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Una questione di accessibilità: il contrasto dei colori nella pagina web

12 Luglio 2005

Una questione di accessibilità: il contrasto dei colori nella pagina web

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Perché una pagina web sia leggibile il colore di sfondo e il colore di primo piano devono essere sufficientemente "distanti", ovvero la differenza di colore, per luminosità e distanza cromatica, deve essere più grande di una soglia determinata.

Alla ricerca di un nuovo algoritmo

Il W3C consiglia un algoritmo per calcolare questa distanza. L’algoritmo è stato recepito come obbligatorio per i siti delle P.A. dalla Legge Stanca, e gode di autorevolezza internazionale. Ma… funziona davvero?

Per mano di Sofia Postai è recentemente nato Contrastocolori.org, sito non-profit che si propone come punto di riferimento per:

  • evidenziare i problemi dell’algoritmo proposto dal W3C;
  • portarli a conoscenza di chi può aiutare a risolverli:psicologi cognitivi, ergonomi, specialisti della percezione del colore;
  • raccogliere e comunicare i contributi degli esperti che vorranno aiutare questa ricerca;
  • raggiungere delle evidenze scientifiche attorno alla formula;
  • individuare una nuova formula più attendibile.

Accenno brevemente agli argomenti “contro” l’algoritmo in questione, per darvi un’idea dell’entità del problema.

  1. La parte della formula del W3C che concerne la brightness è basata sullostandard dei televisori, non dei monitor, e dei televisori americani: calcola cioè il segnale di luminanza per il modello di colore YIQ dello standard NTSC/RGB (anche detto ironicamente “Never The Same Color”, per la scarsa qualità garantita!), non persRGB, la misura standard per produrre stimoli di colore nei monitor.
  2. L’algoritmo è stato messo a punto su basi teoriche con due formule, una per la differenza di luminosità (brightness) l’altra per la differenza di colore (hue). Solo successivamente sono stati condotti test, ma in maniera poco significativa: su 149 soggetti che non avevano problemi specifici di percezione del colore.
  3. Alcuni contrasti di colore considerati validi dalla formula producono risultati non facilmente leggibili nemmeno per i soggetti normovedenti.
  4. La formula non tiene conto di altri fattori che influenzano la percezione del colore, come lo spessore e la grandezza del carattere, l’uso di alcuni caratteri piuttosto che altri.
  5. Il CCA (Colour Contrast Analyser, uno degli strumenti più diffusi per verificare il contrasto dei colori) traduce la combinazione di colore che gli si sottopone nella visione che ne ha chi soffre delle discromatopsie più diffuse, e applica la formula del W3C anche a queste combinazioni di colore derivate: ciò rende falsamente inaccessibile una nutrita serie di combinazioni (come il bianco e il blu dei link non visitati!).
  6. La formula è stata comunicata a livello di proposta, non di norma, dallo stesso W3C: nel gruppo di lavoro delle WCAG 2 si appunta di dover rivedere l’algoritmo perché dia la possibilità di misurare il contrasto in maniera davvero accurata.

Seguiremo da vicino l’iniziativa. Quali saranno i prossimi risultati?

L'autore

  • Raffaella Rossini
    Raffaella Rossini, dopo essersi laureata in Lettere e Filosofia, ha conseguito un master in Informatica e Comunicazione. Ha partecipato come tutor a progetti di alfabetizzazione informatica e dal 2005 si occupa di comunicazione sul Web.

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