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Conoscenza a pagamento: verso l’economicità dei contenuti Web

26 Maggio 2003

Conoscenza a pagamento: verso l’economicità dei contenuti Web

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Quello dei contenuti a pagamento è un tema di discussione che attirerà l'attenzione di molti soggetti, anche in Italia

Dopo aver coinvolto a tal punto gli Americani da far nascere siti dedicati esclusivamente all’argomento (ad esempio Paid) e newsletter giornalistiche che ne seguono giorno per giorno l’evoluzione (E-media Tidbits), quello dei contenuti a pagamento è un tema di discussione che attirerà l’attenzione di molti soggetti, anche in Italia.

La diatriba fondamentale è legata alla classica domanda: pagare o meno i contenuti e quindi, essenzialmente, le informazioni, che troviamo navigando nei siti Web? Poiché nel mondo reale, dal quotidiano alla rivista di cucina, non ci stupiamo di effettuare un pagamento per ricevere ricette o notizie di giornata, la domanda più appropriata dovrebbe essere: perché su Internet non dovremmo pagare neanche un centesimo per leggere tutto quello che vogliamo?

La risposta più convincente è legata alla facilità nel reperire le informazioni. Le notizie generali sono quelle che si adattano meglio a questa considerazione: un portale per generare traffico deve avere una sezione con le news aggiornate, qualsiasi sito personale o aziendale può riportare cronache e fatti e molti weblog offrono opinioni e considerazioni sugli argomenti che stampa e tv mettono all’ordine del giorno.

Il web ha avvicinato informazione e pubblico, e mentre aumenta il numero delle figure attive nel processo di diffusione del messaggio, contemporaneamente cadono le distanze e i tempi che in passato erano necessari per raggiungere e assimilare fonti diverse. Inoltre, le informazioni possono essere duplicate e riportate praticamente a costo zero e senza alcuna possibilità di controllo. Così è nata la Rete, e sarei decisamente contrario ad una crociata che in nome del copyright riuscisse ad imporre controlli costanti su quello che facciamo e diciamo, sulle nostre conversazioni.

Nessuna speranza per chi spende la propria giornata scrivendo, o per le testate giornalistiche online.

Eppure chiunque sarebbe disposto a pagare una piccola cifra, ad esempio un Euro, per una ricerca esaustiva sulla situazione del mercato cui appartiene la sua azienda, per una guida pratica e veloce su come sistemare la connessione ad Internet e configurare le caselle di posta di Outlook, oppure per un breve romanzo di fantascienza o per un pamphlet sulle malattie del miocardio. Ma anche per un riassunto annuale con il meglio dei contenuti di un sito o di una newsletter o per leggere l’approfondimento di un argomento che oggi è all’attenzione di tutti (penso ad un inserto con le tematiche che di solito vengono date per scontate: nessun quotidiano ripeterebbe ogni giorno la storia dello Stato di Israele, ma tante persone potrebbero non ricordarsela più).

Diversi protocolli per transazioni e-commerce minime, sono stati sviluppati dalle aziende e nelle Università americane (Millicent, Netbill) e alcuni siti propongono soluzioni di “micropagamenti”, definendo così gli importi da 0,25 $ a 1 $ (PayStone).

Gli strumenti esistono, forse occorre qualcuno che tasti per primo il terreno e dia l’esempio. È l’unico modo per chi è competente nel proprio campo ed apprezzato per il suo stile, di rendere economici i propri interessi e avere la possibilità di continuare ad occuparsene. In realtà qualcuno lo ha già fatto, inserendo insieme agli e-Book gli e-Docs. Chi poteva essere se non Amazon.com? La strada è aperta.

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