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Dischi rigidi cifrati, soluzioni a confronto

24 Marzo 2004

Dischi rigidi cifrati, soluzioni a confronto

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Col diffondersi dei laptop e dei virus spioni, cresce la preoccupazione che qualcuno possa sottrarci i nostri dati riservati tramite il furto o l'aggressione informatica. La cifratura è una buona difesa anche contro i curiosi d'ogni sorta: ma è necessario prima di tutto rendersi conto che tutti, in realtà, abbiamo dati privati da tutelare

Chiedetelo a sir Paul McCartney: lui ne sa qualcosa. Nel 2000 un computer della Morgan Grenfell Asset Management, società che curava i suoi interessi economici, finì nel circuito dei PC di seconda mano senza essere azzerato. Un tecnico curioso diede una sfogliata al disco rigido e vi trovò in bella mostra un centinaio di file che dettagliavano le sue abbondanti transazioni finanziarie, oltre a quelle di un’associazione benefica e di una duchessa. Imbarazzante.

Ancora più imbarazzante è la figura rimediata dai servizi segreti britannici, i cui computer portatili contenenti segreti militari hanno una stupefacente tendenza ad andarsene a spasso da soli. Non è merito di uno dei soliti gadget di Q: il Ministero della Difesa di Sua Maestà (e di sir Paul) ammette che dal 1997 al 2001 ne andarono persi ben 205. Dico duecentocinque. Alcuni furono rubati, ma la maggior parte fu semplicemente smarrita, dimenticata sui mezzi pubblici o addirittura, in un caso, abbandonata in un bar da un’agente troppo ubriaca per ricordarsi di avere con sé un laptop targato MI6.

Cantanti miliardari e caricature di James Bond hanno ovvie ragioni per avere a cuore la riservatezza dei propri dati; meno ovvie sono le ragioni per cui anche noi, comuni mortali, abbiamo sul PC informazioni che è meglio non farsi sottrarre o far trovare. A molti verranno in mente la propria collezione di pornografia o la contabilità in nero, ma sono sicuro che fra chi legge queste righe ci sono molti altri che stanno facendo spallucce e pensando “tanto io sul computer non ho niente di riservato”.

Tutti abbiamo segreti

Beata illusione. Nel vostro PC c’è la corrispondenza personale: davvero non avete mai scritto un e-mail che non vorreste sbandierato ai quattro venti? Non avete mai scritto niente di indelicato o offensivo? Gli MP3 che avete nel computer sono tutti ma proprio tutti legali? Le password che usate per accedere alla vostra casella di posta, alla vostra banca e ai siti di shopping telematico dove sono? Memorizzate nel PC, ovviamente, dove sono facilmente decifrabili da chiunque riesca a mettere le mani sul computer.

I laptop si rubano bene, e anche i PC fissi fanno gola ai ladri; in più ci sono i virus/worm che “zombificano” il computer installandogli una backdoor, una “porta sul retro” attraverso la quale i malintenzionati possono entrare e uscire a loro piacimento e leggerne il contenuto. È con sistemi come questo che si effettuano i cosiddetti “furti d’identità”, crimine informatico in rapida espansione. Con nome, cognome, indirizzo e numero di conto corrente di una persona si fanno miracoli, in certi paesi (e non mi riferisco al Terzo Mondo).

Non è finita: che fine fanno i computer aziendali dismessi? Vengono cancellati prima della rottamazione? Non molto spesso, a giudicare dalle testimonianze che ho raccolto e da alcune esperienze personali. Così i dati della vostra salute, custoditi nei PC delle ASL, finiscono in mani ignote. Che bello.

Insomma, il bisogno di proteggere il contenuto del computer da occhi ostili o troppo curiosi è assai più diffuso di quel che può sembrare. La soluzione ovvia a quest’esigenza è cifrare i dati in modo che siano illeggibili anche se finiscono in mani sbagliate. Il problema è che proteggere con una password ogni singolo file o e-mail è impraticabile. È a questo punto che entrano in gioco i programmi che creano intere partizioni cifrate, ben più agevoli da gestire.

La cassaforte digitale

Una partizione cifrata è una porzione del disco rigido scritta in modo tale che qualunque cosa vi mettiate dentro viene cifrata al volo e decifrata in modo altrettanto trasparente quando occorre consultarla. In pratica la partizione cifrata è come una cassaforte: un guscio robusto che racchiude i dati delicati. Solo chi conosce la combinazione può aprirla e avere accesso al suo contenuto. Si digita una sola volta la password per aprirla, si lavora con il suo contenuto esattamente come se si trattasse di normali file, e a lavoro finito la partizione-cassaforte si “richiude” automaticamente.

Alcuni sistemi operativi includono l’opzione di creare direttamente partizioni cifrate. Per esempio, quelle offerte da Linux sono molto robuste e quasi sempre gratuite, ma essendo Linux poco diffuso nei PC degli utenti finali, non sono adatte alla situazione della gran parte degli utenti. Ci vogliono soluzioni adatte per il monopolista di fatto, ossia Windows.

Conviene sgomberare subito il campo dalle soluzioni di cifratura dei singoli file integrate nel filesystem NTFS di Windows XP/2000: sono disponibili in Rete sia spiegazioni tecniche, sia utility a pagamento per scavalcarle in poco tempo. Lo stesso vale per le cifrature incluse in WinZip o Microsoft Office, che pure paiono aver goduto di una inopportuna popolarità nel settore lattiero-caseario.

Per le vecchie versioni di Windows, come per esempio Windows 98, si trovano ancora utility gratuite come Scramdisk. Chi usa i sistemi operativi Microsoft più recenti deve invece ricorrere a software prodotto da terzi e non gratuito. Ho collaudato per voi tre dei più diffusi prodotti del settore, disponibili a prezzi abbordabili anche per l’utente ordinario e ragionevolmente facili da usare. Purtroppo tutti e tre sono disponibili soltanto in inglese.

Drivecrypt, e i segreti spariscono

Una volta superato l’ostacolo della lingua, comune ai tre programmi testati, e quello di un sito per nulla aggiornato e contenente informazioni incoerenti (prerogativa di Drivecrypt), questo programma si rivela uno dei più versatili della categoria. Scaricabile in versione demo con cifratura “debole” per trenta giorni e acquistabile a poco meno di 52 euro, Drivecrypt 4.10 offre la possibilità di creare sia un “contenitore” cifrato (un unico grande file contenente tutti i file da proteggere, che viene visto come unità disco virtuale), sia una partizione interamente cifrata.

Drivecrypt è decisamente adatto ai veri paranoici. Uno dei punti deboli di ogni sistema di cifratura è che chiunque ispezioni un computer contenente dati cifrati si accorge rapidamente della loro presenza (“ehi, cos’è quel file enorme?”) e poi trova qualche metodo altamente persuasivo per indurvi a rivelare la password di accesso. Sono quindi chiaramente preferibili i programmi che consentono di non far neppure notare la presenza di dati cifrati, secondo una tecnica nota come steganografia.

Drivecrypt, per esempio, consente di nascondere dati all’interno di file audio (ma non all’interno di immagini porno, come farebbe Al-Qaeda secondo una celebre leggenda metropolitana), e offre piccole finezze come la possibilità di cambiare il nome del file eseguibile del programma in modo da occultarne la presenza.

Un’altra opzione steganografica simpatica è la creazione di “contenitori invisibili”: in pratica, potete creare un file-contenitore cifrato che contiene dati-civetta e all’interno del quale create un altro contenitore, che risulta invisibile anche quando il primo contenitore viene aperto; è questo secondo contenitore a custodire i veri dati da proteggere. In questo modo, potete “confessare” (magari dopo opportuna resistenza simulata) la password del primo contenitore al vostro inquisitore, che troverà così i dati-civetta e penserà di aver completato la propria missione, senza accorgersi che i dati veri sono altrove (e ancora protetti da un’ulteriore password).

BestCrypt, soluzione Linux e Windows

Per chi è leggermente meno bisognoso di blindatura e ha invece necessità di condividere file cifrati fra sistemi operativi differenti, in particolare fra Windows e Linux, c’è BestCrypt. Disponibile in versione demo e acquistabile a 85 euro, non offre la cifratura delle partizioni ma soltanto quella di file-contenitori, visti come dischi virtuali. Anche la steganografia non è prevista. In compenso offre varie utility di pulizia dello swapfile e dello spazio non occupato su disco, dove si concentra spesso il lavoro degli esperti di intrusione perché è lì che i programmi depositano copie temporanee non cifrate dei dati. Anche gli altri programmi dispongono di funzioni simili, ma quelle di BestCrypt sono più versatili e sofisticate.

L’uso esclusivo di file-contenitori può sembrare una limitazione, ma è un approccio che consente a BestCrypt di essere multipiattaforma: un file-contenitore cifrato con BestCrypt sotto Windows è utilizzabile sotto Linux e viceversa, ed è facile creare contenitori cifrati anche su supporti rimovibili come CD e DVD. I contenitori cifrati sono inoltre facilmente trasferibili da un disco a un altro o fra computer diversi. Il programma supporta tutte le versioni di Windows dalla 95 in poi.

PGP, ritorna il mitico Phil per Mac e Win

PGP è uno dei capisaldi della cifratura online. È costato a Phil Zimmerman tre anni di magagne giudiziarie, perché per molto tempo è stato considerato troppo robusto (l’algoritmo di cifratura, non Phil) da lasciar circolare liberamente fuori dagli Stati Uniti, come avvenne quando Phil lo offrì gratuitamente via Internet. Ma i tempi son cambiati, e ora Phil si gode la rivincita: il suo programma è liberamente acquistabile in quasi tutti i paesi.

La versione commerciale per l’utente privato, PGP Personal Desktop, si acquista con cinquanta dollari presso PGP.com oppure direttamente da Phil. Come BestCrypt, PGP Personal Desktop è multipiattaforma, ma con una differenza: gestisce sia Windows, sia Mac.

Il pacchetto include software per la cifratura e l’autenticazione della posta (PGP Mail) oltre che per la cifratura dei singoli file o di file-contenitore (PGP Disk), e si integra con i principali programmi di posta (Outlook/Outlook Express, Eudora, Entourage e Apple Mail). A differenza degli altri due prodotti, PGP Personal Desktop non è disponibile in versione demo, ma la sua parte dedicata alla cifratura dell’e-mail è scaricabile gratuitamente per usi non commerciali. Per via del rapporto prezzo/prestazioni, PGP Personal Desktop si piazza grosso modo a metà strada fra BestCrypt e DriveCrypt. Se cercate una soluzione unica per proteggere sia la posta, sia i dati residenti sul PC, PGP fa al caso vostro.

L’anello debole

Tutti e tre i programmi presentati soddisfano indubbiamente le esigenze di sicurezza dell’utente medio, i cui “nemici” sono semplicemente i colleghi in ufficio o qualche familiare troppo impiccione: la scelta dell’uno o dell’altro dipende quindi principalmente dalle esigenze individuali in fatto di sistemi operativi da supportare o livelli di invisibilità da conseguire. Ma reggerebbero a un tentativo di spionaggio industriale o a un’indagine delle forze dell’ordine?

Ovviamente i venditori giurano di sì, ma non ci si può fidare ciecamente di un’opinione di parte. Allo stesso tempo, gli addetti ai lavori comprensibilmente non si sbottonano sulle proprie effettive capacità d’indagine.

Il dott. Gerardo Costabile, esperto di computer forensics e Iacis Member, ha risposto così alla mia domanda: “La riservatezza dei dati, con o senza strumenti di crittografia, è strettamente legata al fattore umano. L’esperienza insegna che è inutile utilizzare le più sofisticate tecniche, quando poi si sottovaluta la conservazione della password oppure si utilizza la stessa della posta elettronica.”

È insomma abbastanza futile concentrarsi sulla robustezza dei programmi: l’anello debole è di gran lunga l’utente, non un buon programma di cifratura. Il migliore algoritmo di cracking, come si suol dire, è una pistola puntata alla tempia. O per dirla con Bruce Schneier, “se pensate che basti la tecnologia per risolvere i vostri problemi di sicurezza, non capite quali sono i problemi e non conoscete la tecnologia”.

Costabile sottolinea la maggiore efficacia del dissimulare i dati riservati piuttosto che ricorrere a chissà quali supersistemi di cifratura: “spesso è più sicuro un dato apparentemente normale, e mi riferisco alla steganografia, rispetto ad uno blindato in un algoritmo militare”. E aggiunge che di certo i prodotti che cifrano il filesystem, come quelli recensiti qui, sono assai più efficaci di qualsiasi prodotto che cifri i singoli file.

Sulla robustezza di questi programmi anche in caso di tentativi da parte di esperti, Costabile è molto cauto: “In Italia, in ambito universitario, difficilmente si può effettuare un cracking quando la chiave è oltre i 1024 [bit]”.

E le reti neurali e i computer quantistici promettono di superare anche questa barriera. Ma va da sé che nella maggior parte dei casi non si scomoda la scienza estrema: ci sono molti altri modi meno diretti del calcolo per forza bruta per carpire una chiave di decifrazione o altri indizi utili per arrivare ai dati protetti (il social engineering o un discreto keylogger che memorizza tutto quello che viene digitato, per esempio). Per contro, c’è un chiaro rapporto fra importanza dei dati e risorse che vale la pena dedicare alla loro scoperta, per cui non c’è da temere che la possanza quantistica dell’NSA venga scagliata contro chi si scarica da Internet Viuuulentemente mia, a meno che la passione per i film di Abatantuono non si coniughi con il terrorismo.

Per farla breve, qualche decina di euro e un po’ di buon senso vi possono dare una garanzia di riservatezza più che ragionevole e sufficiente per le necessità ordinarie. Se le vostre necessità sono straordinarie, probabilmente più che un programma di cifratura vi serve un avvocato. O uno psicologo.

L'autore

  • Paolo Attivissimo
    Paolo Attivissimo (non è uno pseudonimo) è nato nel 1963 a York, Inghilterra. Ha vissuto a lungo in Italia e ora oscilla per lavoro fra Italia, Lussemburgo e Inghilterra. E' autore di numerosi bestseller Apogeo e editor del sito www.attivissimo.net.

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