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Ora in onda: la rivoluzione dei personal media

13 Giugno 2006

Ora in onda: la rivoluzione dei personal media

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Da San Francisco i videoblogger Usa rilanciano le potenzialità del nuovo medium come strumento di cambiamento sociale, espressività artistica e giornalismo di base.

Se è vero, com’è vero, che stiamo assistendo alla generale democratizzazione dei media, il videoblogging ne è una delle manifestazioni più avanzate. Insieme alle reti peer-to-peer, al software sociale e collaborativo, alle plurifunzionalità di cellulari e dispositivi mobili, e ovviamente alla “sorella maggiore” blogosfera, il vlogging (com’è meglio conosciuto) va imponendosi, prima ancora che come tecnologia, come movimento trainante di quella che ci si può arrischiare a definire la rivoluzione dei personal media.

Una rivoluzione le cui prove generali vanno in onda con iniziative come Vloggercon06, oltre che perennemente online, e dove «non siamo più soltanto i destinatari passivi di contenuti stile Big Media prodotti dagli studios di Hollywood», ci spiega J.D. Lasica, autore di Darknet: Hollywood contro la generazione digitale. «Siamo a noi a produrre contenuti nei nostri studi, uffici, giardini, e sai cosa? Parecchie cose sono di qualità scadente, ma c’è anche materiale davvero pregevole e lo vedremo circolare con sempre maggior frequenza su Internet, potremo seguirlo sulla Tv in salotto e va diventando sempre più parte della nostra vita quotidiana».

Uno scenario che ha trovato piena corrispondenza proprio nella Vloggercon06, svoltasi lo scorso fine settimana a San Francisco, appuntamento che fa seguito a quello analogo di un anno fa a New York City. Anzi, citando le note della locandina, «durante lo scorso anno, il videoblogging è cresciuto in una miriade di forme… e dopo tutto sei tu a produrre questi media, perciò è la tua voce che vogliamo sentire!». Non a caso l’evento si è svolto in maniera auto-gestita e del tutto informale, suddiviso nei classici panel di discussione in sale contemporanee, dove però il microfono girava (giustamente) più tra il pubblico che tra i relatori. Con un viavai continuo, chiacchiere sparse e video-interviste reciproche.

Vlogging politico e cambiamento sociale, Giornalismo e vlogging, Mush-up e remixing: questi solo alcuni dei temi affrontati, di fianco alla proiezione di video d’ogni tipo e a sessioni più tecniche mirate a illustrare il funzionamento di software e siti vari. Grazie all’impegno di attivisti legati a Node101 e Ourmedia, associazioni non-profit mirate alla diffusione del videoblogging tramite workshop, centri d’istruzione e risorse varie, il convegno ha attirato alcune centinaia di persone dall’intero Nord America – mescolando alla rinfusa pionieri, geek e molte persone comuni che si affacciavano per la prima volta su tale scenario, spinti dalle motivazioni più disparate. Contando su svariati sponsor tra cui Intel, Yahoo, Xolo.tv, Peachpit Press e Eyespot, la Vloggercon06 si è confermata così un momento importante per confrontarsi su un fenomeno che, dopo aver messo le ali ai piedi negli Stati Uniti, va espandendosi a macchia d’olio un po’ ovunque dimostrando dinamismo e potenzialità tutt’altro che irrisorie.

Lo hanno ribadito i molti esempi presentati, tra cui il (video)blogging giornalistico per documentare la vita delle persone affette da Aids nei villaggi dell’India, nell’iniziativa di Sandeep Junnakar ripresa perfino dalla BBC o il ricorso alla videocamera come strumento-chiave per denunciare violazioni dei diritti umani e repressioni politiche, nell’aggressivo video-montaggio di Culturalfarming.com. Assai ispirato (e ispirante) il panel dedicato alla cultura del remixing, con la presentazione dei primi motori atti a semplificare al massimo le varie technicality: tagliare scene, inserire effetti o didascalie, scegliere colonne sonore non coperte da copyright, tutto fatto nel giro di pochi secondi. Oltre all’immancabile super-database stile Google, dove cercare video autoprodotti di ogni provenienza e fattura. Pur se, rispettivamente, Eyespot e Dabble sono ancora in fase beta e con problemi vari (perfino nella dimostrazione live!), non c’è dubbio che il trend è destinato a crescere, ha sottolineato Dave Toole di OuthinkMedia, altro sponsor dell’evento, «e vedremo quindi la moltiplicazione delle offerte con l’annessa differenziazione dei business model, un po’ nella scia del gran successo di Flickr».

Un altro momento importante è stata la presentazione, tra le risorse gratuite messe a disposizione dallo staff di Ourmedia, di un comprensivo Learning Center che offre un insieme di tutorial, dritte e consigli su come creare un videoblog, comprimere e modificare i file, quali apparecchi preferire, e molto altro. Insieme alla messa a punto di una prima versione della Open Media Directory dove sono catalogati archivi, reti P-2-P e altro materiale assai utile per i vlogger, soprattutto quelli alle prime armi, inclusi «parecchi siti incredibili e sconosciuti ai più», ha puntualizzato ancora JD Lasica.

Si è anche variamente discusso di digital divide, diritto d’autore e Creative Commons, l’uso di Flash nei videoblogger, la narravativa delle opere digitali, senza dimenticare di fare del buon brainstorming e di “avventurarsi nel paese inesplorato”: questo il titolo del panel conclusivo, dove molti dei convenuti hanno offerto veloci opinioni e suggerimenti per dare ulteriore concretezza a questi spazi di creatività e comunicazione globale. Al di là delle parole, lo spirito entusiasta e collaborativo di questa rivoluzione in avvio trova sicura gratificazione nelle migliaia di foto inserite dai partecipanti su Flickr e sui post indicizzati su Technorati (dove una delle notizie è l’addio a Microsoft da parte di Robert Scoble, super-intervistato alla Vloggercon06), oltre che nell’abbondanza di materiali rilanciati dal sito centrale in aggiornamento continuo.

E dopo aver brillantemente campeggiato per il weekend a San Francisco, il media village nato su Internet prosegue l’avanzata globale grazie a videoblogger, artisti, attivisti e chiunque vorrà salire a bordo. C’è spazio (e banda larga) per tutti.

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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