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Teletrasporto, Scotty, dice l’U.S. Air Force

31 Ottobre 2005

Teletrasporto, Scotty, dice l’U.S. Air Force

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La capacità di intervento militare e la capacità di piegare cucchiaini col pensiero potrebbero avere molto in comune, secondo uno studio commissionato dall’USAF

La capacità di inserire rapidamente e discretamente unità militari in teatri d’operazioni lontani è da sempre alla base di strategie vincenti.

Pionieri furono gli inventori della cavalleria, maestri i romani che costruirono le strade. Un ruolo fondamentale lo giocò l’invenzione della Marina, poi lo sviluppo di truppe paracadutate.

Ma si sa, in campo militare tocca tenersi all’avanguardia ed esplorare nuove strade, per quanto inconsuete esse possano sembrare.

Non sorprende quindi che l’U.S.Air Force Research Laboratory abbia commissionato un approfondito studio sulle possibilità d’impiego del teletrasporto.

Il rapporto (Teleportation Physics Study, scaricabile qui) è stato creato e fatturato da Eric Davis di Warp Drive Metrics, una società di consulenza tanto piccina da non avere nemmeno un sito web e da essere virtualmente ignota (si tratterà di una copertura per un’organizzazione di Men in Black?).

Si fa in fretta a dire teletrasporto…

Il corposo documento è francamente una palla terrificante, se mi passate il termine tecnico. Potete comunque risparmiarvelo se non avete una laurea di tipo fisico-matematico: con molte sofferenze l’ho letto io per voi.

Prima delusione: il teletrasporto alla Star Trek ce lo possiamo scordare. L’autore, nel suo studio, la considera francamente impossibile.

A quanto pare, per far funzionare la cosa occorrerebbe atomizzare la persona fin nei suoi più reconditi livelli quantici per immagazzinare l’informazione di come sta messo ogni più piccolo muone, gluone e sarchiapone.

Per farla breve, l’energia richiesta per una tale disintegrazione di fino sarebbe pari a quella di 300 bombe H (figuratevi la bolletta).

Quel che è peggio è che l’informazione da immagazzinare e trattare per trasportare un uomo (o donna) sarebbe all’incirca pari ad un fantastiliardo di Gigabyte (più precisamente l’autore dà una cifra in Kb pari a 10 elevato alla ventottesima potenza).

A parte il problema di trovare un disco fisso grande abbastanza (più correttamente, qualche miliardo di dischi fissi) il problema si pone poi nel trattare tutta questa informazione. Un computer ci metterebbe un tempo equivalente a 2.400 volte l’età del nostro universo (ovvero più di 13 miliardi di anni per processare i dati e teletrasportare (forse) il malcapitato. Come dire, qui la faccenda rischia di andare per le lunghe.

Dal sofisticato studio pare possano teoricamente esistere altre opportunità offerte dalla meccanica quantica, che presentano però altri problemi.

Anche se pare di capire che si tratterebbe, più che teletrasportare, di inviare per fax (o giù di lì) il poveraccio.

Ottenendo a destinazione una copia quasi perfetta (quel “quasi” mi suona proprio male) ma ritrovandoci al punto di partenza con un originale di troppo, che dovrebbe essere eliminato. Ponendo le basi per polemiche etiche a non finire.

Fortunatamente, però esistono altre possibilità. O no?

Nella sua approfondita disamina, l’autore segnala la possibilità curvare lo spazio e il tempo creando dei piccoli buchi spazio-temporali chiamati “wormholes” o secondo l’autore, “stargate”.

Sembra però che ci sia ancora un bel po’ di strada da fare per sviluppare i tremendissimi laser che potrebbero distorcere così profondamente il tessuto spazio-temporale.

In alternativa si potrebbe allora cercare di viaggiare per universi paralleli o usando l’ennesima dimensione: ma anche in questo caso, la nostra fisica è ancora lontana secoli dall’arrivarci.

Mai sottovalutare il potere della mente

Niente di fatto allora? No: in nostro soccorso viene la PK (che non sta per Paperinik ma per psicocinesi macroscopica). Ovvero all’uso di particolari capacità diciamo paranormali, per intenderci stile Uri Geller.

E proprio al signore in questione il rapporto fa spesso, positivamente, riferimento (per amore d’obiettività mi tocca segnalare che alcune altre fonti considerano invece il sig. Geller un simpatico imbroglione).

Se pensate sia roba da ridere, ricredetevi: le forze armate americane (notoriamente sprovviste di senso dell’umorismo) nei passati 20 hanno scientificamente esplorato le possibilità militari della precognizione e della chiaroveggenza (nome in codice del programma: Remote Viewing). E già negli anni ‘40 avevano intrapreso un programma per studiare la possibilità controllare a distanza la mente dei nemici.

Tornando comunque al nostro studio sul teletrasporto, l’autore riporta di promettenti risultati ottenuti proprio da Uri Geller e, separatamente, da ricercatori cinesi nel trasportare materia inanimata da un luogo ad un altro con la pura forza della mente.

In conclusione

La conclusione dello studio va quindi nella direzione di raccomandare un più approfondito studio delle possibilità offerte dalla psicocinesi per il (tele)trasporto di truppe,armamenti e materiali: sia in ambito offensivo sia difensivo.

Esiste infatti il possibile rischio (a puro titolo di esempio) che potenze nemiche possano sfruttare la PK per far perdere il controllo degli aeroplani ai piloti, abbattendo i velivoli senza sparare un colpo.

Si aprono interessanti prospettive di impiego

Una cosa appare comunque lampante. Se siete alla ricerca di un impiego, le conclusioni di questo studio potrebbero portare a interessanti opportunità lavorative per i più dotati in campo telepsicocinetico.

Suggerisco quindi che vi mettiate alla prova e valutiate il vostro potenziale, online, con questo test. Hai visto mai…

(nota: a me il test non è riuscito per niente. Temo dovrò continuare a sbarcare il lunario facendo il consulente…).

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