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Godcasting: la parola di Dio diventa portatile

18 Ottobre 2005

Godcasting: la parola di Dio diventa portatile

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Le nuove tecnologie non sono solo farina del diavolo: possono portare conforto spirituale a qualsiasi lettore Mp3

Se state leggendo questa pagina su questo sito, è probabile che sappiate bene che cosa sia il podcasting.

Nel caso comunque non abbiate chiaro di che si tratta, diciamo che consiste sostanzialmente in qualcuno che ha delle cose da dire e le dice in un microfono collegato a un computer.

Il file risultante viene messo in rete, in maniera che qualunque persona interessata possa scaricarlo e ascoltarselo con suo comodo sul proprio computer o sul proprio lettore di mp3 (il lettore di Mp3 più diffuso è l’iPod di Apple, di qui il termine “podcasting”).

La parte più interessante della tecnologia è che ci si può “abbonare” alla “rubrica” di nostro interesse in modo da ricevere automaticamente il nuovo “episodio” ogni volta che l’autore rilascia una nuova puntata.

Nato come fenomeno di pura autoproduzione dei contenuti (chiunque può facilmente realizzare un podcast in casa) si sta iniziando a guardarlo come una delle possibili evoluzioni della radio, attirando quindi l’interesse di operatori come la rispettabilissima BBC (si veda questo mio passato articolo).

Di podcast ce n’è a migliaia, per tutti i gusti.
Va però confessato che al momento è ancora un fenomeno in un certo modo elitario. Secondo quando dice il Pew Internet & American Life Project, il podcasting è prioritariamente fruito da una elite affascinata dai gadget e confortevole con la tecnologia; il problema, insomma, è che sembra mancare la killer app: il software o il contenuto che fa scatenare le masse.

Godcasting: la killer app?

Da qualche tempo, però, è nato un nuovo genere di podcasting: invece di disquisizioni su temi tecnici, attualità o divagazioni varie (che spesso interessano solo all’autore), si è iniziato a produrre podcast di carattere religioso o spirituale. Che sono stati presto soprannominati Godcasting.

Il fenomeno sembra avere preso dimensioni di tutto rilievo: il sito Podcasting News riporta una notevole crescita del numero di podcast a titolo religioso e su podcastalley sono circa 600 i podcast di questo tipo disponibili. Si va da semplici registrazioni dei sermoni domenicali che il pastore di campagna mette in rete per il suo gregge, a trasmissioni molto più strutturate, di dottrina o approfondimento.
E il pubblico sembra gradire. E seguire.

Fermo restando il caldo invito a partecipare alle funzioni, il Godcasting rappresenta un interessante complemento alla propria vita spirituale.

Per il fedele,infatti:

  • permette di non perdersi la predica domenicale se non può andare in chiesa
  • permette di riascoltare il sermone per meditarci più approfonditamente sopra o ascoltare altri documenti di carattere religioso per approfondire la propria spiritualità
  • permette di arricchire il proprio spirito in momenti altrimenti infruttuosi; grazie alle cuffiette la palestra o il tragitto in metropolitana si trasformano in momenti di sviluppo della propria religiosità.

Per le organizzazioni religiose il sistema permette inoltre di:

  • mantenere virtualmente unito il gregge, anche quando se ne va in vacanza
  • mantenere più stretti i legami con la comunità, estendendo il limitato potenziale della cerimonia domenicale
  • fare proselitismo, permettendo a potenziali nuovi fedeli di “provare” la qualità del pastore / prete / santone
  • cercare di portare un messaggio spesso difficile ad un pubblico giovane, usando quei mezzi che coloro che rappresentano il nostro bacino d’utenza del futuro sta usando ora, portando la parole di un dio più “wired“.

Una realtà multiconfessionale

Il fenomeno è oggi diffuso principalmente negli US e, di conseguenza, fanno la parte del leone pastori o organizzazioni Cristiane, delle svariatissime denominazioni e declinazioni che questa religione ha preso negli States.

Ma, nella miglior tradizione di Internet, dove la libertà di parola non solo è un diritto ma è anche quasi impossibile da stroncare, sono disponibili Godcasting per tutti i gusti, dalle religioni più convenzionali agli approcci più surreali: Buddisti, Cattolici (spiccano i podcasting vaticani), Ebrei, Hare Krishna, Islamici, Jedi, Klingon, Pagani… trovano tutti un podcasting ad hoc.

Non stupisce l’uso dei New Media

L’uso dei mass media non è certo una novità per le organizzazioni religiose, nessuna delle quali ha dimenticato la lezione di Gutenberg (come ben saprete, il primo libro da lui stampato fu proprio la Bibbia).

La chiesa cattolica dispone di potenti emittenti radio fin dagli anni ’30, attraverso cui diffonde il proprio messaggio in moltissime lingue (e con notiziari di ottima qualità).

Ma i veri heavy user di mass media sono le chiese cristiane statunitensi, alcune delle quali sono sbarcate anche sulle nostre frequenze locali; veri colossi del broadcasting religioso come il Trinity Broadcasting Network o il Christian Broadcasting Network.

Ora il podcasting permette però anche ai pesci piccoli di portare la propria voce alla portata di tutti i potenziali fedeli. A basso budget. E senza agganci politici o compromessi coi finanziatori.

Alcuni podcasting fanno registrare anche una decina di migliaia di download per puntata, trasformando quello che per molte chiese non potrebbe che essere un messaggio locale in un messaggio globale.

Il podcasting si innesta su un fenomeno di convergenza tra new media e religiosità molto più ampio di quello che potrebbe parere: sempre secondo il Pew Project sarebbero 82 milioni gli americani che hanno usato la Rete per scopi religiosi e spirituali.

Di qui una potenziale domanda molto interessante, da parte di una audience affamata di content spirituale. Interessante sotto questo profilo l’iniziativa del sito sermonindex.net che offre agli ascoltatori una selezione dei migliori sermoni del passato, raccolti in diretta dalle vive voci dei predicatori più brillanti.

La prossima volta, quindi, che vedremo qualcuno con una faccia assorta mentre indossa le cuffiette, andiamoci piano prima di giudicarlo. Forse non ascolta quella musica del diavolo che è il rock and roll, forse sta proprio cercando di arrivare più vicino al suo Dio.

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