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Vecchia lampadina addio

05 Giugno 2007

Vecchia lampadina addio

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Presto la lampadina a incandescenza potrebbe essere spenta per legge almeno nei paesi più avanzati. Il motivo? La scarsa efficienza energetica e il bisogno di risparmiare risorse

La tradizionalissima lampadina a incandescenza è un ottimo esempio di tecnologia semplice, ergonomica, economica. Una tecnologia matura, quasi perfetta, se non fosse per un piccolo dettaglio: è molto inefficiente nel suo processo di trasformare elettricità in luce. Solo una piccola parte dell’energia che succhia la lampadina viene trasformata in radiazioni visibili: il 97-98% viene dissipata in calore e quindi sostanzialmente buttata via.

Considerando l’elevatissimo numero di lampadine a incandescenza presenti nel mondo, che lavorano dunque al 3% di efficienza, è facile immaginare quanto enorme sia il consumo di combustibili fossili (e non) per alimentare un modo così poco opportuno di illuminare la nostra vita. Per questo motivo, per combattere il riscaldamento globale (ma forse spesso più importante, per ridurre la dipendenza energetica da aree politicamente più calde di una lampadina) molti paesi hanno intrapreso la strada di decretare fuori legge le lampadine a filamento inventate da Edison.

I primi paesi a tentare questa rivoluzione sono stati Brasile e Venezuela. L’Australia prevede di eliminarle per il 2012, l’Europa come al solito ne discute senza arrivare apparentemente da nessuna parte (si tratterebbe solo di proibire la produzione di lampadine) mentre gli Stati Uniti sembrano pensarci seriamente (anche se non particolarmente sensibili al risparmio energetico, vedi la passione per i Suv, gli americani hanno annusato un bel business nella sostituzione di milioni di lampadine) con una possibile data verso il 2017.

Tutta questione di costi

In molte case le luci fluorescenti hanno già affiancato o sostituito le comuni lampadine (a casa mia, per esempio, da anni siamo al 90% di lampadine fluorescenti) ma su base puramente volontaria. Dati i costi più elevati, difficile pensare che la “massa” della popolazione passi spontaneamente all’illuminazione (più) efficiente e quindi solo misure obbligatorie (e/o incentivi alla rottamazione della lampadina e al passaggio a strumenti meno spreconi) potranno avere un reale impatto sulla tipologia di consumi della casa media. E non basteranno certo iniziative, seppure encomiabili, come quella di 18seconds tesa a convincere l’americano medio a investire qualche dollaro e i 18 secondi necessari per cambiare una lampadina, per avere un diretto e misurabile impatto sul miglioramento dell’ambiente.

Una lampadina fluorescente ha un prezzo decisamente più elevato – e anche se l’arrivo sul mercato di prodotti più economici (tipo quelli distribuiti da Ikea o quelli prodotti in Cina che si trovano in qualsiasi ipermercato) ha ridotto il divario, comunque bisogna spendere almeno 5 volte di più per ottenere una lampada fluorescente, che per di più presenta il problema di essere in molti casi meno compatta di una lampadina comune e di avere un colore di luce più freddo, che non a tutti piace.

Il fatto che una fluorescente consumi molto meno (efficienza normalmente tra il 7% e il 15%) e che duri molto di più non è spesso sufficiente per spingere a mettere la mano al portafoglio e fare un investimento sul prodotto quando una lampadina di quelle normali costa così poco. Per contro, l’industria delle lampadine ha comunque annunciato il lancio a breve di un nuovo tipo di lampada a incandescenza che dovrebbe essere più efficiente delle attuali ma non costare quanto una fluorescente.

Led sempre più luminosi (ma ancora troppo caldi)

L’altra possibilità all’orizzonte sono fonti di illuminazione basate sui Led, componenti elettronici allo stato solido, in rapidissimo sviluppo e miglioramento. La loro principale caratteristica è la dimensione ridottissima e la durata lunghissima (se adeguatamente raffreddati, dato che anche questi scaldano un bel po’, come le alogene). Ne viene apprezzata la capacità di poter attenuare la luce con un variatore o dimmer (opzione non possibile sulle fluorescenti) e la disponibilità in una gamma sempre più ampia di colori. Oltre al fatto che sono meno inquinanti delle fluorescenti quando si devono smaltire.

Il problema è che questi Led sono ancora piuttosto cari, specialmente se li comprate sotto forma di lampadina pronta all’uso. Chi se la cava con un saldatore potrebbe tentare l’autocostruzione (ma non giocate con la 220V, fate una cosa ben fatta e realizzate un impianto alimentato a pannelli solari per illuminare l’aiuola, o l’armadietto delle scarpe). Io, per esempio, mi sono assemblato un paio di lampade a Led per l’illuminazione interna della mia barchetta a vela, comprandoli online e spendendo una cifra veramente limitata. E comunque sono state recentemente lanciate lampadine a Led (dalla potenza equivalente a una lampadina da 40 Watt) al ragionevole costo di 5 euro e rotti l’una.

Altro problema dei Led: l’efficienza al momento non è migliore di quella delle fluorescenti, ma presentano l’opportunità di rivoluzionare il concetto di illuminazione domestica dal punto di vista dell’arredamento di interni, dal momento che non necessitando di essere necessariamente assemblate sotto forma di lampadina, si può pensare di distribuire in modi innovativi i piccoli punti luminosi in modo da ottenere illuminazioni diffuse o focalizzate, un giorno forse incorporate direttamente in mobili, pensili e elettrodomestici.

Ora all’orizzonte stanno arrivando Led di nuova generazione molto, molto più efficienti. Ogni due anni raddoppiano in efficienza e potenza luminosa. Mentre una lampadina può generare al massimo 18 lumen (unità di misura dell’illuminazione) per watt consumato e le fluorescenti un massimo di 100, dei prototipi recentemente testati di Led ad alta efficienza hanno raggiunto tra i 100 e i 130 lumen per Watt. Ovvero più luce, per meno elettricità. E restiamo in attesa di vedere quando e come la tecnologia basata sui punti quantici si trasformerà in prodotti disponibili sul mercato.

Arriveremo all’ecologic divide?

Meno elettricità consumata dalle nostre fonti di illuminazione, meno gas emessi nell’atmosfera dalle centrali a combustibile fossile… e meno necessità di costruire nuove centrali nucleari (lo so, lo so, ma con l’aria che tira proprio in quella direzione stiamo andando, datemi retta…). Tenendo conto che l’illuminazione rappresenta oltre il 20% del consumo energetico degli Stati Uniti, passando a una illuminazione più efficiente si calcola che nel 2027 si potrebbero risparmiare, solo negli Stati Uniti, oltre mezzo miliardo di barili di petrolio (quasi 80 milioni di litri).

Se sul fronte dei consumer ci vorrà del tempo perchè i privati riescano a trovare il coraggio di tirar fuori decine di euro per una lampadina a LED, utenti industriali e commerciali stanno già facendoci un serio pensiero. Vedendo il problema come un investimento in efficienza (di consumi energetici, di durata del prodotto e di taglio dei costi del personale di manutenzione addetto a cambiare le migliaia di lampadine che ogni anno si possono bruciare in uno di quei giganteschi shopping mall o complessi industriali).

Chiaro, qui stiamo facendo dei bei discorsi ecologici da paesi sviluppati dove la gente, tutto sommato, spendere qualche euro in più per una lampada energeticamente efficiente può permetterselo. Diverso il discorso per i paesi del terzo mondo, dove queste spese sono un vero lusso, dati i livelli di reddito. Ma si sa, le emissioni di un continente influiscono su tutto il pianeta e quindi sarà anche nel nostro interesse rendere energeticamente efficienti anche i paesi più poveri, che spesso sono tra quelli che inquinano di più, per evitare un ecologic divide che alla fine danneggi tutti quanti, paesi ricchi e paesi poveri.

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