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Scaricare musica online non danneggia le vendite di Cd. Ma dai!

02 Aprile 2004

Scaricare musica online non danneggia le vendite di Cd. Ma dai!

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Lo avevamo già detto anni fa, adesso una nuova ricerca lo conferma: il P2P incide in modo irrisorio nella crisi di vendite che affligge le case discografiche. Perché allora perseguitare gli utenti dei servizi di file sharing? Semplice: perché le case discografiche non credono (mai) a queste ricerche

L’articolo in questione risale al mese di maggio del 2002 e s’intitolava “Il Peer-To-Peer non minaccia la vendita di Cd“. Se volete, andatevelo a leggere e noterete che, a distanza di quasi quattro anni, la situazione non sembra essere mutata granché: gli utenti della Rete continuano a utilizzare i servizi P2P e la Recording Industry Association of America, sicura che questa sia la causa principale del crollo di vendite di Cd, sta cercando di portare in tribunale più o meno tutti: le società che hanno dato vita a servizi di file sharing, ma anche i privati, i singoli utenti, soprattutto i ragazzini.

L’approccio della RIIA è di tipo “formativo”: punirne uno per educarne cento. E siccome ad abbondare non si sbaglia mai, magari punirne mille per educarne un milione. Il giorno che buona parte degli appassionati di musica dovranno usare una parte consistente delle loro sostanze per indennizzare la RIIA, e non avranno più un euro nemmeno per comprarsi un Cd vergine da masterizzare, le case discografiche forse metteranno la parola fine alla loro crociata.

Ma vaniamo alla nuova ricerca, nella quale si legge che “Lo scambio di file su Internet ha soltanto conseguenze limitate sulle vendite di dischi”. L’affermazione, concisa ed esplicita, viene da Felix Oberholzer-Gee dell’Harvard Business School e da Koleman Strumpf dell’Università del North Carolina-Chapel Hill. I due ricercatori aggiungono: “E anche l’impatto economico è debole. Nella peggiore delle ipotesi sono necessari cinquemila download per annullare la vendita di un solo album”.

Il sindacato che rappresenta l’industria del disco, la Recording Industry Association of America (RIAA), ha subito denunciato le conclusioni dello studio. “Un buon numero di analisti riconosciuti, tra cui Edison Research, Forrester e l’Università del Texas, ha dimostrato le conseguenze negative della condivisione illegale di file sulle vendite di Cd”. In questo caso la dichiarazione viene da Amy Weiss, portavoce della RIAA.

Chi ha ragione tra i due contendenti? Felix Oberholzer-Gee e Koleman Strumpf hanno raccolto i dati dei download effettuati tra settembre e dicembre 2002 su due server OpenNap. Hanno riscontrato 1,75 milioni di download totali, riferiti a utenti americani, e hanno comparato le canzoni interessate con le vendite settimanali degli album sui quali apparivano. “Mentre i download sono realizzati su vasta scala, la maggior parte degli utenti è costituita soprattutto da individui che non avrebbero mai comprato l’album, anche se i sistemi di scambio non esistessero”, hanno concluso i ricercatori.

Le case discografiche, invece, hanno attribuito il declino delle vendite di Cd ai servizi P2P come Kazaa e, un tempo, Napster. La settimana scorsa la RIAA ha dato il via a più di 500 procedure in giudizio contro utenti accusati di violazione del diritto d’autore. Stan Liebowitz dell’Università del Texas ha pubblicato, l’estate scorsa, uno studio che mostra l’impatto negativo del download illegale, ma nel quale si precisa anche che questo impatto è difficile da quantificare (sic!).

Quello che è facile da quantificare, invece, è il prezzo dei Cd, vergognosamente alto. Quelli degli artisti più noti costano quanto un Dvd e sinceramente troppo per le tasche di molte persone, soprattutto dei giovani. Quello che è facile quantificare sono i guadagni degli artisti più famosi, francamente inaccettabili se si considera che molti di loro non sono quasi in grado di sostenere un performance dal vivo. Quello che è facile quantificare è il numero di masterizzatori installati nei Pc, sistemi certo più efficaci del P2P per creare una copia a basso costo e di buona qualità. Quello che è facile quantificare è la quantità di Cd piratati venduti ogni giorno lungo i marciapiedi o nei mercatini di mezzo mondo. Quello che è facile quantificare è il grado di miopia della RIIA che avendo di fronte una miriade di problemi ha deciso di risolvere quello meno grave e cioè il file sharing. E ha deciso di farlo nel modo peggiore: portando in tribunale i singoli cittadini.

Infine, quello che è facile quantificare è il numero di Cd “Copy Controlled” che non sono riproducibili con tutti gli impianti Hi-Fi. Non stiamo parlando di copia personale (che pur è un diritto), ma della possibilità, ad esempio, di ascoltare l’ultimo Cd di Van Morrison “What`s Wrong With This Picture”, con la propria autoradio. Quella della mia auto lo risputa fuori dopo averlo fatto girare vanamente per un minuto. Avendo constatato l’impossibilità di farglielo riprodurre e dopo aver proferito parole che qui non posso ripetere, mi sono dovuto rassegnare a una soluzione di ripiego: scaricare le tracce di questo bellissimo disco (protetto contro la copia e contro la mia autoradio) da Kazaa e mi masterizzare un Cd da poter ascoltare anche con la mia autoradio. Sperando che la RIIA non lo venga a sapere!

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