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Fate largo, arriva il WiFi!

13 Marzo 2003

Fate largo, arriva il WiFi!

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Monta in USA l'interesse per la Wireless Fidelity, con grossi investimenti e punti d'accesso ovunque -- da Starbucks a McDonald's a tutto il quartiere.

La tecnologia più “hot” del momento? Nessun dubbio: la Wireless Fidelity, meglio nota come Wi-Fi. Fenomeno che va attirando milioni di utenti vecchi e nuovi, grazie anche ad un’ondata di sperimentazioni a vari livelli. Negli Stati Uniti un boom simile non si vedeva dagli anni, ormai lontani, dell’iniziale penetrazione di internet. La quale resta comunque regina del palcoscenico, visto che il tutto concerne l’accesso alle risorse online, senza fili e ultrarapido. Tanto che gli esperti non risparmiano previsioni eclatanti: il WiFi è destinato a cambiare radicalmente le modalità di collegamento a internet — modificandone di conseguenza anche l’utilizzo da parte dei navigatori globali. E secondo il Gartner Group, entro il 2006 avremo qualcosa come 99 milioni di utenti WiFi per 89.000 punti di accesso pubblici sparsi nel mondo.

Già oggi, dai coffee shop agli aeroporti, dagli hotel ai McDonald’s, si moltiplicano gli “hot spot” liberamente disponibili per la connessione via onde radio, e spuntano come funghi i laptop di rigore. È già la norma in circa 2.000 ritrovi della catena Starbucks, mentre pochi giorni fa il gigante dei cheese-burger ha dato l’avvio ad un’analoga iniziativa che entro fine anno dovrebbe coprire oltre 300 locali, offrendo accesso wireless gratuito a chi ordina una certa combinazione di panini e bevande. Una crescita assai più rapida del previsto, che secondo alcuni fonti deve molto alla moltitudine di persone a cui piace sedersi comodamente davanti alla TV usando al contempo il laptop per connessioni iperveloci. Trend che va accoppiato, manco a dirlo, con la possente spinta garantita dai grandi produttori di chip, in testa Intel, lanciatasi alla conquista del promettente settore.

Lo hanno confermato gli stessi dirigenti nel corso in una conferenza stampa durante il recente CeBIT, appuntamento annuale del noto electronic show. “Il nostro obiettivo è rendere pervasivo l’accesso WiFi dal lavoro a casa. Vogliamo spostare il computer dalla scrivania al divano”, ha dichiarato Mike Splinter, responsabile delle vendite e del marketing per Intel. La strategia dell’azienda prevede infatti un piano d’investimenti pari a 150 milioni di dollari, oltre all’ampia diffusione del chip Centrino, che include un ricevitore WiFi e batterie di lunga durata, onde imporlo come standard nei portatili. Né poteva mancare l’apposita Wi-Fi Alliance, ombrello sotto cui operano oltre 200 società del settore, la quale si appresta a lanciare un apposito sito che consente tra l’altro l’immediata individuazione del punto d’accesso più vicino, cercando all’interno di un database che attualmente include oltre 1600 entità tra hotel, aeroporti, ristoranti e locali vari sparsi in 23 paesi diversi.

Tutto bene, dunque? Non proprio. Lo stesso chairman di Wi-Fi Alliance, Dennis Eaton, mette in guardia sui futuri capitomboli e sottolinea i problemi tipici di un’industria ancora giovane: “Proprio come nei primi tempi del mercato dei cellulari, al momento assistiamo a molti tipi di sperimentazione.” Con l’inevitabile dose di confusione e incoerenza, spesso ai danni degli stessi utenti. Ad esempio, le odierne tariffe hanno divari enormi: si va dai 30-70 dollari al mese per accesso illimitato offerto in alcune zone ai 15-20 dollari l’ora di certi alberghi; per non parlare della difficoltà da parte dei vari provider di impostare business model validi. Impossibile anche il “roaming,” ovvero l’uso di un unico fornitore sull’intero territorio nazionale. Ancora, la questione-sicurezza: non è certo un mistero come oggi sia relativamente facile “hack” le connessioni WiFi, mentre si attende l’implementazione di un nuovo standard più robusto, elemento tra l’altro essenziale per attirare ogni settore imprenditoriale. Questioni importanti alle quali si dedica alacremente la Wi-Fi Alliance, la cui priorità rimane comunque quella di rendere uniformi i servizi e le condizioni tariffarie in tutti gli Stati Uniti.

Nel frattempo c’è chi avvia l’utilizzo del WiFi gratuito per i residenti locali. Ci ha pensato la Tech Superpowers, rivenditore Apple dell’area di Boston, in Massachusetts. Il network ad alta velocità qui creato si chiama, NewburyOpen.net, e copre buona parte di Newbury Street, affollata arteria nel cuore della cittadina nota come il Rodeo Drive di Boston. Unica noia per questi navigatori è l’apparizione di un’inserzione pop-up ogni 3-4 ore (ma solo per chi ha una finestra del browser aperta). L’idea è stata del giovane CEO della Tech Superpowers, Michael Oh, alla ricerca di un qualche tipo di esposizione pubblica per farsi largo nel novello mercato del WiFi: “Per noi è un modo per farci conoscere; non potremo mai permetterci un milione di dollari per una pubblicità durante il Super Bowl, e l’iniziativa ha fatto entrare il nome del network in posti dove non avremmo pagato per un’inserzione.”

Per ora, gli otto punti d’accesso alla rete sono dislocati lungo Newbury Street, divisi tra bar, librerie e ristoranti. Già diverse decine gli utenti regolari, che “entrano nei locali aprono i laptop e passano lì il loro tempo libero,” spiega ancora Michael Oh. Al di là dei periodici annunci pubblicitari, non si paga nessuna tariffa o abbonamento né occorre effettuare alcun login. In pratica, il primo esempio di rete WiFi gratuito a livello locale sostenuto da un’azienda commerciale. Iniziativa che trae il massimo vantaggio dalle opzioni tecniche garantite dal wireless internet, e che sembra destinata a riscuotere l’interesse della comunità locale, considerate la facilità d’accesso e i costi contenuti. La messa a punto di ciascun nodo ha richiesto circa 600 dollari, ma senza ulteriori tariffe mensili o spese aggiuntive, poiché il sistema usa la banda inutilizzata della linea T1 di cui sono comunque dotati gli uffici della vicina Tech Superpowers.

Insomma, un impiego più trasparente e sociale delle molteplici potenzialità offerte dal WiFi, seppure con l’aggiunta di qualche fastidio pubblicitario, almeno per ora. Come spiega ancora Michael Oh: “Vogliamo fare in modo che la gente si coinvolga nella comunità locale, così da condividere i propri interessi e applicarli al quartiere in cui vive.”

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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