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Open source: soluzione buona per ogni schieramento politico

12 Luglio 2004

Open source: soluzione buona per ogni schieramento politico

di

Se Bush sceglie Microsoft, Kerry opta per il pinguino e lo stesso fa l'infrastruttura di sicurezza dell'intero Mississippi, grazie a due senatori repubblicani

Il pinguino continua a conquistare spazi e investimenti nel settore privato come pure in quello pubblico. Un trend nient’affatto nuovo, ma che sembra rimanere per lo più al di fuori dei confini statunitensi. Per cui è importante segnalare ogni inversione di tendenza, e comunque casi di decisi ricorsi ai sistemi non-proprietari anche in USA. Stavolta succede che lo Stato del Mississippi ha appena annunciato il completamento della prima fase dell’Automated System Project: infrastruttura mobile basata su Linux che collega le entità statali preposte alla sicurezza pubblica. Un progetto che complessivamente vale 14 milioni di dollari, con finanziamento del Departimento della Homeland Security, ed orchestrato a Washington da due senatori repubblicani. Invece lo schieramento politico opposto, sceglie l’open source per far girare il sito web di John Kerry e del Democratic National Committee, spingendo qualcuno — in maniera forse azzardata — a insistere sulle tendenze ‘liberal’di una parte del mondo high-tech.

Quest’ultima situazione prende avvio dall’operato di David Brunton, 28enne laureatosi ad Harvard e fondatore di Plus Three, azienda di consulenze e marketing legata al giro democratico. Brunton non fa mistero di considerare il software open source come espressione tecnologica del proprio credo politico, tant’è vero che tra i suoi clienti si annoverano le sezioni democratiche di stati quali Ohio e Missouri, oltre a diverse ‘union’, i sindacati di categoria. E, appunto, il sito del candidato anti-Bush, che gira su programmi aperti, da Apache a Linux, mentre altrettanto aperta sono filosofia e gestione dell’attivismo online — che non a caso riprende l’analoga esperienza avviata mesi addietro da Howard Dean, nel suo breve ma fulgido excursus tra i candidati presidenziali. Strategia che si sta rivelando azzeccata, a partire dai ritorni economici: finora John Kerry ha raccolto quasi 60 milioni di dollari via internet, compresi 3 milioni in una sola giornata, la scorsa settimana, record assoluto per ‘fund-raising’ online.

Sembra dunque che la scelta tecnologica poggi su qualche base ideologica, almeno in questo caso, forte del fatto che il modello cooperativo e libero va conquistando anche ampi settori del business USA. “L’etica dell’open source ha pervaso le organizzazioni progressiste,” spiega ancora David Bruton. Rincara la dose James love, direttore dell’ente non-profit Consumer Project on Technology: “È in corso un enorme dibattito ideologico che va ben oltre il software.” La controparte repubblicana si è invece affidata a Windows 2000 per il server web e ad altri pacchetti di sviluppo targati Microsoft. Un confronto che ha portato il New York Times a titolare nei giorni scorsi: “Si riconosce la politica dal software che usano,” riferendosi alle scelte opposte operate dai due siti elettorali.

Ma la titolazione appare un po’ forzata, considerato sia il contenuto dell’articolo assai più omogeneo sia le posizioni dei responsabili di entrambi gli schieramenti, i quali assicurano di aver adottato la scelta migliore in quanto a sicurezza, strumenti di programmazione e procedure. Ancora: Tony Welch, addetto stampa del Democratic National Committee, cade dalle nuvole quando viene a sapere che il software del suo sito è open source, per poi recuperare in extremis: “è la tecnologia giusta al prezzo giusto.” Mentre per Christine Iverson, portavoce della Republican National Committee, “il web è un grande strumento per l’attivismo di base, e probabilmente finora ne abbiamo appena scalfito la superficie.”

Nel frattempo, Linux è il cuore pulsante dell’infrastruttura operativa in corso di attuazione in Mississippi. Un progetto che finora interessa tre contee, per estendersi presto all’intero stato e, così sperano gli ideatori, destinato a fungere da modello per analoghe iniziative a livello nazionale. L’architettura iniziale prevede dei server IBM (uno iSeries 825 e due xSeries 445) che girano su SuSE Linux Enterprise Server, accoppiati con il database IBM DB2 e la Secure Global Desktop Enterprise Edition di Tarantella. Secondo il chief architect Chris Alley, “questa à un’opportunità enorme per Linux… la prima volta che viene usato per coprire le fabbisogna di un intero stato… credo che grazie a Linux si possa risparmiare ovunque possibile.”

Altro punto cruciale, la sicurezza, trattandosi di un progetto legato al nuovo dicastero della Homeland Security. L’infrastruttura collega infatti la polizia, i vigili del fuoco e i servizi medici d’emergenza, oltre all’integrazione di dispacci e dati informatizzati in arrivo da vari uffici. L’ultima fase, prevista in ottobre, metterà in rete i laptop di queste agenzie con i molteplici database coinvolti. Di pari passo con la crescita del sistema, verranno aggiunte le singole giurisdizioni onde formare un’unica fonte d’informazione originaria. Nel complesso, la scelta si allinea con similari migrazioni da Unix verso Linux adottate da intere municipalità cittadine europee — vedi Monaco, in Germania, e Bergen, Norvegia. Ed è ancora più importante perché, appunto, gli Stati Uniti sono decisamente indietro in tal senso. La scelta del Mississippi, nel profondo Sud, a oltre 2.000 miglia dalla Silicon Valley, si pone quindi come una pietra miliare nel nuovo corso per l’approccio delle strutture pubbliche alla questione tecnologica. E, guarda caso, il progetto è andato in porto per la pressione di due senatori repubblicani, Trent Lott e Thad Cochran — a conferma della trasversalità dell’open source, a livello politico, culturale e imprenditoriale.

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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