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Problemi di crescita o scarsa credibilità per Wikipedia?

15 Dicembre 2005

Problemi di crescita o scarsa credibilità per Wikipedia?

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Dopo due "scandali" ravvicinati, la nota enciclopedia libera limita l’accesso in scrittura, riaffermando l’attendibilità del modello cooperativo e aperto

Aria di crisi per Wikipedia, l’affermata enciclopedia online che, sposando pienamente lo schema open source, consente a chiunque di inserire ed editare interventi su qualsiasi argomento dello scibile umano.

Nei giorni scorsi il suo fondatore e gestore, Jimmy Wales, ha annunciato una modifica cruciale con effetto immediato: potranno scrivere nuovi articoli soltanto gli utenti registrati, non si accettano più gli anonimi. Per ora, i semplici visitatori (ovvero, senza registrarsi) potranno sempre apportare delle modifiche, pur se la registrazione è immediata e non richiede alcun indirizzo email.

Un mutamento di policy sostanziale, dovuto a due incresciosi fatti di inizio mese, entrambi relativi alla diffusione di notizie false nel seguitissimo sito.

Prima, in un editoriale apparso su USA Today, John Seigenthaler Sr., segretario di Robert Kennedy nei primi anni ‘60, segnala la presenza di un articolo in cui si insinua il suo coinvolgimento nell’assassinio di John F. Kennedy e del fratello Robert. Due giorni dopo, uno dei pionieri del podcasting, Adam Curry viene accusato di aver modificato, tramite un post anonimo, i riferimenti ad altri animatori del medesimo medium digitale.

Eventi che paiono confermare quelle critiche di scarsa attendibilità che Wales ha dovuto fronteggiare ripetutamente in questi anni, ben sapendo che ormai il processo di auto-verifica del sistema non può tener testa alla massiccia quantità di materiale quotidianamente diffuso da Wikipedians. Ancor peggio, un rapido uno-due che rischia di mettere in ginocchio la credibilità non solo di quest’importante progetto, ma per estensione dell’intero modello cooperativo e aperto avviato dall’open source.

“Quello che speriamo di vedere ora è la diminuzione dei post da diverse migliaia ai millecinquecento al giorno, onde consentire a quanti hanno l’incarico di monitorarli di poterne migliorare adeguatamente la qualità”, ha spiegato Jimmy Wales. “In molti casi quel che succede è una sorta di vandalismo impulsivo”.

Le recenti disfunzioni andrebbero imputate, appunto, al frenetico ritmo che ha assunto l’iniziativa. Solo in inglese, si contano quasi 850.000 articoli, senza contare quelli in tutte le altre lingue.

Un contesto in cui possono sfuggire all’attenzione i post anonimi, com’è stato il caso della mini-biografia sotto accusa, e sfuggita al radar normalmente super-attento dei revisori sia perché anonima sia perché, altra peculiarità, quell’intervento non era linkato a nessun’altra pagina di Wikipedia, eliminando così quel traffico interno che contribuisce normalmente ad ulteriori verifiche incrociate.

Fatti entrambi anomali, ma che non giustificano la mancata scoperta del problema da parte dell’alacre comunità: le false accuse sono state online per ben 132 giorni, fino a che non ci ha pensato lo stesso Seigenthaler ad aggiornarle, con ulteriori modifiche apportate dallo staff, dichiarandosi comunque per nulla convinto che i nuovi requisiti sulla registrazione degli utenti riusciranno a bloccare simili “vandali” che inseriscono post palesemente scorretti o inaccurati. “Alla fine sarà il mercato delle idee a prendersi cura del problema,” ha concluso l’amareggiato Seigenthaler.

Ancora più dura la posizione di Dave Winer, qualificato blogger e podcaster della prima ora: “Wikipedia è considerata troppo spesso una fonte autorevole. Ciò deve sicuramente finire. Ogni evento descritto al suo interno va considerato di parte, scritto da qualcuno con un conflitto d’interessi”, si legge su Scripting News.

“Inoltre, dobbiamo stabilire il significato di “fonte autorevole” nell’era della diffusione di massa di internet”. Nello specifico, Winer si riferisce all’altro episodio sotto accusa: la “riscrittura della storia del podcasting” su Wikipedia da parte di uno dei suoi iniziatori, Adam Curry.

Quest’ultimo aveva cancellato alcuni riferimenti, da lui ritenuti fasulli, in un testo scritto dal maggior fautore di Technorati, Kevin Marks, riguardo la Blogger Conference tenutasi alla Harvard University nel 2003.

Dopo essersi accorto di aver commesso un errore (quelle note erano accurate), Curry lo ha ammesso pubblicamente, pur considerandosi comunque in diritto di modificare i fatti “descritti su Wikipedia onde riflettere la mia opinione personale su tali fatti”.

Un classico caso di conflitto d’interessi, dunque, rispetto al quale la policy di Wikipedia è sempre stata quella di scoraggiare gli utenti dal descrivere situazioni in cui sono direttamente coinvolti e di mostrarsi “seri e maturi” quando decidono di farlo.

Mentre nel frattempo la blogosfera ha bacchettato duramente Curry per questi suoi inopportuni rifacimenti, il punto resta quello di verificare la credibilità dell’enciclopedia libera (e, per estensione, del relativo modello pratico-filosofico).

Nulla di grave, per ora, solo ordinaria amministrazione per tener testa a un ecosistema assai vasto e cangiante. Sia per l’open source che per Wikipedia vale insomma la salomonica conclusione dello stesso Jimmy Wales: “La questione chiave sembra essere che abbiamo problemi di crescita”.

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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