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Il display arrotolabile e i papiri nucleari

27 Settembre 2005

Il display arrotolabile e i papiri nucleari

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Lo schermo arrotolabile presto potrebbe cambiare radicalmente PC e PDA. Ma nel frattempo, anche il buon vecchio papiro…

Forse qualcuno ricorderà l’unica cosa memorabile di uno dei film più dimenticabili della storia.

(nota: il paragrafo precedente ha recentemente ottenuto un premio speciale per la frase più intricata e convoluta pubblicata negli ultimi sei mesi).

Riproviamo. Qualcuno si ricorderà il fantastico device informatico che Val Kilmer brandiva nel film “Red Planet“.

Un apparato di navigazione/comunicazione dotato di un display semitrasparente arrotolato all’interno del suo contenitore. Che poi il nostro eroe srotolava e voilà, da un apparecchiettino tirava fuori uno schermo formato asciugamano da spiaggia.

Indubbiamente comodo per sostituire mappe, quotidiani, flip chart e per ripararsi da improvvisi acquazzoni (frequentissimi su Marte).

Tutto il resto del film, grazie alla sinergica combinazione tra il copione lento come un bradipo e il carisma dell’attore (non a caso Kilmer, in Top Gun, interpretava un personaggio chiamato “iceman”), era assurdamente obliterabile.

Non dubito che tra qualche anno farà la sua bella figura al festival cinematografico «Peor… ¡Imposible!» che si svolge annualmente nella città spagnola di Gijon, rassegna nota per raccogliere e presentare il peggio del peggio dei B-movies.

Dal B-movie all’orologio di carta

Se il film è dunque destinato ad annegarsi in una nicchia della storia, il display flessibile sta invece per balzare sotto la luce dei riflettori.

È davvero tanto tempo che si parlava di display flessibili o arrotolabili ed ora il momento della verità sembra proprio giunto. Molte aziende si sono scapicollate per arrivare per prime a proporre al mercato questo innovativo tipo di componente, e ora stanno apparentemente arrivando al traguardo in ordine ammucchiato.

Sony e l’Institute of Physical and Chemical Research hanno sviluppato un proprio prototipo (0.35mm di spessore per una risoluzione di 79 dpi) che dovrebbe raggiungere cellulari e televisori verso il 2010.

Philips, attraverso la sua controllata Polymer Vision, ha appena presentato alla Internationale Funkausstellung di Berlino un prototipo di e-reader (un prototipo che dovrebbe fungere esclusivamente da dimostratore tecnologico e non essere quindi messo in produzione).

Il punto forte dell’oggetto è proprio lo schermo srotolabile: un display da 5 pollici a matrice attiva, di 100 micron di spessore, 320 x 240 pixels, monocromatico a quattro livelli di grigio e che si può ritrarre all’interno di un tubetto da 0,75 cm di raggio.

E nel caso di Philips non dovremmo nemmeno aspettare troppo per trovare sul mercato questo componente, che dovrebbe entrare in produzione entro un paio di anni.

Fujitsu ha presentato la sua versione (a colori!) in Luglio, al Tokyo International Forum. Produzione, anche in questo caso, prevista per il 2006-7.

Altre aziende hanno già trovato clienti e applicazioni concrete per i propri display sottili e flessibili, che faranno il proprio debutto nel competitivo mercato degli orologi da polso (con il cosiddetto “paper watch”) tra meno di un anno… ed è facile prevedere una serie pirotecnica di annunci e press release nel corso dei prossimi mesi dato che altri pesi massimi della chimica e della ricerca hanno investito intensamente in questo settore.

Un display, mille vantaggi

L’aspetto più interessante di questa tecnologia sta nella possibilità di ridurre drammaticamente le dimensioni “a riposo” degli oggetti, permettendo (si spera) di rendere un giorno portabili/tascabili schermi da 12 pollici e più. Arrivando, in un remoto futuro, a display da 74 pollici da portare sotto il braccio, come una baguette.

Rendendo quindi oggetti come i quotidiani elettronici wireless che si aggiornano da soli delle realtà utilizzabili (sempre che la metropolitana non sia troppo affollata). Con tutte le implicazioni sul mondo della comunicazione e dell’advertising (avete presente Minority Report?)

I vantaggi sono però molti di più: questa tecnologia dovrebbe infatti poter offrire un elevatissimo contrasto (il doppio di un normale schermo LCD, quindi una migliore leggibilità in condizioni in cui la luce ambientale sia scarsa o troppo forte).

E grazie alla migliore leggibilità (e al fatto che se la schermata non cambia, non si consuma corrente), una sensibile riduzione della necessità di avere una retroilluminazione, quindi un notevole incremento della durata delle batterie.

Una buona idea dura millenni

Impossibile, ad ora, immaginare quali saranno le aziende leader di questo nuovo settore. Quello che invece è chiaro è che i device di domani avranno una forma completamente diversa.

Da mattoncini a cilindri. Dall’ apertura a conchiglia o a libretto, ad arrotolati.

Proprio come gli antichi papiri.

Questo mi fa riflettere. Pensare a come quella che è una leading edge technology di oggi ci riporta concettualmente a quella che doveva essere stata una breakthrough technology di migliaia di anni fa (l’inventore del papiro avrà fatto una start-up e una IPO al Nasdaq faraonico?)

E mi porta a concludere che certe tecnologie del passato, che oggi guardiamo come primitive, non solo sono ancora valide ma sono forse più avanzate e pratiche di tutto quello che abbiamo inventato noi contemporanei.

Questo è proprio il caso della tecnologia dei papiri e della conservazione documentale sviluppate dagli antichi egizi.

Scorie nucleari e papiri 2.0

La UK Atomic Energy Authority (UKAEA) ha per le mani un grosso problema: smantellare ben 26 reattori utilizzati per la ricerca nucleare. Nel quadro di questo progettino da 8 miliardi di sterline, c’è il dettaglio di come stivare, in bunker a prova di tutto, i rifiuti radioattivi.

E, cosa ancora più complessa, come essere sicuri che di qui a qualche migliaio di anni non ci sia un cretino che forza il bunker pensando di poter trovare un faraone del XXI secolo (è da equivoci di questo genere che nascono le leggende sulle maledizioni dei faraoni…).

Chiaramente è un problema di documentazione; di lasciare in eredità alle generazioni future una spiegazione di cosa c’è dentro il bunker, di quanto sia pericolosa quella roba, di quanto sia importante non toccare quelle tonnellate di elementi transuranici. Con tanto di dati, diagrammi e disegni tecnici.

Ora, la parte forse meno banale del problema è la scelta del supporto su cui immagazzinare le informazioni.

Supporti informatici? Neanche a parlarne… i dischettoni tipo Pizza alla Nutella che si usavano una volta sono nati e si sono estinti in un lampo. Il floppy disk ormai sono sulla stessa strada. I nostri figli guarderanno con malcelato divertimento le chiavi USB. Visto come si muove l’obsolescenza tecnologica, la maggior parte dei supporti che usiamo oggi sarà illeggibile tra poche decine d’anni, figuriamoci nel 2524… e sempre sperando che la tecnologia e la civiltà proseguano nel loro sviluppo e che non si verifichino scenari alla Mad Max se il mondo (o anche solo il Regno Unito) deciderà di regredire catastroficamente.

A questo punto gli scienziati hanno deciso di gettare a mare le alte tecnologie informatiche e guardare al passato – esatto, proprio ai papiri.

Imitando la tecnologia egizia le informazioni da eternizzare saranno stampate su carta specialissima, realizzata senza acidi (proprio come i papiri); come i libri egizi arrotolata e conservata in contenitori a base di rame – copiando il sistema che ha permesso agli scritti egiziani di arrivare in buono stato a noi, dopo quattromila o cinquemila anni.

Pare quindi che la scienza papirica potrebbe ritornare a generare aree di business, dato che il problema delle scorie nucleari sarà uno dei più tosti che dovremo affrontare nei prossimi anni.

Preoccupante? Certo, ma forse una buona notizia per il nostro paese.

Per la nostra nazione che, forse incredibilmente, continua a mantenere un presidio tecnologico in quest’area (papirica, non nucleare) grazie all’Istituto del Papiro di Siracusa. Che potrà forse, un domani, essere uno dei protagonisti del nascente mercato della documentazione atomica…

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