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L’insonnia della ragione genera mostri. Anche nell’accessibilità

23 Marzo 2004

L’insonnia della ragione genera mostri. Anche nell’accessibilità

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Il rumore che la legge Stanca ha suscitato per l'accessibilità, parole e disciplina fino a pochi mesi fa relegata ad ambienti detti di nicchia, porta oggi a un panorama pieno di confusione e di rincorse in cui, spesso, anche il paradosso di Zenone della tartaruga che batte sulla distanza Achille piè veloce si tramuta in realtà

La rincorsa all’accessibilità ha generato un po’ di confusione su cosa sia un sito accessibile. Un sito accessibile è un sito esteticamente valido, contenutisticamente ampio e approfondito, corredato di applicazioni e servizi utili per gli utenti.

Un sito accessibile, ad una prima e sommaria vista, non ha alcuna differenza macroscopica: ha dei menu, delle immagini, un motore di ricerca, form, colori, scelte grafiche definite esattamente come un qualunque altro sito non accessibile. Le differenze, e ci sono, sono a livello progettuale ed esecutivo e sono profonde, ma l’utente profano non nota alcuna differenza sostanziale, e al massimo apprezza la migliore architettura delle informazioni e la più semplice fruibilità delle dei contenuti.

Vi accorgete forse a prima vista che il sito dell’Università di Bologna è accessibile?

Forse gli addetti ai lavori noteranno alcuni indizi, come l’effetto di evidenziazione dei link selezionati o altri segnali che indicano che dietro c’è stato un lavoro progettuale accurato e, soprattutto, idee chiare.

Non altrettanto si può dire di alcuni siti che vengono lanciati con pomposi comunicati stampa che annunciano entusiasti e gaudenti la nuova versione accessibile del proprio sito. La delusione degli utenti che ci cliccano speranzosi è immediata.

Non si tratta di siti accessibili ma di versioni testuali del sito, ovvero di pagine generalmente bianche con testo nero, senza grafica, senza immagini, senza appeal, senza applicazioni, senza form. Si tratta di una versione ridotta e scarna del sito originale, lontana e diversa dal concetto di accessibilità.

La versione testuale fondamentalmente è il modo banale per evitare di affrontare i problemi, un modo posticcio e frettoloso di far tacere coscienze ed eventuali lamentele. Ma non è mettendo le mani avanti che si crea una cultura dell’accessibilità matura e consapevole.

Un sito accessibile, o la versione accessibile di un sito, deve essere contenutisticamente equivalente al sito originale, questo significa che navigare sull’una o sull’altra versione non deve penalizzare in alcun modo gli utenti e deve mettere tutti i cittadini, indipendentemente dalla versione del sito consultata o dalle tecnologie utilizzate, nelle stesse condizioni di interazione, informazione e servizio.

Molte delle versioni testuali che vengono propagandante come versioni accessibili sono invece solo spicci ed approssimativi riassunti dell’ampio e ben più ricco sito originale, discriminando e stigmatizzando cosi gli utenti che scelgono o sono costretti ad avvalersi della versione impropriamente definita accessibile.

Ma stiamo attenti a non creare confusione, in questo momento è invece importante costruire insieme una cultura dell’accessibilità.

Le 14 linee guida del WAI/W3C non raccomandano di evitare i problemi, ma affrontano le criticità maggiori dando soluzioni e strumenti tecnici alternativi validi ed efficaci in grado di generare e proporre prodotti editoriali accessibili, esteticamente validi e funzionali. Le Web Content Accessibility Guidelines abbracciano tutte le macro-criticità, spiegando come migliorare le immagini, la comunicazione, gli elementi multimediali e come rendere il proprio sito esteticamente attraente mantenendo prioritaria la funzionalità.

Non confondiamo quindi una versione testuale con una versione accessibile, sono concetti profondamente diversi e che presuppongono atteggiamenti mentali estremamente differenti. In questa fase è importante capire le differenze e valorizzare le reali esperienze di accessibilità, anche se purtroppo l’abuso di questo termine è una cattiva conseguenza dell’ancora diffusa confusione.

È solo dalla capacità creativa degli sviluppatori e dei progettisti che hanno compreso ed assimilato correttamente le linee guida che potrà nascere un Web universale, come lo stesso Tim Barners Lee scrisse, a disposizione di tutti gli utenti. L’accessibilità non significa tornare indietro a pagine scarne e piatte, ma significa sviluppare assoggettando la creatività e la grafica a criteri spiccatamente funzionali. Uno sforzo in più. Per andare avanti e far crescere il Web.

Per approfondire: sito Internet Accessibile.net

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