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Recessione virtuale? Proviamo il Turismo Reale!

25 Maggio 2005

Recessione virtuale? Proviamo il Turismo Reale!

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Una modesta proposta per risollevare il Paese. Attraverso un approccio neotecnologico e neomonarchico

Per una volta mi prendo la libertà di deviare dal tracciato consolidato della rubrica: invece di riportare fatti, esprimere un’opinione e una proposta volta a rilanciare (secondo il mio modesto parere) le sorti del Paese e dell’Economia.

Non è un pensiero originale che il modello attuale dell’economia italiana debba evolvere per affrontare i terribili sconvolgimenti macroeconomici dell’Europa e del mondo. Un approccio differente deve essere perseguito per riguadagnare le posizioni perdute, garantire un ruolo al nostro paese nello scacchiere mondiale e preservare un posto di lavoro ai milioni d’italiani di buona volontà; impedendoci di trasformarci nuovamente in una terra d’emigrazione.

Neotecnologicamente sviluppati

Di conseguenza, il primo punto qualificante della mia proposta (vago e generico al punto di essere scandalosamente populista) è rifocalizzare lo sviluppo dell’economia verso i campi delle nuove tecnologie, dove sfruttare al meglio i brillanti cervelli che abbiamo a disposizione ed evitare di sperperare risorse in settori ormai decotti e con poco futuro.

Il secondo punto della mia proposta è collegato al primo – e ancora non è una novità. Si tratta, infatti, di rifocalizzare anche l’educazione, in modo da permettere una formazione più adeguata alle necessità delle aziende, più attuale. Al contempo più umanistica ma meno teorica, più pratica e contemporanea.

Ma è il terzo punto della mia modesta proposta, quello qualificante e, oserei dire, innovativo.

Ci serve un Re

Ritengo seriamente che l’Italia dovrebbe, per il bene del suo business, cambiare forma di governo e attraverso una radicale riforma, abbandonare il regime Repubblicano per ritornare (prima nel XXI Secolo) ad una forma di stato Monarchico.

Lo, so, una proposta che stupisce. Seguite però il mio ragionamento.

Una delle cardinali risorse del nostro Belpaese è, indubbiamente, il turismo. Risorsa purtroppo mal sfruttata, spesso devastata da incompetenza e pressappochismo, da ignoranza degli operatori e da inevitabile (?) improvvisazione.

In questo, un’operazione di formazione professionale (vedi al punto due) potrebbe permetterci di gestire un po’ meglio il nostro patrimonio. Ma per generare un Reale Valore Aggiunto e far cambiare marcia al settore, ritengo non vi sarebbe nulla di meglio di passare ad una monarchia illuminata. La mia frequentazione del Regno Unito, il mio soggiorno nel regno di Spagna mi hanno da anni convinto in tal senso.

Il turismo Repubblicano non fattura…

Il cambio della guardia a Buckingham Palace attrae ogni anno milioni di turisti, che iniettano denaro nel circuito economico britannico.
Il cambio della guardia al Quirinale genera probabilmente un reddito addizionale pari a zero. Troppo Repubblicano.

Le recenti nozze di Felipe de Borbon y Grecia, Principe de Asturias, con Doña Letizia Ortiz Rocasolano hanno generato in Spagna un indotto turistico, di copertura mediatica e di merchandising dal valore difficilmente stimabile. Analogo ragionamento per le nozze di Carlo e Diana e, in misura peraltro molto minore, per le nozze di Carlo, Episodio II.

Le nozze del figlio dell’attuale capo del Governo Italiano non penso genererebbero per le casse dello Stato reddito sufficiente a sfamare un paramecio. Questo, beninteso, esclusivamente per ragioni sociologiche, relative alla percezione dei potenziali turisti verso un ordinamento costituzionalmente Repubblicano.

Proviamo, allora, a saltare anche noi sul vagone delle Monarchie Costituzionali: mica siamo più scemi degli altri, ci mancherebbe altro non ci riuscissimo a farlo bene; e se siamo all’estero ritenuti, per certi versi, un paese da operetta, ebbene allora facciamola fino in fondo.

Abbiamo il know how e le maestranze. Abbiamo una delle migliori industrie cinematografico-televisive del mondo. Abbiamo i costumisti, abbiamo gli scenografi, gli architetti, gli sceneggiatori. Teniamo in casa queste maestranze, impediamo la fuga dei loro cervelli verso Hollywood.

Abbiamo il savoir faire italiano, la fantasia e lo stellone portafortuna. Una bella monarchia, un insieme di riti, rituali, eventi. E, soprattutto, tanti figli. Matrimoni ben mediatizzabili (ricordo che Doña Letizia Ortiz è un ex giornalista di punta della Televisione Spagnola…).

A seguire divorzi. Tradimenti, scandali, lanci di guanti e duelli alla sciabola, all’alba sulle mura del Castel Sant’Angelo (ricordiamo che saranno disponibili solo pochi posti numerati per un esclusivo pubblico d’intenditori paganti).

Poi uniformi scintillanti, Marce Reali, parate con la cavalleria leggera e sfilate d’archibugieri della Regina, Compleanni dell’Erede e Onomastici della Cognata.

E sopratutto tanto, tanto merchandising. Ferreamente gestito dall’ESPRIRENA (Ente di Stato per la Protezione dell’Immagine Reale della Nazione).

Non resta che passare al Casting

Conoscendo i miei compatrioti, sono convinto che ci basterebbero non più di sei mesi per organizzare tutta la baracca e mettere su un permanent show da far sembrare Las Vegas la filodrammatica del quartiere.
In altri sei mesi potremmo triplicare il numero di voli in arrivo, pieni fino all’orlo di turisti che non intendano perdersi incoronazioni, genetliaci, giuramenti alla bandiera e anniversari della rifondazione monarchica.

Tutto quello che ci manca è sceglierci un Re. Un bel Re nuovo di zecca.
È quindi ora, io dico, di passare al casting.

Da piemontese quale sono (lo dico con un certo dolore), forse non me la sentirei di raccomandare senza esitazioni la famiglia Savoia per il posto. Con tutto il dovuto rispetto, sospetto che il loro passato e gli eventi di cronaca di cui sono stati protagonisti non li pongano in pole position e – cosa ben più grave per il ruolo cui sarebbero delegati – parrebbero non possedere in misura adeguata il physique du role; la scanzonata ma rassicurante regalità contemporanea e la democratica aristocraticità richiesta ad un Monarca trascinatore di masse. Turistiche.

Propongo di conseguenza un appropriato casting, in cui (possibilmente fra le famiglie reali a denominazione d’origine controllata e garantita) si scelga il candidato più adeguato. E mi raccomando, che sia scapolo e non fidanzato, in modo da poterci giocare al massimo le nozze, figliazioni, nipotazioni e funerali nel corso dei lustri a venire. Se è un po’ scavezzacollo, meglio – la lezione del Principato di Monaco ha del buono da far nostro.

Se a qualche purista questo processo di selezione potrebbe far storcere il naso, ricordo che siamo nel mondo moderno, dove comunicazione e show business hanno la preminenza su considerazioni di caratura meno pragmatica quali le linee dinastico-ereditarie. Ricordo anche che esistono precedenti storici, in tempi relativamente recenti, di popoli che si sono scelti un proprio monarca – si veda Svezia, anno 1810, i rappresentanti del popolo e della nobiltà scelgono, come nuovo Re, Bernadotte (ex generale di Napoleone, Maresciallo di Francia e Principe di Ponte Corvo).

Cerchiamoci dunque un Re ed inventiamoci un Turismo Reale, Made in Italy. Questo nuovo stimolo, accoppiato con la proibizione per i cittadini Italiani di assistere agli eventi mediatici Reali o – meglio ancora – con l’abolizione dei periodi di vacanze (fattore notoriamente alla base dell’attuale recessione dell’Economia) costituirebbe un vero turbocompressore a due stadi che porterebbe la nostra Nazione al primo posto nelle economie mondiali.

Coraggio, intonate con me: “Viva il Re, viva il Re, viva il Re, le trombe liete squillano…”.

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