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Ma allora, Windows XP vende o no?

29 Gennaio 2002

Ma allora, Windows XP vende o no?

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Bill Gates dichiara oltre 7 milioni di copie vendute di Windows XP nei primi due mesi dalla sua introduzione, con ritmi di adozione senza precedenti. CNN e IDC dicono invece che gli utenti stanno adottando XP con molta calma e introducono molto lentamente gli aggiornamenti dei propri sistemi operativi. Anzi, il 15% sta addirittura meditando di mollare i prodotti Microsoft in favore di Unix o Linux a causa dei continui aggiornamenti. Allora, a chi dobbiamo credere?

Benvenuti nel magico mondo della disinformatica, la scienza arcana che si occupa di fornire verità su misura per ogni committente. Sorprendentemente, uno dei principi cardine della disinformatica è non mentire, perché in genere è sufficiente fare dichiarazioni autentiche ma prolisse, confidando nel fatto che il giornalista, compresso dalla fretta e dal poco spazio disponibile, prenderà solo un paio di frasi. L’arte del disinformatico sta proprio nell’indurre il reporter a scegliere “liberamente” proprio le frasi che piaceranno al committente. Vorrei mostrarvi alcune delle tecniche che anche voi potete adottare per eludere i tranelli di quest’oscura arte magica.

Consideriamo ad esempio le cifre di vendita di Windows XP. Due settimane dopo il rilascio ufficiale di XP (25 ottobre 2001), l’ufficio stampa Microsoft riferì in questi termini il discorso inaugurale di Bill Gates al Comdex appena concluso:

In due sole settimane dal lancio mondiale di Windows XP, Microsoft ha già venduto ben 7 milioni di copie di Windows XP, di cui siamo incredibilmente entusiasti” ha dichiarato Gates, riferendosi al numero totale di copie vendute ai fabbricanti di computer e al dettaglio.

Notate l’arte del disinformatico all’opera: la frase che si vuole imprimere nella mente del lettore-giornalista viene citata fra virgolette, mentre la specificazione rivelatrice viene relegata dopo l’inciso. Immancabilmente, l’indomani sui giornali si lesse soltanto che XP aveva venduto sette milioni di copie in due settimane, evocando immagini di orde di fan che assediano i negozi, disposti a qualsiasi sacrificio pur di accaparrarsi una copia del nuovo prodotto Microsoft: esattamente l’effetto desiderato (dovrei anche precisare che in realtà Gates non ha affatto detto quello che gli attribuisce il suo ufficio stampa, almeno stando alla trascrizione ufficiale del suo discorso, ma lasciamo stare).

La realtà è ben diversa, ma non si può dire che Microsoft l’abbia nascosta: l’ufficio stampa ha infatti specificato chiaramente che si tratta del totale delle copie vendute ai fabbricanti di computer (quelle preinstallate sui nuovi PC, insomma) e di quelle al dettaglio. Se questo dettaglio non da poco viene omesso, è colpa del giornalista, mica di Microsoft. Semplice, pratico, efficace, e soprattutto a prova di querela.

Per capire come stanno davvero le cose bisognerebbe sapere come sono ripartiti quei sette milioni: e il vostro umile servitore è qui per questo. Scava scava, salta fuori che News.com cita una ricerca di NPD Intelect: le copie di XP vendute al dettaglio sono state 400.000 a ottobre (incluse quelle prenotate) e 250.000 a novembre. A titolo di confronto, le vendite al dettaglio di Windows 98 totalizzarono 580.000 copie nel primo mese e 350.000 nel successivo. Considerato che da allora il numero di utenti di PC nel mondo è aumentato notevolmente e che quindi i clienti potenziali di XP sono ben più numerosi che nel 1998, queste cifre non testimoniano certo un interesse straordinario da parte degli utenti.

Insomma il grosso di quei sette milioni è costituito dalle copie preinstallate. Siccome chi compera oggi un PC nuovo si trova quasi immancabilmente Windows XP preinstallato, quel “ben sette milioni di copie” non significa che sette milioni di utenti hanno chiesto XP; significa che circa seicentomila l’hanno chiesto e i restanti sei milioni e rotti hanno acquistato un PC e si sono trovati con XP preinstallato. Inoltre bisogna tenere conto del fatto che Microsoft considera “venduta” una copia di XP quando la cede al fabbricante di computer, non all’utente finale; di conseguenza, parte di quei sette milioni è costituita da PC non ancora venduti a utenti finali.

Sommando queste considerazioni, sembrerebbe confermato lo scarso entusiasmo degli utenti verso gli aggiornamenti dei prodotti Microsoft, come denunciano CNN e IDG. Ma il fatto che la notizia sia negativa per Microsoft non mi induce ad accettarla più facilmente come autentica.

Infatti bisogna analizzare bene il sondaggio IDG. Innanzi tutto, si basa su un campione ristretto: circa 300 intervistati. Saranno rappresentativi? Chissà. Inoltre questi trecento non sono utenti qualunque, ma sono tutti “IT manager”, ossia responsabili di sistemi informatici in ambito aziendale, e per di più sono tutti già utenti di Windows NT o Windows 2000. In altre parole, un gruppo di utenti estremamente selezionato. Confrontare le loro esigenze ed opinioni con quelle del mercato ben più vasto dei consumatori è come confrontare le pere con le mele. Ma questo salta fuori soltanto se non ci si sofferma al titolo ma si scava nel testo del reportage.

Un’altra cosa che emerge scavando è che quel 15% di utenti pronti a mollare Microsoft in realtà ha soltanto ammesso che “l’esigenza di effettuare continui upgrade [a pagamento] dei sistemi informatici aziendali fornisce un incentivo per passare a sistemi operativi concorrenti, come Linux e Unix”. Orbene, “fornire un incentivo” è un concetto ben più blando che essere pronti alla fuga, come sembrerebbe trasparire dal titolo. È la stessa differenza che c’è fra ammirare gli “incentivi” di una bella donna (o un bell’uomo) e decidere di divorziare per andarvi appresso.

Conclusione: fare scelte basandosi sui sondaggi (non importa se a favore o contrari) e sui risultati di vendita sbandierati dal produttore è una tendenza diffusa ma pericolosa, un effetto gregge (“lo fanno in tanti, sarà giusto farlo”) sul quale i venditori contano per piazzare i propri prodotti. Non è la popolarità di un prodotto a garantirne la validità, e viceversa, un prodotto poco popolare non è necessariamente difettoso: considerazione banale, forse, ma largamente ignorata.

In altre parole, non importa se XP vende tanto o poco: importa soltanto che funzioni e faccia al caso vostro. E questo, naturalmente, non ve lo può dire un sondaggio o un titolo di un articolo; lo potete scoprire soltanto dalle vostre prove personali, dal confronto con altri utenti e dall’esame delle analisi di vulnerabilità che trovate online. Che sono dati di informatica, non slogan da disinformatica.

L'autore

  • Paolo Attivissimo
    Paolo Attivissimo (non è uno pseudonimo) è nato nel 1963 a York, Inghilterra. Ha vissuto a lungo in Italia e ora oscilla per lavoro fra Italia, Lussemburgo e Inghilterra. E' autore di numerosi bestseller Apogeo e editor del sito www.attivissimo.net.

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