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E-commerce americano: un settore concentrato

27 Giugno 2005

E-commerce americano: un settore concentrato

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Nel 2004, il 53,1% del fatturato ricavato online oltre Atlantico è stato realizzato da parte dei primi 100 merchant americani, secondo Internet Retailer

Dieci anni dopo la sua comparsa, l’e-commerce oltre Atlantico è già un universo molto concentrato: sono i primi 100 vendor che hanno realizzato il 53,1% del fatturato (cioè 35 miliardi di dollari) generato da questo settore nel 2004. Un risultato che non ha nulla da invidiare alla grande distribuzione. Infatti, nello stesso periodo, i primi 100 gruppi di grande distribuzione americani rappresentavano il 63% della totalità del commercio al dettaglio realizzato oltre Atlantico. È stato necessario, in definitiva,molto poco tempo al commercio elettronico per seguire la stessa dinamica del commercio di dettaglio.

Dieci anni più tardi, il settore e-commerce è comunque sempre predominato da un pure player: Amazon.com. Anche se i marchi presenti nel commercio tradizionale come Dell, Office Depot o anche Staples, fanno la loro bella figura all’interno di quest’albo d’onore. Sono infatti piazzati in posizioni dominanti: le grosse catene hanno realizzato il 38,9% delle vendite online nel 2004, VADistes il 15,2%, mentre i pure players rappresentano il 27,2% delle vendite in Rete. Il restante 18,8% è quindi realizzato dalle marche.

Tuttavia, nessuno di questi marchi tradizionali ha saputo sviluppare un sito con la potenza e il riconoscimento da parte degli internauti di un Amazon.com. Certamente perché questi attori hanno inizialmente diffidato del Web, cercando prima di mettere su Internet il loro “know-how” in materia di marketing diretto, di analizzare quale sarebbe stato l’impatto di questo nuovo media su tutti i loro canali di distribuzione e sul comportamento di consumo dei loro clienti.

Oggi, i prodotti high tech rimangono la categoria di articoli più venduta su Internet con il 28% del mercato, seguiti da vicino dalla grande distribuzione generica (27% delle vendite), per poi arrivare alle forniture d’ufficio (12,5%) e all’abbigliamento (9,2%).

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