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Se al computer la tua faccia non piace

23 Novembre 2006

Se al computer la tua faccia non piace

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Lombroso 2.0: si ricomincia a parlare di fisiognomica. Ma che cosa succede se incorporiamo un algoritmo lombrosiano in un sistema di controllo biometrico?

Ammettiamolo. Abbiamo tutti giudicato qualcuno solo in base alla faccia che si ritrova in dote da Madre Natura. Abbiamo temuto per la nostra incolumità quando nel compartimento ferroviario deserto si è seduto un uomo dai tratti del delinquente. Noi maschietti abbiamo indubbiamente almeno una volta preso una facciata, equivocando i tratti somatici di una prosperosa fanciulla dal viso passionale – ma dalla moralità a prova di James Bond (quell’altro, non il biondo).

Capita e fa parte del gioco, del libero arbitrio soggettivo di vedere il mondo a nostro modo, giusto o sbagliato che sia. Più problematico è invece un futuro in cui c’è chi ripropone l’analisi facciale come strumento “scientifico” per valutare l’anima del portatore del volto. E ne propone applicazioni in campo aziendale.

È questo il caso dell’impresa spagnola Sicograf, che ha rinverdito il concetto che il volto sia lo specchio dell’anima. La spettabile azienda propone specialissimi servizi alle aziende, basati sulla valutazione dell’individuo e del suo potenziale attraverso l’analisi delle caratteristiche fisiognomiche. Il team aziendale affonda le sue radici in un paio di psicologi specializzati in grafologia e psicologia del volto, con una esperienza venticinquennale in consulenze ai reparti Risorse Umane (Oh mi mi, nu Sgnur, giutme ti, invocazione piemontese). Questa professionale squadra realizza valutazioni della personalità e del potenziale delle persone attraverso una analisi del viso – integrate, bontà loro, da una analisi grafologica di contorno.

Il dinamico duo promette – se gli date in pasto una foto – di valutare il carattere, la capacità di adattamento, la competenza, le motivazioni, le potenzialità future e il tipo di comportamento che potrà tenere in un ambito professionale. Giudica in sostanza se abbiamo una faccia da manager o da scaldasedie. Ci consente, in modo riservato e insospettabile, di approfondire l’analisi psicologica del dirigente o del socio in affari. E si propone per intervenire, in uno scenario più noir, per identificare l’autore di falsi o di missive anonime, anche attraverso esplorazioni “a sorpresa” del dipendente, senza che questo se ne renda conto. Basterà infatti inviare per posta una foto, un manoscritto e un’autografo del soggetto e in soli cinque giorni questa società di consulenza fornirà il proprio verdetto. Ma se il tutto viene gestito con la posta elettronica e la digitalizzazione dei materiali, potenza della tecnologia, la delicata questione sarà risolta in meno di 48 ore.

In fondo, ancora una volta, non si tratta di nulla di particolarmente nuovo trattandosi di un’estensione della fisiognomica; citando Wikipedia, «una disciplina pseudoscientifica che pretende di dedurre i caratteri psicologici e morali di una persona dal suo aspetto fisico, soprattutto dai lineamenti e dalle espressioni del volto». Una pseudoscienza studiata fin dal 1500, a tratti insegnata anche all’Università e resa celebre dall’indimenticabile Cesare Lombroso, autore di imprescindibili testi quali L’uomo delinquente, La ruga del cretino e l’anomalia del cuoio capelluto, Sulla gobba dei cammelli, Perché i preti si vestono da donne.

Il Lombroso (che a parte la cattiva scelta del cavallo su cui puntare scientificamente pare fosse scienziato molto serio e rigoroso, nonché persona realmente interessata ad aiutare poveri ed emarginati) passò anni a misurare forme e dimensioni di crani appartenenti a criminali (alcuni dei quali visibili nel museo torinese a lui dedicato) per cercare di individuare correlazioni tra forma e carattere – un algoritmo, diremmo oggi. Egli arrivò infine alla conclusione che i tratti del criminale riportavano a quelli dell’uomo primitivo, correlando un atavismo facciale con una tendenza a delinquere.

Questa dell’analisi facciale a mezzo posta potrebbe sembrare una curiosità, non fosse per il rischio di una integrazione di questa disciplina con i moderni sistemi tecnologici. l percorso è semplice e lineare. Già oggi sono ampiamente disponibili tecnologie per il controllo biometrico – nello specifico sistemi che permettono a un computer collegato a una telecamera di riconoscere un volto, ad esempio per permettere l’accesso al personale autorizzato a locali protetti o anche solo per evitarvi di fare fisicamente il biglietto della metropolitana (in Giappone).

Supponiamo che l’analisi del volto si basi su principi oggettivi (e non sui mal di pancia dell’analista) per definire correlazioni del tipo “fronte porcina-affidabilità manageriale” oppure “breve distanza naso/occhio destro-rischio di infedeltà professionale”. E come sanno tutti i consulenti, non c’è nulla di più facile da inventare dei parametri oggettivi. Una volta definiti i parametri, diventa facile definire un algoritmo. E definito l’algoritmo lombrosiano, trasformarlo in un software. E incorporare il software in un sistema di controllo biometrico.

Risultato: un computer che legge il nostro volto ed emette una sentenza: ladro, terrorista, spia, inaffidabile, cialtrone, pervertito, santo. Decidendo quindi se siamo autorizzati a imbarcarci su un aeroplano. Se possiamo essere promossi o se siamo adatti al trasferimento al reparto di Equine Sanitation Engineering della filiale in Ruritania. O se una sentinella robotizzata sia autorizzata a spararci a vista.

In questo scenario in cui l’occhio fisiognomic-enabled ci spierà un giorno, vedo ampi potenziali di business per tutti. Per le imprese che venderanno i sistemi di valutazione remota della personalità e della potenzialità delle persone. E per i fabbricanti di contromisure – in primis cliniche di chirurgia estetica che ci rifaranno il viso non basandoci su criteri estetici ma sui parametri di serietà e promuovibilità sanciti dall’algoritmo lombrosiano. Magari brutti come il peccato, saremo, ma tanto è al computer che dovremo piacere.

E per i più poveri, coloro non in grado di affrontare una costosa operazione di riallineamento dei parametri facciali, si aprirà una fiorente offerta di servizi professionali di fotoritocco (inevitabile l’uscita di appositi plug-in per Photoshop), in grado di garantire l’inganno non solo nel testo del nostro Cv inviato al selezionatore ma anche nel grado di assumibilità espresso dalla nostra immagine.

E un domani il termine fare la faccia seria assumerà tutta un’altra sfumatura.

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