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Hollywood cerca mercato (legale) online

12 Novembre 2002

Hollywood cerca mercato (legale) online

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Parte Movielink, soprattutto come strumento anti-pirateria, mentre EPIC insiste per la libera circolazione delle idee.

Signori e signore, ecco a voi… Movielink. Dopo tanto clamore e fin troppe chiacchiere, apre oggi online il primo negozio “ufficiale” di video-on-demand. Voluta da cinque maggiori studios di Hollywood (Sony Pictures Entertainment, Universal Studios, Paramount Pictures, Metro-Goldwyn-Mayer, Warner Bros) il progetto mira alla distribuzione legale di film recenti e famosi, anche in quanto arma preferita atta a bloccare scambi P-2-P e pirateria varia. Anzi, esperti e industria ritengono Movielink il primo, valido test su larga scala atto a vagliare le risposte dei consumatori verso un mercato potenzialmente assai ampio, quello relativo al prelievo di film via Internet con annessa visione sul monitor del PC. Riuscirà l’esperimento? Forse si, forse no. In realtà abbondano dubbi e timori a vari livelli, dalle indagini antitrust avviate dal Ministero della Giustizia all’efficacia di simili uscite contro la pirateria. In quest’ambito c’è intanto EPIC (Electronic Privacy Information Center) che interviene contro le lettere inviate recentemente dall’industria discografica ai rettori di college e università affinché monitorino i comportamenti online dei propri studenti. Secondo l’associazione pro cyber-rights, “i college devono evitare di assumere il ruolo di agenti di polizia rispetto alla tecnologia,” soprattutto perché ciò contrasterebbe con gli stessi obiettivi didattici tesi a garantire la libertà di pensiero e la circolazione delle idee.

Rimanendo su quest’ultima notizia, nell’occhio del mirino sono nuovamente le violazioni sul copyright consentite dalla condivisione di file musicali e video tramite il peer-to-peer, violazioni considerate pratica comune in ambito studentesco grazie alle connessioni veloci in loco. Ma è chiaro come giovi a poco o nulla la proposizione di simili contrapposizioni tra le istituzioni accademiche e il fronte pro-copyright, ponendo altresì studenti e membri di facoltà a rischio di pesanti conseguenze legali-repressive. La lettera aperta inviata da EPIC agli stessi istituti sottolinea infatti la necessità di “attente analisi sull’impatto del monitoraggio della rete interna per quanto concerne la privacy e la libertà accademica.” Non solo: tale monitoraggio sui contenuti delle comunicazioni interne “è fondamentalmente incompatibile con la missione delle istituzioni didattiche mirata a stimolare il pensiero critico e l’esplorazione.” La proposta avanzata dalla Recording Industry Association of America, infine, costringerebbe le strutture universitarie a devolvere le già scarse risorse disponibili al controllo di comportamenti illegali, imponendo eventuali interventi repressivi a carico di singoli — qualcosa che “non appare né ragionevole né appropriato per le istituzioni di educazione superiore.”

Nel frattempo, ad arginare la pirateria vera e presunta sono chiamate certe iniziative più smaccatamente commerciali quali Movielink. Il mega-sito offre attualmente circa 170 titoli da prelevare online in cambio di tariffe variabili da 1,99 a 4,99 dollari. Ma già qui non mancano i problemi. I file compressati per RealPlayer o Windows Media Player sono grandi mediamente sui 500 megabyte e richiedono un download di circa un’ora per le connessioni ad alta velocità (almeno 128 kbps, DSL o modem via cavo). Tra i “requisiti minimi” si elencano altresì i sistemi supportati, in pratica il solo Windows (98, ME, 2000, XP), e meglio lanciare Internet Explorer perché Netscape sembra che non riesca neppure a visualizzare la homepage. La qualità delle immagini a tutto schermo dovrebbe equivalere a quella di un comune nastro VHS, ma tende a sgranarsi con i monitor più grandi. Entro le 24 ore successive al download i film possono essere visionati un numero illimitato di volte, per poi auto-cancellarsi. Nel caso il file rimanga chiuso, rimarrà sull’hard drive per un mese. Ovviamente il sistema di crittazione interna ne impedisce la visione su altre macchine, nel caso qualcuno meditasse inoltri via email.

Basterà tutto ciò per stimolare i consumatori online? In realtà quanto sopra già pone precise restrizioni sul bacino d’utenza. E secondo gli analisti di Jupiter Research, se e quando il progetto dovesse decollare, si tratterà comunque di un “mercato assai ridotto…la maggioranza dei film continuerà ad essere seguita tramite i canali tradizionali.” In realtà il senso dell’operazione di Movielink va intesa soprattutto nella decisa occupazione del canale-Internet come chiaro messaggio a prevenzione della pirateria diffusa, e magari in attesa della banda larga per tutti. Una mossa che, vista la rapida ascesa (e caduta) di Napster e affini, non pochi prevedevano spettasse all’industria discografica ancor prima che a quella cinematografica. La quale già vanta opzioni analoghe, tipo il servizio via cavo InDemand e il più quotato CinemaNow, che però offre film via Internet e via cavo senza l’ampiezza dei titoli presenti nel catalogo Movielink, che comprende anche recenti hit quali Beautiful Mind e Harry Potter and the Sorcerer’s Stone. Gli studios di Hollywood prevedono anzi di rendere disponibili sul sito nuovi film dopo circa sei settimane dal loro rilascio su DVD e VHS. Mentre non va dimenticato come Walt Disney stia lavorando a progetti similari, dopo l’abbandono qualche mese fa di Fox Entertainment del piano comune già avviato a causa di possibili problemi legali.

In tal senso, va infine segnalato come lo stesso Movielink è attualmente indagato da parte della divisione antitrust dello stesso Ministero della Giustizia statunitense. Indagini che tuttavia non ne hanno impedito il regolare lancio. “L’azienda è impostata in modo da garantire la competizione,” spiega Jim Ramo, CEO di Movielink. Anche perché sembra che gli studios non daranno a Movielink la licenza esclusiva sui titoli disponibili. Eppure: basterà tutto ciò a garantire un futuro (legale) ai grandi film online?

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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