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Zygmunt cerca lavoro

14 Agosto 2007

Zygmunt cerca lavoro

di

Memorie dal metaverso, seconda parte. La breve e inquietante estate di un avatar su Second Life, alla deriva tra un’isola e l’altra

07 agosto

Il teletrasporto guidato è andato bene, l’isola da vedere era Argabuthon, in sostanza un grande magazzino pieno di scatoloni di vestiti, gadget, tatuaggi e cose varie. Tutto gratis. Un particolare fondamentale, soprattutto per il fatto che io di soldi non ne ho. Mentre mi provavo un paio di sneakers bianche e gialle (orribili, le ho già sostituite nuovamente con i miei soliti sandali) sentivo i miei ciceroni parlare di possibilità di lavoro su isole particolari, di guadagnare un po’ di Linden Dollars (la moneta locale). «Mah… lavoro già abbastanza nella prima vita per mettermi a fare business anche nella seconda», mi sono sorpreso a dire. Quindi è questo che sono per lui, ho pensato. Un semplice passatempo, un burattino da muovere a suo piacimento. Intanto continuavo ad armeggiare con le scarpe. Dovevo estrarle dalla scatola, poggiando prima la scatola a terra, poi infilare prima la scarpa destra e poi la sinistra, infine gettare la scatola vuota nei rifiuti. «Pensavo che le cose fossero più facili qui… Ci mancava ancora dovessi legarmele!». Ho avuto un improvviso moto di odio verso il mio creatore, poi sono andato a fare un giro da solo e mi sono tranquillizzato acquistando un paio di pantaloni attillati e una giacca di pelle nera. I gusti del mio doppio sono un po’ grossolani, però devo ammettere che ora ho un aspetto più incisivo.

Adesso il problema è questo: sono ufficialmente un vagabondo. Non ho un posto che posso chiamare casa, e non riesco nemmeno a tornare nella mia isola di origine. Per cominciare, sulla mappa ce ne sono quasi un centinaio, tutte uguali. E poi il teletrasporto non si attiva. Perciò continuo a viaggiare tra un’isola e l’altra, seguendo l’istinto di qualcuno di cui – devo dirlo – mi fido veramente poco. Continuo a vagare tra i palazzi di Torino Italy, dove almeno trovo quasi sempre le stesse persone a cui chiedere lumi, e insieme con il mio doppio mi teletrasporto da un luogo all’altro. La maggior parte delle volte non c’è nessuno in giro. Su Liberty Island mi imbatto in una sorta di centro commerciale all’aperto di materiale sixties. Mi siedo su un divanetto e un enorme bong animato mi inserisce un bocchino flessibile tra i denti. Non so se oltre lo schermo ci sia ancora qualcuno, perché fumo per un tempo che mi sembra interminabile. Quando finalmente riesco a rialzarmi barcollo verso una cabina fotografica e mi scatto una serie di foto nelle pose più strane.

Questo fatto dei gesti e delle posizioni arriviamo a capirlo insieme, dopo essere rimasti bloccati per alcuni minuti in posa plastica a prendere il sole sul bordo di una piscina deserta, inserita in un complesso residenziale deserto su un’altra isola. Non è inusuale trovare “punti caldi” (spesso sotto forma di piccole sfere colorate) che se toccati attivano una sequenza di comportamenti a volte, francamente, un po’ strani. Soprattutto, non è facile uscirne. Quando è così, quello di là mi abbandona nel buio, e io sono costretto a ripetere le mie mosse all’infinito, senza vedere nulla. Quando torna, in genere la situazione si sblocca. Anche il teletrasporto presenta i suoi problemi. Certe volte arrivo su una nuova isola senza capelli, a volte con gambe e torace femminili (ma con la mia solita barba), a volte sembro decisamente una brutta copia di Silver Surfer (e almeno lui ha una tavola da surf).

09 agosto

Ogni tanto fa bene tornare all’ovile, tra i colleghi italiani. Sono tutti molto gentili con me, anche se a volte mi sembra di fare domande un po’ idiote. Ma è normale per un newbie, come si suol dire. Mi suggeriscono luoghi interessanti da visitare, e soprattutto fanno entrare in testa al mio corrispondente dietro lo schermo l’uso del pannello Search. Un conto è puntare il dito a caso sulle mappe, dico io, e farmi sempre finire dove non c’è nessuno o dove devo lottare contro spiacevoli tentativi di animation override (ieri una forza invisibile, o uno script, come lo chiamano qua, mi ha fatto camminare a quattro zampe e abbaiare per una decina di minuti). Un altro conto è andare alla ricerca di eventi particolari, o delle isole più popolari. Oggi va così: cerchiamo insieme un evento di musica dal vivo. Pare ci sia una cantante jazz molto brava all’Aida Lounge, ma siamo arrivati troppo presto, e il locale è ancora vuoto. Allora mi teletrasporto in una discoteca, con un DJ set che sembra particolarmente appetibile.

La discoteca WAB Nightclub è un ambiente complesso, dove molti personaggi più o meno normali si agitano al ritmo di una musica che inizialmente non sento. Ma è solo una questione di streaming (ormai ho imparato a parlare come gli altri). Presto la sala viene invasa dalla progressive techno, mentre i laser e i fumi invadono la pista. Piccolo problema: io non so ballare. La discoteca crea evidentemente qualche problema anche a quello di là, che si è affrettato ad abbassare il volume delle casse e a cercare qualcosa di adeguato nel menu Gestures. Il problema è che non trova nulla di meglio che farmi fare singoli passi di danza (tra l’altro fuori luogo in questo contesto) che poi si interrompono. Mi guardo intorno sconsolato. Tutti ballano, ed è pieno di signorine poco vestite che ammiccano. Solo io resto immobile sul posto. Medito di sedermi al bar, ma d’altra parte pare che noi avatar non possiamo bere. Avatar: l’incarnazione fisica di un dio. Così mi ha spiegato una sorta di guru vestito di bianco, non ricordo nemmeno su quale isola. Io sono l’incarnazione del mio creatore, anche se non propriamente fisica. Mi giro a guardarlo, sperando di suggerirgli qualcosa. Ad esempio, che è il momento di chiedere aiuto a qualcuno.

Problema risolto: è bastato teleportarsi su un’isola italiana (stavolta ha scelto Venice Italy, forse perché si sentiva più romantico) per sciogliere ogni dubbio. Per ballare, spiega un muscoloso visitatore di Piazza San Marco, bisogna generalmente toccare un globo traslucido che sta vicino al soffitto delle discoteche. Tornato al WAB ci provo subito. Ma nessun globo ha funzioni di scripting come quelle descritte. Resto ancora qualche minuto, invidioso dello scatenarsi sudaticcio degli altri avatar, poi un dialogo in francese tra due dei presenti porta la mia attenzione su un gigantesco pannello appeso sopra l’ingresso. Il pannello dice “DANCE”. Basta toccarlo per iniziare a ballare. La serata volge al meglio, finalmente. Mentre volteggio sulla pista, il mio compare dall’altra parte mi scatta decine di foto. Soprattutto quando ballo accanto ad una tipa in minigonna e stivali neri sopra il ginocchio.

12 agosto

Le nostre ricerche sull’espressione corporea danno buoni frutti. Certo migliori degli esperimenti di chirurgia estetica e cosmesi del mio creatore, che attualmente si sta divertendo a truccarmi come una rockstar anni ’80. I gesti possono essere combinati in animazioni complesse e se non fosse che la cosa non è così immediata, credo che ci si potrebbe sbizzarrire. Purtroppo gli esperimenti fatti danno come risultato comportamenti degni di una maschera della commedia dell’arte, tra inchini, balletti e gestualità varie. A parte questo, devo annotare come il mio partner nella RL (real life, come la gente di qui chiama la vita al di là dello schermo) si stia orientando verso un qualche tipo di lavoro: non si può essere vagabondi per sempre! Sta digitando “job” nel pannello di ricerca proprio in questo momento.

Ed ecco le opportunità di impiego che mi si presentano: posso andare a ciondolare per soldi in un centro commerciale. Si chiama camping, e consiste nel fare presenza, forse per far pensare che un’isola sia molto frequentata. Ma io non frequenterei mai un’isola che avesse me tra i suoi abitanti… Comunque ho fatto un giro al Sun Valley Shopping Mall, ma di campers ce n’erano già a sufficienza. Però ho risposto ad un’intervista, e questo mi ha fruttato ben 10 L$! Potrei fare l’indagato (di marketing, si intende) di professione e compilare tutti i moduli possibili trovati in giro. D’altra parte si può guadagnare ballando in una gabbia o su una piattaforma apposita, ma dopo l’esperienza in discoteca non è che mi senta così sicuro. Ma la cosa più allettante, scoperta sempre origliando conversazioni di altri newbie con qualche avatar esperto, sono i Money Tree, gli alberi dove il denaro cresce sui rami e può essere colto! Sento ridere di là dallo schermo, e mi sembra di distinguere le parole “paese dei balocchi”. Non me ne curo. Dobbiamo trovare questi alberi, dobbiamo fare soldi. Per far cosa di preciso, non so ancora. Ma dobbiamo.

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