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«Enterprise 2.0, il boom entro il 2008»

19 Giugno 2007

«Enterprise 2.0, il boom entro il 2008»

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Mentre molti ancora si chiedono se il web 2.0 esista e come vada definito, i suoi effetti diventano evidenti anche dentro le aziende, dove incidono sul modo di comunicare, condividire e collaborare. Incontriamo Luigi Grimaldi e Thomas Christel, ideatori di Yooplus, la prima startup Enterprise 2.0 italiana

Iniziamo da una definizione: che cosa significa per voi Enterprise 2.0?

Thomas Christel (a sinistra nella foto): Da un punto di vista tecnologico, l’Enterprise 2.0 marca un profondo spostamento da un web inteso principalmente come meccanismo di ricerca e canale di comunicazione a una piattaforma abilitante per tutta una serie di nuove applicazioni all’interno dell’azienda. Ciò mette in grado professionisti e società di fornire prodotti e servizi via web, utilizzando lo stesso web come supporto ed ambiente naturale. Il nuovo modello di utilizzo del software diventa in altre parole il SaaS (Software as a Service), sostanzialmente un meccanismo basato su sottoscrizione che fornisce ampia libertà di utilizzo agli utenti evitando alle società la necessità di aggiornamento, manutenzione e download delle applicazioni o di acquisto di hardware specifico per eseguire codice che può benissimo risiedere online.

Luigi Grimaldi: Da un punto di vista sociale, come il web 2.0 non è solo tecnologia, anzi non è neppure principalmente tecnologia, anche l’Enterprise 2.0 forza i puri limiti tecnologici per assumere i valori social tipici del web 2.0. Potremmo dire che anche per l’Enterprise vale il detto “people first”, ovvero mettere al centro non più i processi ma le persone. Questo per noi che ci occupiamo di team management è particolarmente interessante.

Allora possiamo definire in modo un po’ grossolano l’Enterprise 2.0 come il web 2.0 all’interno delle aziende. Concretamente quali sono i benefici che professionisti e società possono ottenere da questo fenomeno?

TC: I benefici sono molteplici. Partendo dagli aspetti legati all’IT, l’Enterprise 2.0 implica un fortissimo abbattimento del Tco (Total Cost of Ownership) del software. Ciò perché possiamo ora guardare al web come ad una piattaforma che consente integrazioni più semplici tramite Api aperte e standard, la disponibilità di interfacce di interazione più facili da apprendere e usare, una riduzione del tempo di introduzione di nuovi strumenti, un abbattimento dei costi di manutenzione, gestione della versione, aggiornamento. Da un punto di vista economico, adottare componenti Enterprise 2.0 dentro il proprio firewall (e quindi i principali tool che stanno caratterizzando il web 2.0 in ambito consumer) porta un miglioramento della produttività in termini di: meno email da cui essere schiacciati grazie a tool più mirati ad una comunicazione di gruppo quali blog, wiki, instant messaging eccetera; migliori possibilità di collaborazione e coordinamento tramite strumenti di condivisione come calendari condivisi, lavagnette, messaging, editing multiautore; un contatto continuo (potenzialmente 24/7) tra i componenti di un team che stanno lavorando congiuntamente, ma in modo distribuito, a una stessa iniziativa o progetto; un’accresciuta produttività e voce dei collaboratori capace a sua volta di stimolare una maggiore partecipazione alle attività dei team ed alla vita della stessa compagnia.

Soffermiamoci un attimo su Yooplus, il nuovo prodotto/servizio che state presentando al mercato. Quali strumenti sono previsti? Quali sono i principi che ne hanno inspirato lo sviluppo?

TC: Yooplus è un servizio che offre funzionalità di workflow e project management per clienti piccoli e medi in una pluralità di settori e lingue. Yooplus comprende due soluzioni: PlanJob+, uno strumento di process/project management per le realtà editoriali, non-profit, edili, finanziarie e commerciali e We+, la nostra piattaforma Enterprise 2.0 per la gestione dei progetti, la collaborazione e la comunicazione con team, collaboratori, clienti e fornitori. Tramite un calendario condiviso, cuore del sistema e delle ulteriori funzionalità, i manager possono tenere sotto controllo task, progetti ed interi programmi garantendo il coordinamento con colleghi, altri dipartimenti, altre divisioni o addirittura entità esterne all’azienda. La localizzazione ha poi importanza centrale dato che ogni professionista potrà assegnare al proprio workspace la lingua che preferisce in modo autonomo.

L’Enterprise 2.0 cambia anche il modo di fare software e di raggiungere il mercato?

LG: Sì, il web 2.0 è una rivoluzione anche dal punto di vista della possibilità di accedere ai mercati rappresentando un modo assolutamente “no country” di affrontare il problema della diffusione delle applicazioni. Per la prima volta, anche società di medie dimensioni, come del resto noi siamo, possono avere come punto di vista l’intero mercato mondiale. Seguendo le regole tipiche del web 2.0 non occorre pensare a una diffusione fatta di uffici da aprire in giro per il mondo, di tecnici da mandare ad installare applicazioni e piattaforme, di servizi da erogare dal cliente. Seguendo la logica tipica del “less is more” noi contiamo invece di essere competitivi su un mercato che fino ad oggi ha visto come protagoniste solo imprese di area anglosassone. Basecamp, Wrike, E-projects non saranno più le sole alternative nell’area del team management. Come diceva Thomas, crediamo inoltre di poter offrire un importante differenziale con un servizio di localizzazione che punta a includere tutte e 100 le lingue del mondo. Yooplus stessa è una società che parla più lingue ed i nostri servizi partiranno da subito con inglese ed italiano per aggiungere lo spagnolo entro la fine dell’anno. La localizzazione è per noi una componente realmente strategica.

È possibile per qualunque vendor lanciare una soluzione Enterprise 2.0 o dobbiamo più propriamente considerare questo nuovo mercato come il frutto di un’evoluzione, la parte più innovativa di un processo ed una relazione con aziende di medie e grandi dimensioni negli anni passati?

TC: Dal mio punto di vista l’Enterprise 2.0 è un’evoluzione nel modo di consentire alle persone di collaborare e comunicare. Stiamo sostituendo il cosiddetto water cooler con un oggetto simile ma virtuale. Tutti noi abbiamo sempre desiderato di essere ascoltati e messi in condizione di lavorare più efficacemente dalle aziende. We+ propone una piattaforma e degli strumenti mirati esattamente a raggiungere questo scopo. Certo i processi sono parte integrante del business e non possono semplicemente essere spazzati via. We+ cerca però di semplificare questi processi e la gestione dei progetti tramite un filosofia del tipo “less is more”. In tal senso, l’Enterprise 2.0 è la scintilla di un cambiamento culturale all’interno delle società che diventano più incentrate sulle persone e meno su processi e tecnologie. Per lanciare un’iniziativa di questo tipo è allora necessario capire che le persone ed i loro bisogni sono il cuore, il vero asset di ogni azienda. Molto concretamente, la questione non è solo fornire software o tool, ma aiutare le società o ancora meglio i loro dipendenti ad essere più attivi e produttivi, dando loro voce e un incentivo in cambio dei propri sforzi e contributi.

Quanto è importante un’esperienza forte sul mercato enterprise anche tradizionale, prima di lanciare servizi come Yooplus?

LG: Non penso che si possa approcciare il mercato enterprise senza avere delle buone esperienze delle dinamiche tradizionali che muovono le aziende. Questo vale particolarmente per un mercato rigido e frammentato come quello italiano dove i grandi gruppi sono pochi. Per noi è stato molto importante l’esperienza fatta in alcune case editrici italiane e in particolare in Loescher. Siamo passati, in tre anni di lavoro, da un approccio basato sulla gestione dei processi, che ancora resta fondamentale, ad un altro più “social” in cui abbiamo affiancato, fino a sovrastarli, ai processi le persone, la loro cultura, la loro capacità di incidere nelle scelte e di collaborare agli obiettivi usando strumenti collaborativi come il wiki e il blog. Poco importa se non li si chiama con il loro nome che suscita ancora qualche imbarazzo all’interno delle aziende, ma di questo si tratta. Oggi 200 persone in Loescher utilizzano una piattaforma collaborativa per gestire l’intero processo di ideazione e produzione delle novità, coinvolgendo autori esterni, redazione interna, collaboratori tecnici esterni ed interni, strutture di produzione esterna, tipografie e distributori, in una unica piattaforma web based fortemente “inquinata” da tipici elementi Web 2.0.

La vostra proposta che tipo di feedback sta riscuotendo? Potete già farci qualche nome di attore italiano che vi ha contattato per provare We+?

TC: Abbiamo ottenuto un ottimo riscontro a Web2.0ltre, dove il servizio è stato ufficialmente lanciato e abbiamo già un numero consistente di aziende che intendono fare beta testing della piattaforma. Lo stesso sta succedendo negli Stati Uniti. Contiamo di avere un’applicazione aperta a tutti i clienti edaziende interessate a parlare della loro esperienza e dei benefici che stanno ottenendo con We+ già a settembre.

LG: Non possiamo ancora fare i nomi. Possiamo però dire di avere circa 200 utenti in prova, di cui 40 sono società.

Che modelli di distribuzione e pagamento del servizio state fornendo? Il mercato è già pronto per il Software as a Service?

TC: Il modello è unico e molto semplice. Abbiamo una versione free e una versione a pagamento assolutamente identiche nelle feature eccetto che per alcuni servizi addizionali inclusi unicamente nella versione a pagamento. Per fare alcuni esempi, tramite un piccolo fee addizionale è possibile richiedere sicurezza di livello industriale, più spazio di memorizzazione, supporto e customer care online, aiuto nell’attività di integrazione eccetera. Come vedi, la nostra strategia è allineata con il tipo di piattaforma nella convinzione che la semplicità sia sempre un fattore premiante. Per quanto riguarda i Saas, IDC ha recentemente annunciato che il 25% delle aziende stanno adottando questa modalità di utilizzo del software in Europe. Sicuramente si tratta della nuova frontiera dell’IT, ma i tempi dei grandi investimenti e dei tempi di rilascio infiniti stanno tramontando. Non succederà dalla notte al giorno, ma i segnali sono ormai forti.

LG: Per quanto riguarda la questione Saas, ovvero “non darò mai i miei dati fuori dalla mia azienda”, voglio citare una riflessione semplice ma efficacissima fatta da Paolo Valdemarin che si domandava quante di queste aziende che trovano impossibile questa tecnologia per motivi di protezione e sicurezza hanno un mail server interno e quante invece lasciano questo componente fondamentale in mano al provider, trascurando il fatto che possano essere intercettati tutti i messaggi di mail e gli allegati. Resta comunque un problema reale. Noi stiamo studiando un sistema specifico di protezione delle informazioni e dei dati non solo nel passaggio in Internet, come avviene con i protocolli SSL, ma direttamente dentro le strutture dei dati. Sarà un elemento in più per la nostra proposta

Cosa potete dirci invece sul modello di pricing?

LG: Come diceva Thomas la piattaforma è gratuita. Offriamo un numero illimitato di progetti e utenti a chiunque (utilizzando memoria di immagazzinamento fornita da provider esterni). Abbiamo poi alcuni sevizi premium (come 30-50 GB di storage online fornito direttamente da noi, con una gestione di livello militare della sicurezza e un supporto alla gestione, configurazione ed integrazione) per una fee mensile che dovrebbe aggirarsi intorno ai 50 euro/mese. In altri termini, gli utenti pagheranno solo per i servizi, non per la piattaforma.

La domanda che molti si fanno è però cosa succede se un cliente decide di abbandonare il vostro servizio. Può portare con sé tutti i suoi dati e file in modo semplice e sicuro?

LG: Abbiamo pensato anche a questo, fornendo la possibilità di esportare tutti i dati e scaricare tutti i file e documenti inseriti nel sistema da un utente o società tramite un formato basato sull’Xml.

Per concludere, quali sono le vostre attese per quanto riguarda il mercato Enterprise 2.0 e, nello specifico, quali obiettivi vi siete dati per il vostro servizio nei mesi a venire in termini di clienti, revenue e livelli di adozione?

TC: Ci aspettiamo di vedere il mercato Enterprise 2.0 esplodere anche in Europa entro il 2008. Entreranno sicuramente nuovi player e ci saranno più clienti interessati a provare il servizio tramite progetti pilota. Si inizieranno inoltre a diffondere le prime storie di successo dei pionieri in termini di risparmi, efficienza e vantaggio competitivo. Noi lanceremo in settembre la prima release definitiva e speriamo di vedere una crescita importante nel numero di utenti mese su mese. È ancora troppo presto per lanciare previsioni sulle revenue, ma abbiamo aspettative ambiziose e prevediamo un’adozione forte. Il nostro obiettivo è semplicemente offrire We+ a tutti i professionisti ed aziende nel loro linguaggio per incrementare le possibilità di collaborazione, comunicazione e management. Partiremo dall’Italia e dal resto d’Europa per raggiungere il Nord America e l’Asia. A lungo termine, ci aspettiamo una diffusione virale del concetto di fluidità delle applicazioni business, uno scenario in cui tutte le applicazioni online, le piattaforme e gli strumenti convergeranno consentendo agli utenti di collegarsi e scegliere la soluzione migliore tramite un semplice clic.

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