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Il traffico ti butta a terra? Volaci sopra

31 Maggio 2005

Il traffico ti butta a terra? Volaci sopra

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Potrebbero passare solo pochi anni prima che l'aereo privato cittadino diventi realtà. Scenari futuribili fanno volare la fantasia

Ah, il 2000.

Appartengo a una generazione che (l’ho già detto) è cresciuta convinta che da grandi avremmo vissuto in città tipo Metropolis (in meglio), nel senso di grattacieli di mille piani che segnano cieli solcati da aeroplani e astronavi private.

Il futuro era nei cieli (e anche in terra le Barbarelle fasciate in tutine di Spandex argentato promettevano bene).

Di qui la mia fascinazione per l’industria aerospaziale, anche per sublimare la frustrazione di fare avanti e indietro su banalissimi Airbus 320, insieme a un centinaio di altri sfigati senza disco volante personale.

Ma forse il sogno non è del tutto morto, e prima che il decennio si chiuda potremo vedere il primo passo: se non la navicella spaziale personale (l’astronave commerciale-turistica come sapete è dietro l’angolo) almeno il realizzarsi del mitico aeroplano cittadino.

La Avcen, azienda aeronautica inglese, è a buon punto per proporre al mercato il Jetpod, un microveivolo dotato di innovative caratteristiche. Costruito in alluminio con fibre composite e motorizzato da due reattori, il Jetpod è in grado di atterrare su piste di soli 300 metri (per decollare gliene bastano 125), lo potreste quindi usare per spostarvi direttamente da Piazza del Duomo al centro di Monza.

Al di là, però, del mero ruolo funzionale, il Jetpod presenta una serie di opportunità per rendere fantasticamente più interessante la nostra vita quotidiana. Tra i suoi punti di forza:

  • disponibilità ben più ampia rispetto ad un aereo di linea e ridotta necessità di addestramento al volo. Questi due fattori, uniti alla buona possibilità di carico ne fanno un eccellente sostituto, in prospettiva, per le auto bomba: aprendo un mercato tutto da scoprire;
  • la necessità (comunque) di un pur basico addestramento al volo, alle regole VFR e di auspicabili upgrade al volo strumentale / IFR, creerebbe un nuovo mercato alle autoscuole, che potrebbero rinnovare ed ampliare il proprio portafoglio prodotti. Con conseguente crescita dei fatturati (e non cominciamo ad ironizzare su possibili futuri brevetti facili, per favore);
  • un analogo effetto positivo di estensione di portafoglio si paleserebbe nel business assicurativo e sul fronte delle revenues statali sulle tasse di possesso, con conseguenti benefici per le casse dello Stato;
  • la riduzione della congestione sulle nostre strade, rigidamente bidimensionali: spostando il traffico nel cielo avremmo un’intera terza dimensione su cui spalmare i veicoli, dando quindi ben più ampi margini di manovra ai conduttori principianti;
  • la creazione di nuove professionalità nelle forze dell’ordine, come la Divisione Deltaplani della Polizia della Strada, incaricata di intercettare e controllare i piloti del sabato sera per controllarne il tasso alcoolico, coadiuvate da Multavelox montati su palloni aerostatici;
  • last but not least, il Jetpod permetterebbe una radicale democratizzazione del Mile High Club, il gruppo informale cui appartengono tutti coloro che hanno avuto rapporti sessuali durante un volo aereo. Facile immaginare il successo di un optional pack composto da autopilota e sedili reclinabili in fibra di carbonio. E le zone di turbolenza aerea potrebbero trasformarsi da seccatura ad interessante valore aggiunto.

Anche se non è pensabile a brevissimo una totale democratizzazione dello spazio aereo (il Jetpod costerà qualcosina meno di un milione di dollari), è comunque possibile che lo vedremo a breve impiegato come taxi aereo, o almeno questa è la direzione in cui sta spingendo fortemente Avcen e il suo braccio consulting Jet Central Limited, incaricata di consigliare i city managers sulla collocazione delle piste metropolitane, gestione del traffico aereo e integrazione del business.

La professionalità dei tassisti nostrani sicuramente potrebbe permettere loro di adattarsi con facilità al nuovo mezzo (immagino sarebbe più complesso in posti come New York, dove una totale verginità rispetto alla topografia cittadina sembra costituire un requisito preferenziale per l’assunzione).

Volando a un’ipotetica velocità di 600 km/h, il tragitto tra i sobborghi e il centro della città sarebbe coperto in 3 o 4 minuti, permettendo un servizio navetta a getto continuo con un’elevata occupazione dei posti e un tale abbattimento dei costi da rendere il passaggio accessibile a moltissimi clienti, che lo potrebbero usare quotidianamente (è stato ipotizzato che si potrebbe arrivare a un prezzo tra i 60 e gli 80 euro per passeggero su un percorso tipo Fiumicino – Piazza del Popolo).

L’improbabile caso di congestione delle vie aeree sarebbe inoltre alleviato dalle possibilità sceniche offerte dal mezzo aeronautico (“…oggi c’è traffico, dottore, per andare da Roma a Ostia conviene che tagliamo dall’Argentario…”).

Possiamo ovviamente aspettarci che i primi clienti per questo tipo di aeromobile saranno i militari, che lo potrebbero individuare come una vera Killing Application; imparando proprio da loro, il marketing di Avcen potrà facilmente aprire nuove possibilità di successo del Jetpod sul mercato civile, includendo nella lista degli accessori una coppia di missili aria-terra (per impressionare i vicini) o razzi aria-aria (risolvendo il problema della vecchietta che si piazza davanti a 250 nodi e non lascia sorpassare).

Appare quindi presumibile che questa possa essere la volta buona che l’aereo cittadino personale si trasformi in realtà, grazie al VQSTOL (Very Quiet Short Take-Off and Landing) di Avcen.

Per gli interessati, segnalo che il Jetpod può essere interpretato come l’ultimo discendente di una famiglia di esperimenti che hanno avuto inizio nel 1917 con il Curtiss Autoplane e l’esponente più noto, 30 anni dopo, con la ConvAIRCAR.

Questo incredibile oggetto, in netto anticipo sui tempi, consisteva in una vetturetta in fibra plastica che poteva essere guidata normalmente (quasi 20 km con un litro di benzina!) dall’ufficio all’aeroporto: una volta giunti sulla pista, bastava attaccare ali e l’elica per arrivare a casa in un attimo.

Il suo momento non era ancora venuto e le sue potenzialità di mercato precipitarono (insieme al prototipo) quando qualcuno si dimenticò di aprire il rubinetto della benzina durante un volo di prova.

In tempi più contemporanei non solo progetti come il Moller M400 o il CarterCopter si sono proposti come la soluzione per portarci in volo nel nuovo millennio, ma anche aziende Svizzere o Indiane si sono candidate a liberalizzare i cieli per tutte le famigliole d’Europa.

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