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Respinte le istanze di Danone contro il sito che invitava a boicottarla

15 Maggio 2003

Respinte le istanze di Danone contro il sito che invitava a boicottarla

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La Corte d'Appello di Parigi ha respinto le istanze proposte da Danone contro il sito "jeboycottedanone", in considerazione del valore costituzionale della libertà di espressione. Inoltre, l'utilizzo del logo a scopo caricaturistico non viola il diritto d'autore e non costituisce contraffazione del marchio.

Dopo alcuni anni di contenzioso, sono state respinte tutte le istanze che il Gruppo Danone aveva promosso nei confronti del giornalista francese Olivier Malnuit, creatore del sito “jeboycottedanone”, e di Réseau Voltaire che lo aveva ospitato.

La vicenda ha avuto origine in seguito all’annuncio, diffuso dalla Danone il 4 aprile 2001, dell’intenzione di attuare un piano di licenziamento che avrebbe coinvolto un considerevole numero di dipendenti, in diversi stabilimenti del Gruppo.

Lo stesso giorno dell’annuncio, il giornalista francese Olivier Malnuit aveva registrato il nome di dominio “jeboycottedanone.com” e aveva aperto un sito dedicato al tema “gli esseri umani non sono degli yogurt”.

Il sito invitava il pubblico ad impegnarsi a boicottare una lista di prodotti Danone.

Per contraddistinguere le pagine, il sito aveva utilizzato il logo della Danone, inserendo, al posto del rosso, una striscia di colore nero.

La Danone aveva quindi citato in giudizio, per contraffazione del marchio Olivier Malnuit.

Il Tribunal de grande instance di Parigi, con sentenza del 23 aprile 2001, aveva stabilito che il sito Internet “jeboycottedanone.com” non avrebbe più potuto utilizzare il marchio Danone né all’interno delle sue pagine, né nel proprio nome di dominio, tanto sotto forma di logo, quanto citandolo espressamente.

Il giudice aveva, quindi, concesso 8 giorni a Olivier Malnuit, per provvedere e aveva fissato un’ammenda di 1000 franchi per ogni giorno di ritardo, oltre alla condanna a versare 5000 franchi alla Danone.

Commentando la sentenza, lo stesso avvocato difensore di Malnuit aveva dichiarato che la “strumentalizzazione” del diritto dei marchi costituiva uno strumento efficace per ottenere la chiusura del sito contestato, dal momento che tale diritto, a differenza del diritto d’autore, non riconosce nessuna ipotesi legittima di contraffazione, neppure nel caso della parodia, dell’imitazione o della citazione.

La difesa del sito si basava soprattutto sui risultati dei sondaggi pubblicati su molti quotidiani e largamente favorevoli al boicottaggio, nonché sul legittimo diritto di critica e su un orientamento minoritario della giurisprudenza francese, che ammette, in alcuni casi, la legittimità della parodia del marchio.

Lo stesso giorno della sentenza, Réseau Voltaire – celebre associazione francese che lotta per la difesa della libertà d’espressione – aveva attivato l’indirizzo “jeboycottedanone.net”, dopo che la società 7 Ways, presso la quale era registrato il dominio “jeboycottedanone.com”, aveva deciso di sospendere il sito in attesa della decisione del giudice.

Quindi, anche Réseau Voltaire è stata citata in giudizio dalla Danone, sempre con l’accusa di contraffazione del marchio. La Danone aveva chiesto al Tribunale che venisse disposto il nuovo blocco del sito e che anche l’associazione – così come Olivier Malnuit – venisse condannata a risarcire i danni arrecati.

In questi giorni, la Corte d’Appello di Parigi, riprendendo una linea giurisprudenziale già seguita dal Tribunal de grande instance di Parigi, ha però respinto tutte le istanze della Danone, ritenendo preminente il valore costituzionale della libertà di espressione.

Per la Corte, infatti, nel caso in esame, l’utilizzo del logo Danone nulla ha a che vedere con la violazione del diritto d’autore o con la contraffazione, dato che Réseau Voltaire non promuove, né ha mai promosso, prodotti concorrenti.

Anzi, il modo in cui nel sito è stato utilizzato il logo, non è altro che una manifestazione della libertà di espressione, che è un diritto costituzionalmente garantito, protetto dalle convenzioni internazionali e che non potrà mai essere limitato dal diritto al marchio.

Secondo la Corte d’Appello, inoltre, i siti Internet possono “denunciare sotto la forma che ritengono più appropriata, le conseguenze sociali dei piani di ristrutturazione messi in atto” dalle società. Tale libertà non è assoluta, ma “non può subire che le restrizioni rese necessarie per il rispetto dei diritti altrui”.

Nel caso specifico, i giudici hanno rilevato che il sito, attraverso il nome di dominio e i testi messi online, mostra “chiaramente l’intenzione di denunciare le pratiche occupazionali delle società sotto esame e i rischi per i lavoratori, senza indurre in errore il pubblico circa l’identità degli autori della comunicazione”.

Inoltre, la riproduzione dei loghi della Danone, non era rivolta a promuovere la commercializzazione di beni o servizi, ma costituiva, al contrario, “un uso puramente polemico, estraneo al mondo degli affari”.

Di conseguenza, la Corte d’Appello di Parigi ha rigettato l’azione per contraffazione intentata sulla base dell’art. L. 713-3 del Codice della proprietà intellettuale, ritenendo che Réseau Voltaire e Olivier Malnuit avevano “inserito la loro azione nel quadro di uno stretto esercizio della propria libertà di espressione e nel rispetto dei diritti della società sotto accusa, della quale i prodotti non erano denigrati e che, d’altra parte, nessun rischio di confusione era suscettibile di insorgere nell’animo dei consumatori”.

L'autore

  • Annarita Gili
    Annarita Gili è avvocato civilista. Dal 1995 si dedica allo studio e all’attività professionale relativamente a tutti i settori del Diritto Civile, tra cui il Diritto dell’Informatica, di Internet e delle Nuove tecnologie.

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