mani una potenziale macchina da soldi, mollarono tutto per fondare una delle prime aziende per la Rete. A fine 1994 rilasciarono Netscape, il rivoluzionario browser che apriva la porta allo sviluppo di siti molto più interessanti e fruibili. Il mercato reagì con molto interesse, almeno dal punto di vista finanziario: nel 1995 la quotazione in Borsa portò a una valutazione aziendale di 2 miliardi di dollari (contro circa 20 milioni di dollari di fatturato: un classico).

Ci stavamo dunque abituando all’idea di metterci la mano in tasca per comprare il software quando – incredibile sorpresa – arrivò la bomba di Microsoft. Che, rendendosi conto di aver accumulato un ritardo imperdonabile nel mondo Internet, non solo realizzò un browser per certi aspetti migliore, ma iniziò a regalarlo in bundle con Windows. A quel punto, non ci fu più storia: a pagamento contro gratis, la lotta si fa impari e quasi nessuno comprò più i prodotti Netscape, permettendo l’affermarsi oligopolistico di Explorer, che dura ancora oggi – seppure con erosioni da parte di Firefox, Safari e Flock (questi ultimi due i miei personali preferiti). E se volete avere qualche numero, in termini di quota di mercato dei vari browser, potete iniziare da questo articolo di Wikipedia.

Dunque Netscape passò al modello “ti regalo anch’io il software”, ma con dubbio successo. Più successo lo ottenne invece con l’operazione finanziaria conclusiva, vendendosi a America On Line per 10 miliardi di dollari nel 1999. La mossa di AOL, sempre a posteriori, non fu una bella mossa e molti ricordano i terribili problemi in cui la Internet company si trovò per anni. Nel tentativo di trovare un senso a Netscape, l’evoluzione fu da un lato di costruire un portale (quello dovrebbe restare ancora vivo, almeno per un po’, anche se sostanzialmente annegato nel calderone AOL) e di far evolvere la filosofia del progetto. Vede così la luce Mozilla, il progetto di open-source che avrebbe a sua volta dato origine a Firefox – che come visto è stato un altro dei colpevoli della fine di Netscape come browser.

Posti di fronte all’inutilità di investire ulteriore tempo, denaro e sforzi su un cavallo morto, dopo aver cercato di far diventare Netscape un diverso “flavor” di Firefox, AOL ha deciso di staccare la spina e di non proseguire più nello sviluppo e supporto del browser con la N. Dal primo febbraio, dunque, Netscape sarà posto in animazione sospesa – sarà ancora possibile usarlo, certamente; e per un po’ di tempo sarà ancora possibile scaricarlo, anche se probabilmente nessuno vede più una buona ragione per farlo. Insomma, si chiude il ciclo di vita di un prodotto che ha segnato per molti di noi i tempi eroici di una Rete dove tutto sembrava possibile. E dove la realtà ha spesso superato le nostre più selvagge fantasie.

Bye Bye Netscape, e grazie di tutto.

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