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Multimedia: From Wagner to Virtual Reality

17 Settembre 2001

Multimedia: From Wagner to Virtual Reality

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Da Wagner alla Realtà Virtuale: trecentosessantacinque pagine che ricostruiscono le origini, la storia e l'evoluzione di un sogno (chimera?) tecno-artistico

Randall Packer – uno dei massimi studiosi del Multimedia e docente presso il Dipartimento di Arti Digitali del College of Art di Baltimora – e Ken Jordan – fondatore di siti Web come SonicNet (www.sonicnet.com), Word (www.word.com) e Media Channel (www.MediaChannel.org), del quale è l’attuale direttore – sono i curatori del progetto Multimedia: From Wagner to Virtual Reality, complemento cartaceo dell’omonima mostra.

L’ambizioso volume riunisce trentadue contributi seminali di artisti, teorici, intellettuali e scrittori. Arte, tecnologia, informatica: Multimedia: From Wagner to Virtual Reality è una ricognizione storica e teorica che spazia dall’avant-garde alla computer science. L’opera è da intendersi come una guida approfondita di un fenomeno in costante trasformazione. Già, perché il Multimedia è un’idea “democratica, aperta, elastica, fluida, variabile, inclusiva… Un concetto che, per sua stessa natura, rifiuta rigide definizioni”, come spiegano Parker e Jordan nell’introduzione (“Ouverture”). L’antologia della Norton è impreziosita da una brillante introduzione di William Gibson, pluri-celebrato autore di Neuromante (1984) e massimo esponente del genere cyberpunk. Secondo Gibson, “Il Multimedia […] non è un’invenzione, ma una costante scoperta di come la mente e gli universi che è in grado di immaginare […] interagiscono tra loro.”

Gli interventi sono ripartiti in cinque sezioni corrispondenti alle caratteristiche essenziali del concetto di Multimedia: Integration, Interactivity, Hypermedia, Immersion e Narrativity. Integration consiste nella “sintesi tra forma di espressione artistica e tecnologica”. Il lungo viaggio comincia con “Outline of the Artwork of the Future” (1849), il saggio di Richard Wagner sulla Gesamtkunstwerk (opera totale), che ha posto le basi del Multimedia. Il compositore immagina una nuova struttura teatrale capace di “immergere” lo spettatore all’interno dell’opera grazie ad artifici di carattere audio-visuale. Il sogno è diventato realtà nel 1876, con l’inaugurazione del Festpielhaus. Settant’anni dopo, Laszlo Moholy-Nagy, uno dei principali animatori della Scuola del Bauhaus, aggiorna l’intuizione wagneriana suggerendo l’eliminazione della cosiddetta “quarta parete” al fine di coinvolgere direttamente il pubblico nella rappresentazione (“Theater, Circus, Variety”, 1924).

Altrettanto fondamentale il contributo dei Futuristi, il cui “Manifesto del Cinema” (1916) annuncia l’obsolescenza del libro e l’affermazione del nuovo medium visuale come forma di espressione definitiva. A Marinetti, Corra, Settimelli, Ginna, Balla e Chiti risponde indirettamente William Burroughs con “The Future of the Novel” (1964) che apre la sezione Narrativity. Intanto, Nam June Paik (1984) suggerisce di utilizzare la tecnologia satellitare per creare un network artistico planetario (“Cybernated Art” e “Art and Satellite”). Tra gli altri concetti esposti in questo frangente spiccano quelli di Teatro Visuale, Intermedia, Collaborazione e Teatro della Totalità.

Nella sezione dedicata al concetto di Interattività (“la capacità dell’utente di manipolare e di modificare in tempo reale la natura dell’oggetto fruito e di comunicare con altri”) troviamo Norbert Wiener (“Cybernetics in History”) ed i contributi altrettanto cruciali di Douglas Engelbart, (“Augmenting Human Intellect: A Conceptual Framework”) e Myron Krueger (“Responsive Environments”). Due i saggi di Alan Kay presenti nell’antologia Norton. In “User Interface: A Personal View”, il padre del digital media espone il concetto ed il potenziale dell’interfaccia. All’intervento di J.C.R. Licklider (“Man-Computer Symbiosis”, 1960) – che discute le potenzialità creative del computer – fa eco quello di John Cage (“Diary: Audience 1966”), nel quale l’elaboratore è descritto come uno strumento in grado di trasformare l’utente in artista, un tema affrontato anche da Lev Manovich nel bellissimo The Language of the New Media.

Non poteva mancare “As We May Think” (1945), il seminale articolo di Vannevar Bush apparso originariamente sull’Atlantic Monthly che ha posto le basi teoriche per il concetto di hyperlink. Il contributo di Bush apre la sezione Hypermedia (ossia “il congiungimento di differenti elementi mediali al fine di creare un prodotto ‘ineditò”). Ted Nelson, Alan Kay e Adele Goldberg, Marc Canter, George Landow e Paul Delany (autori del celebre “Hypertext, Hypermedia and Literary Studies: The State of the Art”, 1991) completano la selezione. Tra gli interventi più recenti segnaliamo quello di Tim Berners-Lee (“Information Management: A Proposal”, 1989) praticamente ignorato dai colleghi e dall’intellighenzia al momento della pubblicazione e considerato oggi la base progettuale del World Wide Web. Memex, Massa Critica, Ipertesti e Interfacce Grafiche sono solo alcuni dei temi trattati in Hypermedia.

Segue Immersion (“l’esperienza che consiste nell’entrare all’interno di una simulazione o la rappresentazione di un ambiente tridimensionale”), che raccoglie i saggi di Morton Heilig, (“The Cinema of the Future”), Ivan Sutherland (“The Ultimate Display”), Scott Fisher (“Virtual Interface Environments”), William Gibson (“Academy Leader”), Marcos Novak, (“Liquid Architectures in Cyberspace”), Daniel Sandin, Thomas DeFanti, e Carolina Cruz-Neira, (“A Room with a View”). Si parla, tra le altre cose, di Mondi Virtuali e Viaggi Simulati, Telepresenza e Cyberspace (descritto dal suo inventore, William Gibson).

L’ultima e forse più appassionante sezione di Multimedia: From Wagner to Virtual Reality esplora l’idea di narratività multimediale. Per Narrativity si intendono tutte quelle “strategie estetiche risultanti dall’utilizzo combinato delle marche multimediali che prevedono il sovvertimento della linearità e della fruizione tradizionale”. Questa sezione contiene, oltre al citato saggio di Burroughs (il manifesto del taglia&incolla letterario), anche i contributi di Allan Kaprow, Bill Viola, Lynn Hershman, Pavel Curtis (sui MUD) e Roy Ascott. Conclude la lunga esplorazione nel mondo del Multimedia il saggio di Pierre Lévy “The Art and Architecture of Cyberspace” che tratta il concetto di “Intelligenza Collettiva”. Altri temi trattati sono quelli della Trasgressione, Data Space e Costruzione di Mondi.

Riassumendo, Multimedia: From Wagner to Virtual Reality è uno strumento indispensabile per capire la genesi, lo sviluppo e le implicazioni teoriche, estetiche, culturali e sociali di uno dei concetti più affascinanti e meno compresi della storia dei media. Un’antologia eclettica che oltre ai soliti noti – da Wiener, Kay, Nelson, Bush – include i contributi di autori sottovalutati, come Krueger ed Ascott. Qualche assenza illustre (Jason Lenier) e poco spazio ad alcuni aspetti particolari del Multimedia (quello videoludico, per dirne uno) non compromettono il valore complessivo del progetto.

Se è vero che per decodificare il presente è necessario guardarsi al passato, è altrettanto vero che Multimedia: From Wagner to Virtual Reality è prima di tutto la storia del futuro che stiamo vivendo, oggi, in tempo reale.

Scheda
Titolo: Multimedia: From Wagner to Virtual Reality
Autore: Randall Packer e Ken Jordan (curatori)
Editore: W.W. Norton & Company
ISBN: 0-393-04979-5
Pagine: 365
Data di pubblicazione (USA): Maggio 2001
Lingua: Inglese
Prezzo: $27.95

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