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Il Blog più visitato del pianeta

26 Marzo 2003

Il Blog più visitato del pianeta

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Cnn, Abc News, New York Times, Washington Post: sono solo alcuni dei nomi del grande reality show mediatico che sta seguendo gli eventi iracheni. Un piccolo Blog gestito da un iracheno che vive a Baghdad è, però, il più visitato del pianeta, perché?

Il singolo “contro” la globalizzazione?

Mi è venuto sott’occhio, segnalatomi dall’attenta mogliettina che da brava storica vuole farsi un’opinione obiettiva sugli eventi, quello che forse è, in questo momento, il Blog più visitato del pianeta. Si tratta di “Where is Raed?“, un diario personale tenuto da un anonimo cittadino iracheno, un abitante di Baghdad che ha voluto raccontare il suo stato d’animo lungo questi sei mesi che hanno portato alla guerra tra il suo Paese e la coalizione guidata dagli Stati Uniti.

Per chi ancora non si interessasse di Blog, o di Weblog: dicesi Blog un Web site gestito da normali individui, con cadenza periodica, senza alcun fine di lucro, al solo scopo di trasmettere le proprie idee, creare momenti di discussione, farsi belli se necessario. Raccontare i fatti propri, anche se a nessuno gliene frega più di tanto, sparare cose al vento e chissà che qualcuno le trovi interessanti.

C’è chi parla dei suoi fidanzatini, chi discute di politica e chi se la prende con la squadra del cuore che rischia di finire in seconda divisione grazie alla corruzione dei manager. Una specie di “Diario della seconda C”? Anche, ma non solo. A volte può diventare, come a suo tempo il “Diario di Anna Frank”, un piccolo spaccato di vita che nessun opinionista di Rai 2 ci potrebbe mai offrire.

Il diario di Salam Pax

La scoperta di “Where is Read” è venuta dalla lettura di un articolo del “Guardian Online”, il giornale Web, a mio avviso, più obiettivo e mordace (anche se un po’ di parte). Ovviamente, non si tratta di informazione di regime, ma di fonti esterne, non potendo considerare le testate controllate da Saddam come fonti minimamente obiettive.

Salam Pax (ovviamente uno pseudonimo, un nick, entrambe le parole vogliono dire pace) si presenta come un Iracheno che ha studiato all’estero (presumibilmente in Inghilterra), 29 anni, dichiara di aver passato 15 anni all’estero, dove ha imparato l’inglese e il tedesco, lavora in una ditta dove realizza disegni (o progetti) 3D con il software VIZ Modeling, abita a Baghdad, e da sei mesi a questa parte sta tenendo un diario giornaliero sulle ansietà nella capitale Irachena sui fatti, la propaganda, i preparativi, la tensione. Le emozioni della gente normale e le arroganze del regime, dando un colpo al cerchio e uno alla botte, non prendendo una parte politica ben precisa se non quella del popolo, di quelli che nulla hanno da guadagnare né dalla guerra né dal regime, di quelli che, in ogni guerra, sono perdenti fin dall’inizio.

Ovviamente, siccome lo scopo del Blog é quello di creare opinione, Salam Pax riceve molta posta, ed attiva molta discussione intorno alla sua figura e agli eventi che racconta.

Partito come qualsiasi altro Blog che parla di cose banali, di sentimenti, di opinioni (non necessariamente politiche), interessi musicali, ecc.; si è via via trasformato in uno specchio della situazione dell’Iraq assediato da una guerra imminente ed ora sotto il fuoco americano.
Qui trovate l’articolo del Guardian che ne parla:

L’avvocato del diavolo: sindrome di Salgari?

Ma, a prescindere dalle analisi ciniche ed estremamente centrate (a mio parere) che si incontrano sul Blog di Salam Pax, viene spontaneo un dubbio: esiste? Il messaggio ci viene effettivamente da un computer in un’area presumibilmente residenziale della capitale Irachena, oppure… mah!
Legittimazione. Come sempre le opinioni vogliono legittimazione. Quando si parla di qualcosa di sacrosanto, di indiscutibile, si parla di “written in stone”: scritto nella pietra. La stessa opinione, trovandola in un libro edito in 10.000 copie, sicuramente la riterremo più valida di un’altra espressa al bar tra amici o in una discussione di crociccio. Perché? E quanto vale un’opinione Internet? Come verificarla?

Gli storici normalmente ragionano in termini di cross-validation, quando diverse fonti portano alla stessa conclusione, allora si può dire che è vero. La fotografia, specialmente in tempo di Photoshop (a mio parere, da fotografo professionista con 25 anni di mestiere), non vale la pellicola su cui è impressa, dal punto di vista della “verità”. Volete Saddam abbracciato a Bush? Ve lo faccio in una mezz’oretta, garantito al limone che il 90% ci crede, e l’altro 10% non capisce come é stato fatto.

E poi, leggendo Salgari, la Sua Perla di Labuan e le sue Tigri di Mompracem, così reali, con delle avventure e descrizioni così verosimili, viene difficile accettare che lui non si sia mai mosso dal suo appartamento a Torino. Dall’altro lato, la descrizione di Baghdad, così come la descrizione dei fatti viene giudicata, da chi conosce la città, assolutamente attendibile. Il tutto, poi, è iniziato sei mesi fa, quando ancora l’argomento non era così scottante come ora. Tutto, insomma, porta a convalidare il fatto che gli scritti provengono effettivamente dal di dentro, da questo Iraq prima umiliato e prostrato da un dittatore, ora invaso e distrutto dalla più grande potenza mondiale.

Io non voglio commentare politicamente o analizzare storicamente, non ne ho i mezzi. Lascio a chi può esserne interessato la possibilità di farsi un’opinione personale, anche se non riesco a non esprimere indignazione per questa guerra. Inoltre, non è possibile non notare come ormai non esista più – se non nascosta tra le pieghe – quella “controinformazione” che dovrebbe, in una società democratica (!) controbattere le opinioni dei più forti (politicamente, economicamente) oppure offrire risvolti che “altri” si premurano di tenere ben nascosti.

Ve lo posso ben dire io che, vivendo negli Usa, sono letteralmente bombardato di propaganda anche quando, per caso, accendo la TV per cercare una sit-com nella quale rifugiare il mio cervello per una mezz’oretta.

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