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Sony vuole fare pagare per gli scambi peer-to-peer

23 Febbraio 2005

Sony vuole fare pagare per gli scambi peer-to-peer

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Il gruppo high-tech nipponico sta sviluppando una tecnologia che permetterà di tassare gli scambi online. Ecco un metodo innovativo per trarre vantaggio dal contenuto prodotto dalla società

“Dobbiamo trovare un mezzo per fare entrare del denaro nelle casse della società, anche e soprattutto quando due internauti si scambiano del contenuto digitale”, ha dichiarato il presidente di Sony, Nobuyuki Idei, in occasione di una conferenza stampa. In altre parole, trovare un mezzo per fatturare gli scambi di file tra utenti sulle reti P2P. Scambi che Nobuyuki Idei considera come furto, anche se “non occorre proibire a qualcuno di passare una canzone a un amico, a condizione, però, di potere recuperare denaro a ogni trasferimento”.

Il presidente del gruppo nipponico ha ammesso che la sua società sta sviluppando una tecnologia che permetterà di fatturare gli scambi online. Secondo indiscrezioni circa questa nuova tecnologia, in via generale gli scambi di file resterebbero liberi ma il loro ascolto potrebbe effettuarsi soltanto dopo avere ottenuto una chiave di “decodifica” del file. La messa a punto di questo tipo di tecnologia è, in effetti, uno degli obiettivi del consorzio Coral fondato da gruppi high-tech come Sony, HP e Philips, che mira anche a fare emergere uno standard unico per la gestione dei DRM (Digital Rights Management).

Sony non è, tuttavia, la sola impegnata su questo terreno. Snocap, società realizzata da Shawn Fanning, il creatore di Napster, propone infatti la sua tecnologia di selezione e di fatturazione per le reti P2P. Snocap, che ha già firmato con Universal Music, è in trattative con altri produttori di musica.

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